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Dopo gli avvenimenti delle ultime ore, Jeffrey si decise di fare ancora una visita, prima di ripartire e di riprendere con i propri impegni lavorativi.

Aveva ricevuto un paio di messaggi da parte di Iris che lo implorava di tornare da loro. Uno da parte di Morgan che lo aveva messo in allarme riguardo ciò che Claud stava non facendo. Aveva contattato più volte Nate e Lily, ma entrambi non gli avevano risposto.

Era preoccupato per le sorti del suo entourage, ma sapeva di non potersi lasciare alle spalle Los Angeles senza prima avere affrontato il punto cruciale della propria "lista".

Per tale motivo, quella sera, un po' perché vedeva il luogo come un porto sicuro, un po' perché sperava di non trovarsi di fronte a cattive sorprese, recandosi lì, Jeffrey decise di andare al Seraphim, con l'intenzione di parlare con Keith, augurandosi che il giovane fosse ancora il buono amico che lui pensava e gli rivelasse che fine aveva fatto Theo.

Giunse nel locale poco dopo l'apertura, alle dieci e mezza di sera, compiacendosi nel trovare un po' di folla in attesa davanti l'entrata.

"E dire che l'ho reso direttore solo per fargli un favore e toglierlo dal contatto diretto con i clienti, visto quanto lo metteva in imbarazzo intrattenere degli sconosciuti. Eppure... mi sta dando grandi soddisfazioni" pensò con un sorriso e salutò i due buttafuori, qualche conoscente, per poi entrare nel locale.

Si intrattenne poco con coloro che intercettò strada facendo, con i pensieri fissi sull'esigenza e l'ansia di incontrare e sostenere una conversazione con Keith. Aveva paura di venire a conoscenza di cose sul conto di Theo che gli avrebbero fatto comprendere di non potere più nutrire alcuna speranza su di lui, ma d'altro canto sapeva che non sarebbe potuto restare ancora a lungo all'interno di quel limbo d'incertezza. Se Theo aveva deciso di troncare con lui in modo definitivo, Jeffrey preferiva saperlo, smetterla di illudersi, incassare l'ennesimo due di picche e cercare di andare avanti per la propria strada.

Entrò nell'ufficio senza bussare e, per un attimo, ebbe come l'impressione che il mondo intorno a lui si rimpicciolisse, per poi esplodere con violenza in ogni dove, sparpagliando pezzi del suo corpo dappertutto.

-Non è come sembra!- esclamò Keith, pallido in viso e con il cuore in gola.
-Come sembra?- sibilò Jeffrey, senza fiato, notando le mani della ospite del suo direttore iniziare a tremare. Lily arrossì furiosamente e si morse le labbra, rivolse uno sguardo in tralice in direzione di Keith e vide l'altro aprire e richiudere la bocca più volte, probabilmente nel tentativo di dare forma ai propri pensieri confusi, senza riuscirvi.

-Sono qui per te e Theo- disse la donna, balbettando un po'. -Per questo non rispondevo alle tue chiamate... avevo paura di tradirmi- aggiunse e Jeffrey aggrottò la fronte.
-Quindi... non avete architettato un piano complesso per prendervi gioco di me?-
-Cristo!- tuonò Keith, contraendo le mani in due pugni e alzando gli occhi al soffitto, per poi riportare la propria attenzione su di lui. -Mi credi così subdolo? Perché diavolo pensate tutti che io sia in grado di mentire e di costruire piani assurdi per demolire le persone intorno a me? Come siete arrivati a trarre una conclusione di questo tipo sul mio conto?- urlò, tanto forte che le vene del suo collo si ingrossarono.

-Stai parlando di Evan, non di me- ribatté Jeffrey, traendo un profondo respiro, ma subito se ne pentì, nel notare gli occhi dell'altro riempirsi di lacrime. Tentò di cambiare argomento, evitando di rivelargli di essere a conoscenza sin nei dettagli cosa lo faceva stare tanto male. Si conosceva, sapeva che, nel cercare di consolarlo, avrebbe potuto finire per dire qualcosa di troppo, ma credeva anche che fosse compito di Evan rimediare ai propri errori. "Dopo che hai invischiato Keith nelle tue faccende di cuore... che vigliacco che sei, Jeffrey" si disse e corse con una mano a recuperare l'astuccio delle sigarette.

CHOOSE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora