Jeffrey sbirciò ancora una volta lo schermo del proprio cellulare – cosa che aveva fatto almeno dieci volte, negli ultimi minuti, mentre stava seduto sul basso muretto che costeggiava la spiaggia, nel punto in cui si trovava lui.
La risacca del mare arrivava alle sue orecchie come una melodia costante e confortante. Un paio di gabbiani volavano nel cielo, anche se si stava lentamente tingendo di sfumature rosate e arancioni, con qualche sbuffo di rosso, viola e blu scuro, mentre il sole lentamente iniziava a tramontare.
C'era ancora abbastanza gente ad affollare Zuma Beach e, nonostante si trovassero agli inizi di ottobre, il bel tempo favoriva la possibilità di godere ancora di giornate calde e piacevoli. Un gruppetto di persone si erano riunite lì, divertendosi a far volare degli aquiloni. Altri approfittavano del vento che accarezzava la superficie dell'acqua, creando onde abbastanza grandi per potersi esercitare nel surf. C'era ancora gente restia a indossare vestiti autunnali, sfoggiando colorati costumi da bagno, magari al fianco di qualcuno più freddoloso che, disteso sopra un telo da mare, si stringeva in un caldo maglioncino.
Jeffrey controllò di nuovo il cellulare e anche quella volta tutto sembrava tacere. In verità aveva da visualizzare decine di notifiche, e-mail, messaggi e aveva persino evitato di rispondere a un paio di telefonate, per non correre il rischio di intasare la linea, nella speranza che qualcuno in particolare si decidesse a cercarlo.
Una volta che Claud, inaspettatamente, aveva risolto la diatriba con Octavia per l'agenzia, Jeffrey si era trovato un unico chiodo fisso: Theo. Nonostante tutto, si sentiva come se il problema con sua madre si fosse risolto troppo facilmente e con tanta velocità da lasciarlo frastornato. La notte continuava a passare le ore sveglio, a fissare il soffitto della propria camera da letto e, senza rendersene conto, stava ancora lì a rimuginare sulla questione come se non si fosse ancora conclusa.
Aveva tentato di carpire informazioni da Claud, di farsi spiegare come era riuscito a rendere inoffensiva Octavia con tanta facilità, ma il giovane sembrava sparito dalla circolazione, lasciando tutti in asso. Persino Morgan era tornato da lui, scusandosi per il casino che aveva combinato. Jeffrey aveva scosso la testa, ma poi si era detto che non poteva colpevolizzarlo per quello che era accaduto a Milano: sapeva quanto Claud potesse risultare persuasivo. Così aveva ripreso Morgan con sé e lo stava persino aiutando a rientrare nelle grazie di Iris, dato che sembrava esserci del tenero, tra i due.
"Da quando sei diventato un Cupido?" si domandò, riponendo il cellulare in tasca. Scosse la testa e si alzò dal muretto; si batté una mano sul petto, lì dove di solito teneva l'astuccio delle sigarette, non sentendo sotto le dita la confortevole sagoma di metallo. Sospirò, ricordandosi che, da un paio di giorni, si era deciso a smettere di fumare, così, di punto in bianco, soltanto per avere qualcosa di diverso sul quale doversi impegnare e concentrare, qualcosa che non fosse il suo lavoro, ma, soprattutto, che non fosse Theo.
Aveva ottenuto scarsi risultati, tuttavia, erano due giorni che non accendeva una sigaretta e quella sera era stato invitato a partecipare a una cena tra amici, lui che pensava di non avere altri che Keith ed Evan, ormai, e invece era stato contattato da Isaac Gonzales, che conosceva dai tempi del college, ma con il quale aveva sempre mantenuto le distanze, senza mai darsi la possibilità di considerarlo un amico. "Come fai con tutti" si rimproverò, perché era vero: Jeffrey aveva imparato sin da ragazzino a diffidare degli altri, tanto che aveva finito per sviluppare tutta una serie di rapporti superficiali, senza mai concedere troppo di sé a nessuno.
"A eccezione di Theo" si disse, mentre attraversava la strada, fermandosi davanti al portoncino bianco incastonato nelle alte mura che circondavano la proprietà di Isaac. "Sicuro l'ha convinto Keith, a invitarmi" pensò. Diede l'ennesima sbirciata al cellulare, senza trovare segni di vita da parte di Theo, maledicendosi per non avergli imposto almeno un limite di tempo entro il quale fornirgli una risposta alla lettera con la quale si era congedato da lui. Perché, nonostante avesse cercato con ogni mezzo a propria disposizione di lasciarlo libero, Jeffrey sapeva di essere diverso da Theo: a lui sarebbe piaciuto avere finalmente una relazione "normale", secondo quelli che erano i canoni più comuni; qualcuno da coccolare, amare, sul quale potere contare; con cui addormentarsi ogni notte nello stesso letto.
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CHOOSE ME
Romance⚠️ SEQUEL DI COMING OUT Jeffrey Major è un uomo tutto d'un pezzo che non ama particolarmente deviare dai propri binari. Tutto quello che ha se l'è costruito da solo con caparbietà e perseveranza, tanto da potersi permettere di soddisfare i suoi pic...