Nel cuore pulsante di Beverly Hills, tra ville di lusso e attività commerciali pensate per un pubblico di avventori specifico, si trovava uno dei locali più alla moda di Los Angeles. Il Seraphim, in breve tempo dalla sua apertura, avvenuta proprio a maggio di quell'anno, era diventato un punto di riferimento per uomini di un certo rango a cui interessava passare un paio di ore in compagnia, ma, soprattutto, lontani da occhi indiscreti, mentre erano intenti a lasciarsi sfuggire qualche parolina ambigua, qualche carezza poco innocente con qualcuno del loro stesso sesso.
Il Seraphim era diventato non solo un luogo di ritrovo e pace, ma anche un porto sicuro proprio grazie a Jeffrey Major, il suo proprietario, che si era adoperato affinché il locale brillasse nella legalità e nell'eleganza. I ragazzi del posto, a loro volta, così come il nome stesso lasciava presagire, sembravano tanti angeli che sfoggiavano abiti dal colore bianco e sorrisi seducenti.
Tuttavia, proprio quella sera, una mezza bufera si era abbattuta sul locale, scatenando l'ira del direttore, Keith Coleman, un giovane uomo che aveva la fama di essere un po' stronzo, ma di certo non un tipo iroso, anzi: era facile sorprenderlo a piagnucolare, magari a seguito di una delle sue solite battutacce acide, tormentato dai sensi di colpa. Era un tipo strano, sicuramente, ma ancora più strano era sentirlo litigare con qualcuno con toni tanto alterati, senza curarsi minimamente dei clienti che riempivano la sala principale.
Eppure, chiunque era entrato nel locale, non aveva potuto fare a meno di udire, di tanto in tanto, delle urla provenire dall'ufficio che si trovava nel soppalco della struttura, schermato agli sguardi della sala da una fitta parete di intricati disegni floreali realizzati in ferro battuto. I clienti abituali avevano presto riconosciuto le voci del direttore e del proprietario, che sembravano totalmente presi da una lite.
Amber, banconista al bar del Seraphim, unica donna a lavorare nel locale, nonché braccio destro e amica di Keith, aveva già notato un certo imbarazzo iniziare a serpeggiare tra i clienti e aveva deciso di porre fine al teatrino che avevano messo in scena i due uomini. Per tale motivo posò la bottiglia che teneva tra le mani, scusandosi con uno dei serafini che stava servendo, camminando con passo concitato in direzione del soppalco.
Entrò nell'ufficio spalancando la porta, senza bussare.
-Si può sapere che diavolo succede qui?- domandò allibita, mettendo entrambi gli uomini a tacere.
Le andò incontro proprio Jeffrey, sfoderando un sorriso accecante come una lampadina. Non era un uomo bellissimo, ma era galante e aveva un fascino naturale in grado di mettere in secondo piano tutti i suoi piccoli difetti fisici, facendo in modo che fosse praticamente impossibile non soccombere alla sue magistrali capacità seduttive.Almeno, così si diceva in giro, anche se, proprio in quel momento, al suo fianco si trovava un uomo che era stato in grado di rifiutarlo - persino diverse volte.
Keith Coleman stava seduto sul bordo della scrivania. La sua pelle chiara sembrava essersi ustionata a causa del rossore scaturitogli dalla rabbia; gli occhi blu brillavano tra le lacrime e l'ira, mentre si scostava dalla fronte il ciuffo ribelle dei suoi capelli scuri, che erano tanto scompigliati, in quel momento, che sembrava avessero subito una qualche specie di tortura.Jeffrey sbuffò e tirò fuori dalla tasca interna della giacca l'astuccio di metallo che conteneva le sue sigarette, accendendosene una subito dopo.
-Quest'idiota non vuole saperne di aiutarmi con Theo- disse con stizza, indicando Keith.
-Che cazzo, Jeff! Non ho detto questo!-
-Tu sai dove diavolo è sparito e non vuoi dirmelo!-
-È stato lui a chiedermi di non dirtelo! Vuole stare un po' da solo, chiarirsi le idee...-
-Mi spieghi perché finisco sempre nella rete di un idiota?!-
-Questo è un colpo basso- borbottò Keiht, indispettito, e Amber scosse la testa.
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CHOOSE ME
Romance⚠️ SEQUEL DI COMING OUT Jeffrey Major è un uomo tutto d'un pezzo che non ama particolarmente deviare dai propri binari. Tutto quello che ha se l'è costruito da solo con caparbietà e perseveranza, tanto da potersi permettere di soddisfare i suoi pic...