Capitolo 29: L'illusione di cadere.

16 1 0
                                    

[Capitolo 29: L'illusione di cadere.]


Era la vigilia dello scontro contro Peter. Cassandra avrebbe rivisto le guide della parte moderna dopo settimane passate ad ignorarli.

Provava una certa agitazione a pensare ai loro sguardi che si incrociavano, specialmente quando si concentrava sugli occhi gelidi di Selene. Probabilmente aveva fatto incrementare l'odio nei suoi confronti e, in qualche modo, questo la feriva.

Cassandra era seduta sopra il palazzo in cui era avvenuta la bizzarra prova delle guide e da cui aveva rischiato la morte.

Era notte nella parte antica e le lune risplendevano alte nel cielo, fissando la figlia della Terra che dondolava le gambe sospese sul vuoto.

Era turbata, ansiosa, incerta sull'esito del duello contro Peter. Si era allenata tanto, aveva sopportato le perversioni delle guide, così come aveva sopportato il loro disprezzo ingiustificato.

Aveva solo brutti pensieri per la testa, non riusciva a trovare nessuna cosa che le sollevasse il cuore. Cercava semplicemente di accantonare i pensieri di Riri, dell'odio che Gabriel, Meriem e Selene le mostravano. E poi tra tutti ciò iniziò a farsi spazio pure la madre.

Più lei cercava di fermare quel turbinio di emozioni, più queste si imponevano con prepotenza.

Eppure a guardarla da fuori sembrava in pace con se stessa, quella bella ragazza seduta su un palazzo con gli occhi azzurri rivolti alle lune.

Si mise in piedi e guardò al di sotto di sé, mentre un pensiero malsano le gridava di avanzare nel vuoto.

Fallo, fallo, fallo!

Rabbrividì, sentiva freddo, stranamente.

Diede le spalle a ciò che era sotto di sé e cercò qualcuno con lo sguardo.

Perché una persona disposta a salvarla c'era, ma lei l'aveva allontanata, calpestando i suoi sentimenti e anche se ne era consapevole, non riusciva a smettere.

Forse furono le sostanze stupefacienti in circolo per il corpo, forse l'adrenalina del momento o la sua instabilità mentale, ma Cassandra indietreggiò.

La paura prese possesso del suo corpo, la colpì senza delicatezza, ma lei chiuse gli occhi e si fece cullare dal vento prepotente che sembrava volerla aiutare in un disperato tentativo di sconfiggere la gravità.

Poi però ci fu uno strano rumore, il fruscio di vestiti che non erano suoi, perciò la ragazza spalancò gli occhi e socchiuse le labbra.

A mezz'aria, con il tentativo di raggiungerla, c'era Selene. I capelli bianchi era sollevati dal vento, sparsi ovunque seguendo lo stesso movimento dell'abito, gli occhi grigi erano fissi sulla figura di Cassandra e le labbra erano una linea dritta, celando una rabbia che la figlia della Terra non percepì.

Le sue braccia erano tese in avanti, ma quando Cassandra tentò di afferrarle, Selene non glielo permise.

Sembrò darsi una spinta e strinse direttamente tutto il corpo della figlia della Terra.

Si fermarono a mezz'aria, in un abbraccio che non era abbraccio, illuminate e osservate intensamente da due lune fin troppo pallide.

Cassandra aveva il cuore che batteva all'impazzata, gli occhi spalancati e il corpo suo si riscaldava sempre di più grazie al contatto con la ragazza.
Tutti i pensieri negativi scomparvero e il suo sguardo si addolcì, mentre delle lacrime le offuscavano la vista, senza lasciarsi andare.

Selene le fissò quegli occhi azzurri che le erano mancati più di ogni altra cosa, scivolò a quelle labbra per le quali il suo desiderio crebbe a dismisura. E sentì il desiderio di annullare le distanze, ma non poteva.

L'Isola Che Non C'èDove le storie prendono vita. Scoprilo ora