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-Ma perché mai dovrei darmi alle confidenze con te? Chi sei? Chi ti conosce?- sbottò Evan, aggrottando la fronte, e Titty assunse un atteggiamento di sfida, incrociando le braccia sotto il seno prosperoso, messo in evidenza dalla canottiera dalle bretelle sottili che indossava.

-Ci siamo visti ben due volte, prima di oggi- ribatté lei un istante prima che la voce di Isaac giungesse loro dall'ingresso, mentre invocava il nome del marito.
-Non ammazzatevi mentre vado ad accogliere il mio uomo!- esclamò Bryan e si dileguò velocemente dalla cucina, seguito da Maria.

-Appunto, ci siamo visti solo due volte...- riprese Evan e subito l'altra tornò a interromperlo.
-E tanto mi è bastato, quando sei arrivato, per capire dalla tua espressione che avevi litigato con il tuo Keith!-
L'uomo sbuffò, scompigliandosi i capelli corti e bruni con una mano.
-È vero...- si trovò ad ammettere in un sussurro, troppo provato da quanto era accaduto con il compagno per mettersi a discutere di nuovo e per giunta con una semi-sconosciuta.

Titty, da quanto aveva potuto comprendere Evan, durante i loro precedenti e fugaci incontri, era la migliore amica di Bryan. I due si conoscevano dai tempi della scuola ed erano così uniti che la donna era pure stata testimone di nozze dell'amico.

-Non ho mai visto il tuo Keith in vita mia, ma già mi sta simpatico. Sicuro è un santo! Visto che sta con te- disse Titty, riprendendo a muoversi tra i fornelli con l'intenzione di mettere ordine nel caos che Bryan si era lasciato alle spalle. Evan percepì le rughe sulla fronte farsi più profonde, mentre si faceva cupo in viso, del tutto restio a darle corda e a continuare con lei quella conversazione.

-Eccolo qui!- esclamò Bryan rientrando nella stanza, seguito a ruota da Isaac, così visibilmente stanco da suscitare tenerezza.
-Buonasera a tutti... wow!- disse l'uomo, sorprendersi di trovare tra i suoi ospiti anche Evan. -E tu che ci fai qui?- il veterinario sbuffò e lasciò che fossero gli altri due ad aggiornare il nuovo arrivato, anche perché sembrava che morissero dalla voglia di farlo al posto suo.

-Il solito casinista- borbottò Isaac al termine del resoconto che gli fornirono, sedendosi su uno sgabello posto a ridosso dell'isola della cucina. Si tolse la giacca e allentò la cravatta, mentre Bryan gli trotterellava attorno con un gran sorriso stampato in viso, come se l'uomo fosse la più sfavillante delle luci e lui una falena ammaliata.
-Neanche io riesco più a riconoscermi- soffiò Evan, occupando la seduta accanto all'uomo, mentre Bryan si frapponeva tra di loro, dando una gomitata su un fianco del veterinario, per impedirgli di stare troppo vicino al suo compagno. -Ahio!- esclamò lui e Titty scosse la testa, per poi battersi una mano sulla fronte, con fare melodrammatico.

-Menomale che ci sto io, qui! Voi maschi siete incorreggibili! E dire che tu sei stato proprio quello che ha spinto Isaac a frequentare un posto come il Seraphim- disse rivolgendosi a Bryan, indicando con un dito il diretto interessato.
-Che c'entra...- balbettò il giovane. -Non lo vedo da tutto il giorno, voglio solo stargli più vicino- ribatté lui nel vano tentativo di giustificarsi. Isaac sorrise e gli accarezzò un lato del collo con la punta del naso, inspirando a pieni polmoni il profumo floreale della sua pelle.

Bryan arrossì e si trovò subito a ricambiare quelle coccole, stringendosi alle spalle del compagno, mentre l'altro gli cingeva i fianchi, attirandolo di più a sé in cerca di un bacio.

Evan li fissò per qualche secondo, senza riuscire a celare una certa invidia per quel loro rapporto che percepiva tanto solido e profondo. Gli sarebbe piaciuto avere lo stesso per sé e Keith, ma il suo compagno non sembrava ben disposto a venire incontro alle sue esigenze... "Fermati" si ammonì, "Stai cercando di scaricarti la coscienza. Questo casino è solo colpa tua, Evan, non di Keith".

-Guarda che non abbiamo alcun bisogno del tuo aiuto- sbottò rivolgendosi a Titty, così teso da desiderare ardentemente di potersi sfogare con qualcuno.
La giovane, però, sembrò comprendere immediatamente le sue intenzioni e scosse la testa, lasciandosi accarezzare le spalle dai lunghi capelli neri che le incorniciavano il volto.
-Sono quelli che stanno sempre con le palle dentro una morsa che rifiutano ogni aiuto. Cos'è che vi passa per la testa? È troppo poco virile ammettere di avere bisogno d'aiuto?-
-Tu dovresti saperlo bene, dato che sei lesbica- ribatté Evan e subito si pentì per quella battuta infelice.

CHOOSE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora