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La sala del museo era stata allestita di modo da accogliere con l'adeguata maestosità le sfilate delle collezioni degli stilisti. Ai margini erano state collocate delle sedie dal design moderno, che fiancheggiavano i lunghi tappeti rossi che giravano intorno al lucernario a forma di piramide rovesciata. La luce filtrava attraverso la scultura frastagliandosi in ogni dove sottoforma di prismi arcobaleno. Era stato montato un soppalco che si apriva su un angolo della piramide e che conduceva i modelli lungo una scala a chiocciola che girava intorno al lucernario.

L'effetto era strabiliante e ogni abito sembrava arricchirsi di luce mentre coloro che li indossavano si muovevano per la scala, per poi arrivare a toccare con i loro passi - tanto eleganti da sembrare che stessero danzando - il tappeto rosso, dando la possibilità ai partecipanti di ammirare le creazioni degli stilisti da vicino, come se fossero tanti angeli che scendevano sulla Terra per confondersi tra i comuni mortali.

Lily osservava rapita la sfilata, apprezzando più il sapiente lavoro dagli organizzatori che avevano dato vita a tutto quello che gli abiti sfoggiati dai modelli. A suo parere, le creazioni degli stilisti, spogliate della luce e dello scenario mozzafiato della location, risultavano tutti abbastanza eccentrici, oppure troppo sofisticati per i suoi gusti. Di certo non adeguati alla vita che lei conduceva ogni giorno fuori di lì; in parole povere non le apparivano pratici, bensì erano più delle piccole opere d'arte che potevano incontrare il gusto altrui oppure no, ma di certo non erano usufruibili da chiunque nella loro funzione primaria di vestiti.

Al termine delle sfilate degli artisti francesi, Jeffrey comunicò al suo seguito di essere intenzionato ad assistere a quelle degli italiani, che si sarebbero tenute in un'altra sala del museo.

-Credo che sia una perdita di tempo- borbottò Claud, incrociando le braccia sul petto, senza fare nulla per celare la propria espressione annoiata. Si erano concessi una boccata d'aria fuori dalla struttura, per permettere sia a Jeffrey che a Nate di fumare una sigaretta, prima che venissero risucchiati all'interno dell'ennesimo evento in programma.
-Disse quello che ci sta per mandare tutti a fanculo- borbottò Iris con una smorfia e l'altro le rivolse un'occhiataccia, facendola sussultare come se fosse stata appena pugnalata.

-Quello che faccio io della mia vita lavorativa e non, non è affare tuo, Iris- sibilò Claud. -E ti posso assicurare che non riusciresti a entrare nelle grazie degli italiani neanche se aprissi le...-
-Claud!- lo richiamò Jeffrey, impedendogli di terminare la frase. -Non ti permetto di essere tanto offensivo con i miei ragazzi- lo rimproverò, infastidito da quel suo atteggiamento ostile.

Jeffrey non aveva avuto tempo né voglia di rispondersi sul perché l'amico lo avesse seguito fino a Parigi, per di più dopo essere sparito per un giorno intero con Morgan, quando si trovavano ancora a Londra. Tuttavia, in quel momento, non poté fare a meno di domandarsi per quale motivo Claud si trovasse lì, al loro seguito, quando aveva più di una volta ribadito che non avrebbe rinnovato alcun contratto alla fine di quell'inverno, ponendo così fine alla sua carriera di modello.

-Gli italiani hanno un gusto troppo sopraffino per farsi incantare dalla tua Iris. Le basterà aprire bocca per rimanere senza lavoro- disse il giovane, iniziando a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita, con fare assente. Jeffrey scosse la testa e notò il volto di Iris farsi pallido, mentre rivolgeva occhiate furtive in direzione degli altri, probabilmente sentendosi in imbarazzo, proprio a causa delle accuse di Claud. L'uomo sapeva che la sua modella non era una persona in grado di risaltare tra la folla per grazia ed eleganza, e aveva sempre dei modi di fare che apparivano litigiosi e volgari, come se fosse sempre pronta a farsi spazio tra la folla per mezzo di una rissa.

Però era molto bella e Jeffrey era anche convinto che con il tempo si sarebbe ammorbidita, senza contare che nessuno si aspettava che diventasse famosa per le sue capacità comunicative. Era certo che sarebbe stato in grado di assicurarle il futuro che le aveva promesso, nonostante la sua lingua lunga. "Sempre che mia madre non mi cacci via dall'agenzia prima del tempo" pensò con amarezza e scosse la testa, per poi spegnere la sigaretta che aveva consumato nel suo posacenere portatile, invitando Nate a fare lo stesso con la propria.

CHOOSE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora