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L'enorme sala era interamente rivestita di pannelli riflettenti. Camminare al suo interno suscitava un certo timore in Theo, che aveva come la sensazione di rischiare di infrangere la superficie vitrea del pavimento soltanto muovendosi, a causa del proprio peso.
Il colore principale dell'ambiente era un blu tanto intenso e scuro da sfumare nel nero, rischiarato da centinaia di luminarie al led che scendevano dal soffitto, dalla forma leggermente allungata; complice l'oscurità forzata dai colori, sembravano tante stelle che colmavano gli occhi di meraviglia. Alcune lampadine avevano forme sferiche, erano un po' di grandi e scendevano più in basso rispetto alle altre, tanto che bastava sollevare una mano per poterle sfiorare e provare il brivido illusorio di poter stringere una stella nel proprio palmo.

Sembrava di muoversi all'interno di una porzione di Universo. Era uno spettacolo struggente, mozzafiato. Theo non aveva mai visto nulla del genere e si trovò incantato a guardarsi intorno, senza prestare particolare attenzione agli altri partecipanti alla serata che lo circondavano.

Una leggera musica era diffusa nell'ambiente: le sue note erano calde e rilassanti, così pacate ed effimere da riuscire ad abbracciare tutto in modo delicato, senza distrarre gli invitati dalle loro conversazioni, senza infastidire, accompagnando la serata con eleganza e rendendo l'insieme di voci come un unico mormorio colmo di armonia.

Theo cercò di aggrapparsi alla musica, tentando di rilassarsi seguendo il suo ritmo. Si sentiva agitato, così emozionato che gli tremavano le ginocchia, nonostante indossasse una delle sue maschere. Aveva deciso che non avrebbe reso la vita facile a Jeffrey, che avrebbe tentato di complicare quel gioco in suo favore, ponendo anche lui delle regole.

Non aveva avvisato l'altro giocatore delle proprie intenzioni, e avrebbe sfruttato a proprio favore quel suo vantaggio: Jeffrey voleva che Theo lo inseguisse in giro per il mondo, ma il giovane era del tutto intenzionato a fare sì che per l'altro non fosse tanto facile individuarlo tra la folla. Ogni volta che, tuttavia, l'uomo sarebbe stato in grado di trovarlo, Theo gli avrebbe concesso una piccola ricompensa.

Quella sera indossava abiti molto eleganti, che gli stringevano sui fianchi e sulle spalle. Le gambe dei pantaloni erano così larghe e di un tessuto tanto impalpabile che provava la spiacevole sensazione di essere nudo; infatti controllava spesso la parte inferiore del proprio corpo, per assicurarsi che non fosse così.

Lo metteva a disagio indossare uno smoking, più della parrucca bionda che celava i suoi veri capelli. Le scarpe gli stringevano dolorosamente i piedi, sciacciandoglieli nella loro rigida forma. Le suole erano tanto nuove e il pavimento così lindo che, a ogni passo, si sentiva accompagnare da fastidiosi suoni prodotti dall'attrito.

Aveva affittato il completo e le scarpe, perciò si guardava intorno cercando di non entrare in contatto con nessuno, timoroso di causare dei possibili danni a ciò che indossava, dato che nulla di tutto quello gli apparteneva e avrebbe dovuto restituirlo il giorno successivo.
Aveva persino tolto lo smalto alle unghie, ma ciò non gli impediva di torturarsele le une con le altre, in quello che nel tempo era diventato un suo tic nervoso.

La sala era piena di persone che chiacchieravano tra di loro, scambiandosi saluti, sorrisi accecanti più di una lampadina direzionata verso gli occhi.

Prima di arrivare lì, Jeffrey, dopo giorni, gli aveva scritto un messaggio. Sbloccare il cellulare e guardare il suo nome sbucare tra le notifiche gli aveva quasi procurato un infarto. Aveva percepito il cuore balzargli in gola e la pelle sulle guance gli si era fatta più calda.

"Ti aspetto sotto le stelle".

Leggendo il messaggio si era sentito travolgere da un'emozione incontenibile, a tratti infantile. Insieme a Lily e Nate avevano scoperto che la struttura che avrebbe ospitato la Fashion Week, a Greenwich Village, era famosa per via delle sue enormi sale, allestite in tanti stili differenti in base all'evento che si apprestavano a ospitare. Al suo interno si trovavano un ristorante, un museo, persino un giardino, degli ambienti riservati ai matrimoni, e un garage totalmente ristrutturato, dove si sarebbero svolte le sfilate degli stilisti più famosi.

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