Capitolo 40: Storia di un'amicizia.

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[Capitolo 40: Storia di un'amicizia.]

Provincia bergamasca, 27 maggio 2009

Cassandra e Riri avevano quindici anni ed erano amiche da così tanto tempo che ognuna conosceva i segreti più intimi dell'altra. Si era creato un rapporto di dipendenza unilaterale: Riri era la persona da cui Cassandra dipendeva esageratamente.
Per qualsiasi cosa e qualsiasi scelta.
Riri aveva scelto le scuole superiori da frequentare, i suoi vestiti per le serate in discoteca, chi dovesse amare e chi no, come risolvere i problemi con Artemide. Senza di lei, la ragazza si sentiva completamente persa, solo che ai tempi ancora non l'aveva realizzato.

Riri, invece, cercava l'approvazione di Cassandra per qualsiasi cosa, le brutte azione e quelle buone, le giustificava con il fatto che secondo la pura Cassandra erano giuste. Cassandra non aveva una volontà propria e Riri non distingueva più il giusto dallo sbagliato.

Questo non lo capivano, perché finché stavano insieme si sentivano bene, erano due ragazzine rotte che cercavano di trovare conforto l'una nelle ferite dell'altra.

Quel giorno, Riri stava male, Cassandra non scoprì mai il motivo, l'unica cosa di cui era certa era che stava provando il suo stesso dolore, perché le emozioni stesse dipendevano dalla sua amica.

Erano nella stanza di Cassandra, distese sul pavimento, fumavano una canna e cercavano di ridere. Riri si girò verso l'amica e così fece pure Cassandra.

Rimasero a osservarsi: entrambe con il mascara colato, gli occhi rossi e un'espressione fatta sul viso, poi scoppiarono a ridere senza alcun motivo.
Riri le si avvicinò di più e le toccò il naso con l'indice. «Ti voglio così tanto bene Cas che neanche immagini», le disse con un sorriso sornione stampato sulle labbra.
«Anch'io, Riri», le rispose la ragazza.

Riri avvicinò il viso a Cassandra e, senza pensarci, unì le labbra alle sue, in un bacio casto.

L'amica rimase sorpresa, incapace di reagire, poi la ricambiò.

Riri si mise sopra Cassandra e i suoi capelli le scivolarono lungo il volto dell'amica. «Nah!», esclamarono all'unisono ridendo.

Avevano cercato un amore intimo l'una nell'altra, ma capirono entrambe che la loro era solo amicizia.
Si amavano in modo sconsiderato, ma non romanticamente.

Quella notte le ragazze misero una canzone dolce e tranquilla in sottofondo, ballarono, risero e piansero. Chiacchierarono di qualsiasi argomento, che fosse profondo o stupido.

Si sentivano bene a stare insieme e forse fu proprio quello il problema, poiché appena si separavano c'era un vuoto incolmabile in entrambe e faceva tremendamente male.

Cassandra si alzò per andare in bagno, lasciando Riri a gironzolare per la casa vuota.

Quando finì, appena la raggiunse nel salotto, la ragazza la strinse in un caloroso abbraccio per svariati secondi. Inizialmente Cassandra sorrise, si sentiva al sicuro, ma poi non capì per quale motivo quella stretta iniziò a sapere di tristezza e si lasciò andare solo quando sentì la maglietta iniziare ad essere inzuppata dalle lacrime di Riri.

Piansero nuovamente insieme, silenziosamente, colmando i vuoti l'una dell'altra, dandosi quell'amore che era mancato a entrambe.

Riri tornò a casa e Cassandra andò a dormire.

Erano le tre del mattino quando la ragazza venne svegliata di colpo da Artemide in lacrime. Non capiva, era terrorizzata e preoccupata.

Le uniche parole che udì furono il nome dell'amica e la parola suicidio nella stessa frase poi il mondò perse ogni rumore e colore.

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