Capitolo 26: Il ballo della neve.

17 1 0
                                    

[Capitolo 26: Il ballo della neve.]

«Quale è il senso?», domandò Cassandra a Meriem, che fissava con preoccupazione il labirinto.

Non riusciva a comprendere perché la regina avesse incaricato loro di portarla oltre l'entrata della parte antica e alle altre guide di raggiungerli lì.

«Si tratta di una punizione di qualche guida e perciò sono stati coinvolti tutti i maestri della capitale, con i loro alunni inclusi», spiegò Meriem, indicando gli edifici vicini ai loro, al di sopra dei quali, poco alla volta comparivano sempre più persone e creature bizzarre, ammagliando la ragazza con le loro particolarità.

Riuscì a vedere pure Kaiden con un'unica guida, ma lui non s'accorse di lei. «Perché?», chiese riportando gli occhi sulla ragazza che mostrava una sfaccettatura del suo carattere  che non si sarebbe mai aspettata, a differenza di Gabriel il quale, seppur stesse solo giocando con le bambole, aveva un che di continuamente minaccioso.

«Non lo sappiamo neanche noi, non sappiamo neanche a chi sia rivolta la punizione, solo che ci vanno di mezzo tutte le guide. Quelli della parte moderna hanno un tempo limite per trovare i propri allievi e se qualcuno fallisce, allora gli verrà accorciato il tempo disponibile per gli allenamenti, coinvolgendo l'alunno e la parte antica»
«Ed è così grave l'anticipare la "data di scadenza" entro cui prepararci?».

Tre occhi la fissarono in un colpo solo, facendola rabbrividire dal terrore.

«La regina ha un potere incredibile, lei è la narratrice di tutte le vite. Accorciare i tempi anche solo di un giorno, significa cambiare il destino di tutte le persone coinvolte. E i cambiamenti accendono l'ira degli dei che può avere conseguenze drastiche», disse Gabriel, mettendosi accanto a Meriem per fissare un punto lontano.

Strinse l'occhio per poi spalancarlo.
«Sono qui», disse a Meriem, che annuì.

«Cassandra sappi che questi sono gli ordini dei piani superiori e non importa se ci piacciono o meno, dobbiamo rispondere», affermò la ragazza.

Non lasciarono il tempo all'allieva di capire che dei fili le circondarono l'intero corpo, poi Meriem materializzò un pianoforte.

Iniziò una delle sue bellissime melodie, che fu meno dolorosa. Era piacevole, leggera in un certo senso. La fece sorridere inconsciamente.

Quando alla melodia si aggiunse la voce di Meriem, Cassandra provò un senso di nostalgia che non comprese e non ebbe il tempo di capirlo poiché sentì una pugnalata dritta al cuore.

Chiuse gli occhi per la paura e quando li riaprì, si ritrovò in un mondo completamente diverso.
Era all'inizio di un lungo corridoio bianco, con diverse porte argentate sparse qua e là.

Non capiva come ci fosse finita, non ricordava neanche dove si trovasse l'istante prima di riaprire gli occhi in quello spazio e non sentiva la necessità di avere quelle informazioni.

Si guardò attorno, ma non c'era nient'altro oltre alle porte, perciò decise, seppur con un po' di timore, di aprire la prima che era vicina a lei.

Una luce le fece distogliere per un attimo lo sguardo, ma la voce di una bambina la paralizzò sul posto.
«Blu», ripeteva una Cassandra di dieci anni, seduta alla scrivania della sua stanza, impegnata in un disegno privo di colori.
«Sono blu», disse la bambina e la Cassandra di venti anni sbatté subito la porta, chiudendola con violenza, mentre la bambina in quella stanza sussultava senza rendersi conto del perché.

La figlia della Terra iniziò a sudare freddo con il respiro mozzato dal terrore. Era un ricordo legato al passato. Lei, però, non era pronta, non ancora.
Almeno questo era ciò che la sua mente voleva, ovvero fermarla dall'aprire altre porte, ma il corpo si muoveva con volontà propria, perciò aprì un'altra porta.

L'Isola Che Non C'èDove le storie prendono vita. Scoprilo ora