Capitolo 27. Riri.

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[Capitolo 27: Riri.]


Sto cadendo. È così che si muore? Una caduta?

È tutto buio qua, la morte è troppo nera. Non potevo immaginare che esistesse un nero più scuro del reale nero.
Pensavo facesse male, forse lo sta facendo. Eppure...cos'è questa sensazione di tranquillità? Era da tanto che non andavo a dormire mentre sono in pace con me stessa.

Quindi è davvero questa la morte? È davvero un sonno eterno? Questo spiegherebbe la calma.
Ma...ho lasciato tante cose in sospeso di . Voglio ancora esprimere i miei sentimenti alle persone che mi stanno attorno.

Tuttavia sono troppo stanca, non me la sento di frenare la caduta. Anche perché non ce la farei comunque, d'altronde chi sono io per contrastare la morte stessa? Un po' sono felice, però era da tanto che non la desideravo, fa uno strano effetto.

Solo che...i miei genitori? Chissà come si sentiranno. Non ho ancora parlato con mia mamma, non so se mi ha perdonata. Non voglio morire senza che lei mi abbia perdonata.

Quello...quello cos'è? C'è una luce nella morte, ma è lontana, ma si avvicina. Mi fa male agli occhi.

Di chi sono queste mani? Ah...sono mie. Si tendono verso la luce. Forse è questo l'attaccamento alla vita di cui ho letto nei libri. Non pensavo di esserne dipendente.

Ci sono quasi.

Solo un altro po'.

Cassandra, in bilico tra la vita e la morte, era stretta tra le serpi di Selene che per un soffio avevano fermato la sua caduta dal palazzo sopra cui si trovava.

Gli occhi di Selene era fissi su quelli spalancati di Cassandra, scavandole in un animo frantumato, con il disperato tentativo di salvarla dai desideri che aveva sempre tentato di aiutarla a reprimere.

Cassandra fissava Selene in un misto tra lo stupito e il grato, desiderando di essere stretta tra le braccia della guida ancora una volta, aveva paura di cadere per davvero da un momento all'altro, per questo la maga del ghiaccio divenne la sua ancora di salvezza.

Era notte nella parte antica, una triste nube gialla decorava gli spazi, dando un'idea di tumefazione e di disgusto.

Eppure l'immagine delle due ragazze dava un tocco di una bellezza pura in quel luogo marcio.
Cassandra aveva il corpo inclinato all'indietro, con i soli piedi poggiati sul bordo del tetto del palazzo.
Aveva le mani tese in avanti per il vano, quanto incosciente, tentativo di salvarsi dalla morte certa.

Selene, inchiodata sul tetto, aveva serpi bianche come il marmo che fuoriuscivano dai suoi capelli argentei, creando una rete per frenare una possibile caduta dell'alunna, mentre le stringeva saldamento il braccio. I suoi occhi cristallini riacquisivano sempre più il loro naturale colore, mentre un sorriso scaltro le adornava il viso.

La sua espressione, tuttavia, smascherava quel tentativo di mostrarsi orgogliosa, mettendo a nudo la paura e la preoccupazione che aveva provato.

«Selene», sussurrò Cassandra e con uno scatto la guida rialzò l'allieva, abbracciandola come non aveva mai fatto.

Cassandra, nonostante fosse sorpresa, ricambiò la stretta di Selene e sospirò, sentendosi una fatica terribile addosso.
Era felice di essere tra le braccia della maga del ghiaccio, che dopo quei ricordi passati, fosse stata Selene a salvarla dai soliti casini. Tra i suoi bianchi capelli le sussurrò le più sentite scuse per come l'aveva tratta dal duello in poi.

Dunque Selene strinse il viso di Cassandra, passò i pollici sotto gli occhi e sugli zigomi accennati, poi sorrise e il cuore della figlia della Terra perse un battito, arrossendole le gote.
«Sono così sollevata», le disse abbracciandola di nuovo.

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