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Tornai a casa a testa china, mani dentro le calde tasche per il freddo pungente. Il telefono continuava a suonare, io lo ignoravo come gli attori ignorano la musica di sottofondo in un film, ero perso nei miei pensieri, quell'immagine di me e lei nudi nel suo letto non voleva lasciarmi in pace.
Ogni volta che respiravo una nuvola di fumo si formava per poi dissorversi come nulla.

Non tutto dura per sempre.

Pensavo mentre calciavo un sassolito come faceva spesso Tobio.
Perchè l'ho fatto? Perché gliel'ho concesso? Perchè non l'ho fermata? Mi domandavo incurante della risposta che sarebbe arrivata a breve.
Era buio per essere le 5:30 del pomeriggio, non avevo voglia di tornare a casa o di vedere persone, amici... potevo andare da lui ma non ne avevo il coraggio, con quale diritto poi?
Mi davo del codardo, maledissi il giorno in cui gli ho detto 'ti amo', il giorno di quando sono andato ad abbracciarlo invece di rimanere lì, immobile ad osservarlo.
Se non avessi fatto quella domanda, forse, non soffrirebbe così tanto.

Camminavo piano, dei fiocchi di neve avevano iniziato a cadere e i bambini giocavano al parco spensierati e con zero preoccupazioni.
Mi sedetti e osservai la scena che poteva formare un bellissimo dipinto, la luce artificiale dei lampioni illuminava il giardino da dove provenivano urla di gioia e risate, accennai un sorriso per poi guardare il cellurare.

7 chiamate perse da Tobio...sono un fidanzato orribile.

Tobio: Hinata tutto bene? Dove sei? Sei ferito?
Hinata: ...hey...
Tobio: Dove sei?
Hinata: ...in giro...perchè?
Tobio: ti ha fatto uscire? Ho bisogno di vederti, di parlarti!
Hinata: scusa...ma non me la sento...
Tobio: in che senso Hina...?
Hinata: N...non voglio vederti...
Tobio: per colpa di quel bastardo?
Hinata: ...
Tobio: ci sei?
Hinata: s..sai che t-ti amo, vero?
Tobio: Shoyo perchè stai piangendo? Mi fai preoccupare... dove sei?
Hina: al parco...ma non credo tu mi troverai...
Tobio: Sho-

Gli chiusi la chiamata in faccia, non riuscivo a sopportare quella sua dannata voce vellutata che faceva solo con me.
Ero lì per trovare pace, una risposta su chi io fossi...questo perchè mi era piaciuto, lo avrei rifatto altre non so quante volte con lei, ma negavo per sentirmi migliore.
Il tempo passava lento, i secondi sembravano infiniti e i minuti l'eternità, faceva freddo ma non avevo voglia di tornare a casa e dare spiegazioni inutili su dove fosse Yaichi, quindi guardavo quella scena, la solita scena che però cambiava di continuo. Ghignai sperando che tutto ciò si sarebbe risolto in un modo  o nell'altro, sorrisi nel vedere i bambini giocare cin quel tessuto bianco e gli occhi diventarono lucidi quando realizzai che stavo crescendo.
Si. Non lo avevo mai notato ma un giorno avevo anche io 8 anni e mi divertivo con poco, un giorno anche io avevo amici e non sapevo cosa fosse l'amore o il sesso, un giorno pensavo che era la cicogna a portare i bambini alle proprie famiglie...si...un giorno, però, ho iniziato a cambiare, a vedere il mondo con coloti più spenti.
Capisci di essere diventato grande quando inizi a pensare a ciò che ti aspetta il futuro, quando le ansie e le paure non ti fanno dormire la notte e non basta controllare sotto il letto per far passare la paranoia. Capisci di di stare crescendo quando fai cazzate e ne sei consapevole, quando piangi per amore, o quando ammetti di aver sbagliato, perchè quando si è piccoli si ha l'idea che siano gli altri nel torto.

Gli occhi pizzicavano, la gola era diventata secca e mordevo la lingua per trattenere il pianto che sarebbe uscito da li a poco, sbattei le palpebre e una lacrima trasparende si fece spazio sul mio viso morendo poi sulle mie labbra fini.

Salata.

Ormai avevo 16 anni, questa cosa la dovevo ancora realizzare, ma ricordare il mio passato e vedere quanto il tempo passi in fretta mi fa ancora rabbrividire.
La vita è fatta solo di ricordi, belli o brutti che siano ci devono andar bene.
Mi rigiravo il televono sulle mani nude, forse per lo stress, e alcune volte guardavo per pochi secondi il display nero in attesa che squillasse di nuovo.
Da lì non me ne ero ancora andato, era passata mezzora ma non osavo muovermi da quella panchina, forse aspettavo che la sua voce mi risvegliasse dall'incato di quel magnifico ritratto che da pochi minuti era vuoto.

semplicemente noi [Kagehina + Altre Ship]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora