Capitolo 14. Ago e filo.

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Il mondo si divide in due tipi di persone difronte al pericolo: chi ha paura, perché non sa come uscirne e teme solo il peggio; e chi si arrabbia, perché non capisce quanto possa essere grande la propria sfortuna per finire a escogitare piani in modo da salvarsi.

Cassandra era una via di mezzo.

Era ferma all'entra del bar e fissava allarmata, con stupore e furia il tavolo a cui l'amica Greta era seduta in compagnia del misterioso ragazzo. In quel preciso istante capì che non poteva essere tutto una coincidenza, ma almeno realizzò il modo per scovare chi sapeva dell'esistenza della magia sulla Terra.

Gabriel, sul cui occhio non c'era più il grande bottone, stava sorridendo a Greta che rideva in modo esagerato alle sue battute e lui non sembrava per niente un malato di mente, come se quello che Cassandra aveva conosciuto era solo un falso, per un istante dubitò che si trattasse di lui, ma la cicatrice incandescente sul suo viso, a cui nessuno pareva fare caso, urlava il contrario. Lei prese dei profondi respiri e si avviò al loro tavolo con l'espressione più minacciosa che potesse avere, stringendo le mani in pugni fino a sbiancare le nocche.

Quando fu abbastanza vicina da essere notata, Greta sollevò un braccio per salutarla e Gabriel le sorrise, in maniera normale e questo aumentò la sua rabbia. Si sforzò nel fare un sorriso tirato, sperando che si capisse che era falso e ricambiò i saluti, accomodandosi a tavola.
«Ciao Cas! Da quanto tempo che non ci vediamo», disse l'umana stringendole le mani, ma Cassandra non riusciva a non fissare continuamente in maniera torva il ragazzo seduto difronte a lei. «Troppo Greta, veramente troppo», rispose sentendosi in dovere di non farla stare male o preoccupare. «Passo subito alle presentazioni. Cassandra questo è Gabriel, Gabriel lei è Cassandra», affermò e quando il ragazzo porse una mano per stringerla a quella della figlia della Terra, lei si mostrò titubante, per paura che succedesse ciò che già era avvenuto sull'Isola, ma per non destare sospetti, ricambiò la stretta. Fu a quel punto che Gabriel disegnò sulle labbra un sorriso che scatenò un brivido lungo la sua schiena, perciò si ritrasse subito. «Allora come stai? Cosa mi racconti?», iniziò così Greta con la sua sfilza di domande, passando a chiederle come stesse messa con gli esami, in fatto di cuore e con la famiglia, tutte richieste a cui la ragazza rispose quasi a monosillabi, poiché tentava di tenere sott'occhio Gabriel, aspettandosi un qualche movimento sospetto.

Lui, d'altro canto, rimase in silenzio per tutto il tempo a osservare il profilo di Greta, la quale si imbarazzò non poche volte, suscitando qualche sorriso nel ragazzo.

Quest'ultimo, all'improvviso, si mosse e puntò gli occhi su Cassandra, mettendola in soggezione. «Greta non dovevi andare in bagno prima?», chiese senza guardare il soggetto della sua domanda. La ragazza annuì dandosi della stupida per esserselo scordata e si alzò.
Cassandra rimase paralizzata difronte alla stranezza avvenuta e avvertì di nuovo il brivido del terrore lungo la schiena poiché era fin troppo consapevole del rischio in cui era finita. «Come hai fatto?», chiese, con voce ferma nonostante la paura, osservando la schiena di Greta che si allontanava verso il bagno.
«A fare cosa?», domandò Gabriel con un cipiglio in viso, fu allora che la figlia della Terra puntò su di lui i suoi occhi accesi dalle fiamme della rabbia. «A comandarla a tuo piacere», specificò, mentre lui iniziava a sorriderle. «I miei fili mi permettono di fare tante cose», rispose facendo spallucce. «Mi basta solo sfiorare una persona».
La ragazza, allora, comprese l'errore nello stringergli la mano, sapeva di non doverlo fare, ma stupidamente si era fatta prendere dall'inutile senso civico. Se ne pentì amaramente e voleva solo andarsene via di lì per darsi fuoco, bruciando qualsiasi cosa sul suo corpo, liberandosi da un possibile filo intrecciato alla carne. Gabriel sembrò comprendere i suoi pensieri e si lasciò sfuggire una breve risata, per poi sorseggiare il suo drink. «Non preoccuparti, figlia della Terra, non ho intenzione di giocare con te, non oggi. Sto solo cercando di osservare i tuoi movimenti», precisò, passandosi una mano tra i neri capelli, fu allora che Cassandra notò l'altro occhio, dove per una frazione di secondo comparì il bottone e così il filo rosso che ne deriva, ma durò talmente poco che pensò di esserselo immaginata. «Cosa vuoi da me?», domandò, iniziando a tamburellare le dita sul tavolo, guardandosi attorno alla ricerca di Greta. «Ho un compito da svolgere, proprio come le tue guide», affermò e la ragazza smise di muoversi.
«Spiegati, Gabriel, non ho intenzione di giocare». Il ragazzo sbuffò e sollevò gli occhi al cielo, indietreggiò con la sedia e si mise in una posizione più comoda.
«Giocare? E chi vuole giocare? Aspetta, forse io voglio giocare!», sussurrò sorridendole con sfacciataggine, consapevole di innervosirla. Buttò la testa all'indietro e poi tornò a guardarla, con un'espressione estremamente seria e minacciosa. «Cassandra, questo non è affatto un gioco, nell'Isola abbiamo tutti un compito, affidato direttamente dalla regina e il nostro compito sei tu» «Tu non sembri intenzionato a farmi evolvere la magia», precisò lei, avanzando il busto contro il tavolo, sporgendosi di poco verso lui. Gabriel chiuse gli occhi sbuffando ulteriormente. «Ora dimmi il tuo vero intento», proseguì Cassandra, bruciando la superficie al di sotto delle dita. Il ragazzo aprì un occhio, tenendo chiuso quello su cui ci doveva essere il bottone, e guardò il legno marcato di nero dalla figlia della Terra. «Non mi credi? Ma a loro hai creduto da subito», rispose imbronciato, poi incrociò le braccia sul tavolo, poggiandoci sopra la testa, avvicinandosi alla ragazza, la quale si ritrasse velocemente. «Comunque... tempo scaduto», ghignò, mentre Greta si avvicinava al tavolo. «Era pieno, così ho deciso di tornare», disse lei, prendendo posto vicino a Gabriel che dedicò la sua completa attenzione alla ragazza, mentre Cassandra lo incendiava con gli occhi.
Effettivamente aveva ragione, la figlia della Terra aveva creduto a quattro completi sconosciuti senza porsi alcun problema, così ricordò tutti i racconti di magia e non, che aveva letto e spesso la parte cattiva si rivelava essere quella buona e viceversa, perciò incrociando le braccia rimase inchiodata tra i suoi pensieri, senza quasi ascoltare cosa le diceva l'amica. I ragazzi, quelli che si definivano le sue guide, l'avevano sempre trattata bene, le avevano mostrato il villaggio in cui vivevano, le loro magie, le avevano spiegato come era composto quel mondo.

L'Isola Che Non C'èDove le storie prendono vita. Scoprilo ora