Capitolo 33: Il significato dei bottoni.

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[Capitolo 33: Il significato dei bottoni.]


Cassandra si allenava con intensità con Gabriel, tentando di farsi sfiorare il meno possibile, poiché ormai da giorni oltre a provare paura, sentiva anche ribrezzo ed una strana attrazione fisica.

Il motivo di tale desiderio le era ben chiaro, tentava di fuggire dal casino in cui si trovava, cercando conforto nel piacere. Era da giorni che andava a ballare ubriacandosi e utilizzava le sue sostanze più spesso, consapevole che stava correndo in rischi pesanti.
Dunque, stordita e confusa, non mancava di fare allusioni durante gli allenamenti con Meriem e Gabriel, di sfiorare i loro corpi per creare tensione e attrazione sessuale.

Aveva bisogno di distrazioni, di dimenticare tutto anche solo per pochi minuti.
Tuttavia quel giorno era sobria, i suoi genitori si erano rifiutati di prestarle i soldi per frenare quel suo lasciarsi andare, quindi senza lo stordimento a influenzare le sue azioni, tentava di tenersi a debita distanza.

Sperava che Gabriel non lo notasse, poiché sapeva che avrebbe cercato di stuzzicarla, di farla assalire dai sensi di colpa e di rinfacciarle tutti i suoi comportamenti ambigui.

«Pausa», disse a fatica Cassandra, quando Gabriel riuscì a stringerla da dietro, premendo sul suo collo. Sapeva che lo faceva apposta, per metterla il più possibile sotto pressione.

Il respiro caldo del ragazzo le solleticava il collo, e il suo petto le sfiorava di continuo la schiena, alzandosi e abbassandosi assieme ai sospiri affaticati.
«Come vuoi», le sussurrò all'orecchio, lasciando andare lentamente la presa.

Cassandra sentì mancarle il respiro, aveva paura e non capiva se di lui o di se stessa.
«Gabriel», lo richiamò Meriem, fissandolo con furia.

Se il ragazzo della magia della bambola trovava tutto molto divertente, la maga della musica spesso mostrava il proprio fastidio verso i comportamenti che peggioravano di Cassandra. La Meriem che voleva solo divertirsi e prendersi gioco della propria allieva stava svanendo poco alla volta.

«Non ci si può più divertire», sbottò lui lasciando completamente la presa su Cassandra e andando a prendere la propria bottiglietta d'acqua.

«Tsk», fece verso Meriem e il ragazzo la fulminò con l'occhio. «Gelosa?», domandò, ma il suo tono non risultò sarcastico, semplicemente irritato. «Te ne pentirai», rispose lei, per questo il ragazzo le si avvicinò e si comportò come faceva sempre con Cassandra.

Ad un soffio dalle sue labbra, sorrise con malizia e con minaccia. «Eppure tu...», affermò, lasciando volontariamente la frase in sospeso.

Meriem fece una smorfia disgustata e gli diede una spinta per allontanarlo. «Disgustoso», sibilò.
«Fino a poco tempo fa non la pensavi così», rispose il ragazzo con un'alzata di spalle.

«E tu cos'hai da guardare?», disse con prepotenza rivolgendosi a Cassandra, la quale li fissava con insistenza.
«Stai semplicemente confermando le mie teorie», rispose lei, raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata, lasciando che il sudore le scivolasse lungo il viso e poi fino al collo, arrivando a depositarsi nelle clavicole.
«Che sarebbero?»
«Sei disgustoso», disse la figlia della Terra, con uno scarso tentativo di sorridere in modo scaltro.
Gabriel rise, rise talmente tanto che si strinse la pancia.

«Voi ragazze siete una cosa fantastica!», disse tra una risata e l'altra.
«Siete diventate migliori amiche per caso?», chiese con marcato sarcasmo.
Cassandra fece una smorfia, mentre Meriem osservava i due ragazzi senza alcuna reazione. Teneva le braccia incrociate e manteneva una posizione eretta, mentre li guardava con aria quasi disinteressata.

L'Isola Che Non C'èDove le storie prendono vita. Scoprilo ora