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Le acque scure del Tamigi a stento riuscivano a riflettere le ombre dei turisti che si affacciavano ad ammirare il panorama che si poteva godere dal Waterloo Bridge, intralciando il frenetico andirivieni degli altri passanti. Il cielo era plumbeo e carico di nuvole: poco prima dell'ora di pranzo aveva persino piovuto, con tanta violenza da rendere impossibile riconoscere alcunché a un palmo dal proprio naso. Il rumore assordante della pioggia scrosciante aveva posto in secondo piano quello del traffico congestionato, predominando su ogni cosa per pochi minuti.

Quando aveva smesso, la pioggia era stata sostituita da quel cielo grigio, che ogni tanto si incupiva ancora di più, lasciando spazio ad altre, scarse goccioline, per poi tornare incerto e minaccioso.

Jeffrey si premurò di spegnere la sigaretta che aveva appena consumato nel posacenere portatile che teneva sempre in tasca e che, a volte, per pigrizia, dimenticava di usare.

Rivolse un lungo sguardo in direzione del maestoso palazzo in stile rinascimentale che si affacciava sul fiume, a ovest del ponte, e che avrebbe ospitato la Settimana della Moda nella sua tappa londinese.

Recuperò il cellulare e compose un messaggio per Theo, allegando anche un file contenente il programma dei successivi giorni. Desiderava che fosse lui a scegliere, quella volta, a quale evento partecipare.
Ricordava il loro fugace incontro a New York e ogni volta si sentiva travolgere da un desiderio cocente e disperato, che non aveva avuto soddisfazione nei pochi minuti che aveva potuto condividere con il suo amante.

Rivederlo dopo giorni gli aveva procurato un brivido di terrore misto a gioia, perché proprio in quel momento si era reso conto dell'intensità con cui Theo gli era mancato, e si era un po' pentito di avere architettato un piano come quello, in giro per il mondo, tra eventi, ritmi frenetici e centinaia di estranei che avrebbero potuto ostacolarlo nel suo desiderio di trascorrere del tempo con lui. Sapeva che quel viaggio sarebbe andato incontro all'entusiasmo del giovane, ma Jeffrey si sentiva già insofferente, costretto in quella follia, soffocato da mille impegni che lo distraevano dall'unica cosa che era in grado di calamitare tutto il suo interesse: Theo.

Una gocciolina di pioggia arrivò a bagnare lo schermo del suo cellulare e l'uomo lo ripose, aprì l'ombrello, iniziando a fare strada verso la sua destinazione. Per quel pomeriggio era previsto un incontro con dei fotografi, al quale lui non sarebbe di certo mancato, dato che sapeva sarebbero stati presenti un paio di artisti su cui puntava, per proporli insieme ad alcuni suoi modelli a degli stilisti con i quali sperava di concludere dei contratti di collaborazione per le successive stagioni, e che sapeva avrebbero preso seriamente in considerazione l'ipotesi di lavorare con lui e i suoi ragazzi soltanto se a immortalarli, tramite lo scatto della macchina fotografica, ci sarebbero stati degli artisti specifici.

Jeffrey era stanco di dovere ricorrere a tutto quello per piazzare i modelli della propria agenzia, anche se sapeva che faceva parte del proprio lavoro - un lavoro che, tra l'altro, lui era consapevole di svolgere molto bene. Tuttavia era ormai arrivato a un livello di insopportazione galattica nei confronti dei capricci a cui doveva sottostare per continuare a essere uno dei migliori nel suo campo.

Entrò nell'edificio percependo dei brividi di freddo, maledicendosi mentalmente per essere uscito dall'albergo in cui alloggiava senza portare il cappotto, soltanto con la giacca del completo, sopra la camicia dal tessuto sottile e impalpabile che indossava.

In quel momento il suo cellulare vibrò, annunciandogli l'arrivo di un messaggio. Gli bastò leggere il nome che spuntò tra le notifiche perché un sorriso gli incurvasse le labbra.

"Sicuro avrà scelto quello della Venice" pensò, consapevole che, tra gli eventi in programma previsti per la Settimana londinese, uno in particolare sarebbe stato perfetto per la nuova regola posta da Theo a quel loro rincorrersi.

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