Capitolo 12. Piccoli errori.

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[Capitolo 12: Piccoli errori.]

Amir provò a testare la sopportazione al solletico di Cassandra, pensando che quello fosse un buon modo per ritrovare il riso svanito in seguito ai diversi eventi. «Che cliché», disse lei divertita. «Mi dispiace deluderti, ma non lo soffro molto», affermò successivamente, continuando a mettersi dietro diversi alberi e spiandolo mentre la inseguiva. «Ora vedremo!», rispose lui, mentre la ragazza scappava dalle sue grinfie, in una felicità che riteneva non si meritasse. «Se non lo soffri, perché scappi?», la provocò, consapevole che pure Cassandra avesse lo stesso orgoglio demoniaco di Selene. «Boh!», rispose scherzosamente, tentando di nascondersi dietro un grande albero.
«È inutile che tu ti nasconda, devo ricordarti che la mia magia è in perfetta sintonia con la natura?», affermò, mentre Cassandra tentava di trattenere il respiro per non farsi sentire. Lei, però, era una principiante, un'allieva inseguita dal maestro.
«E sono anche più veloce», le sussurrò all'orecchio facendola sobbalzare.
Lei scoppiò in una fragorosa risata, che Amir trovò la cosa più bella in mezzo alle querce rosse. «Presa», affermò provando a farle il solletico, tentando di non farsi incantare dalla bellezza di una Cassandra spensierata.

Il primo errore fu anche solo sfiorarla, perché lei, involontariamente, gli tirò uno schiaffo. «Oddio scusa», esclamò la ragazza, non riuscendo a interrompere le risate. In segno di vendetta, le si avvicinò nuovamente.

Il secondo errore fu il bloccarla contro un albero per provare a solleticarla, poiché lei sollevò un ginocchio colpendolo. «Non volevo, lo giuro», affermò Cassandra, nuovamente, mentre Amir stringeva il labbro inferiore tra i denti per trattenere o controllare il dolore.

Il terzo errore fu il silenzio. La felicità della ragazza morì, l'aria tormentata e malinconica le adombrò il volto dove un po' di mascara era colato e le accerchiava gli occhi con un sottile tratto, non rendendo giustizia alla sua bellezza. Quel breve attimo venne spazzato via dal venticello che le sfiorava le guance e su cui si adagiavano piccole ciocche dei suoi capelli. Osservò Amir e lui ricambiò il suo sguardo, mentre il dolore veniva ignorato.
Cassandra avrebbe voluto annullare la distanza, non voleva negare il fatto che aveva iniziato a coltivare sentimenti per il ragazzo, tuttavia la paura di non essere ricambiata la tratteneva inchiodata a quella quercia rossa, in attesa che fosse lui a farsi avanti. Passò gli occhi lungo la sua figura: la mascella tesa, il pomo d'Adamo che si abbassava e alzava, il collo circondata da una collana africana con il ciondolo che ricadeva sul petto scoperto dalla camicia bianca per metà sbottona. Sollevò gli occhi dal colore innocente e dal taglio felino per fissarli nei suoi, di un giallo più scuro, che non distaccava lo sguardo da lei.

Tutta l'attrazione fra i due venne avvertita in quel breve momento che portò la figlia della Terra a deglutire e a respirare più lentamente, mentre le farfalle nello stomaco avevano iniziato a ballare più freneticamente, ansiose di soddisfare il crescente desiderio.

Amir si avvicinò a lei, portando le labbra all'orecchio della ragazza, il cui petto, nell'atto di alzarsi, sfiorava quello del ragazzo. Dischiuse la bocca, colta di sorpresa e si attaccò ulteriormente all'albero. «Presa», affermò lui, divertito, mentre il suo respiro solleticava il collo a una Cassandra sempre più tesa e in panico.

Tentò di farle il solletico, ma vennero interrotti. «Vedo che vi divertite», disse Selene con uno sguardo colmo di rabbia che tradiva la sua voce ferma.
Il giovane fanciullo si staccò subito dalla figlia della Terra, che tornò a respirare normalmente, mentre arrossiva sempre di più. Era come se fossero stati colti in fragrante e questo tormentò Cassandra perché nel vedere gli occhi delusi di Selene si sentì in colpa, dunque abbassò lo sguardo per terra. «Vedo che sei tornata», affermò Amir sorridente, come sempre, come se non fosse successo nulla, perciò la mora si sentì ferita. Pensava che anche lui avesse provato le stesse cose provate da lei, ma il fatto che si comportasse normalmente, spensierato come lo era sempre stato, fu la prova che non avevano avvertito la stessa tensione. Furono queste le sensazioni della figlia della Terra.

L'Isola Che Non C'èDove le storie prendono vita. Scoprilo ora