39 || 𝐔𝐍 𝐏𝐎' 𝐓𝐑𝐎𝐏𝐏𝐎

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Il giorno del Ringraziamento arrivò, e così Harry mantenne la promessa e -anche se controvoglia- alzò la cornetta per chiamare la madre, dall'altra parte del mondo

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Il giorno del Ringraziamento arrivò, e così Harry mantenne la promessa e -anche se controvoglia- alzò la cornetta per chiamare la madre, dall'altra parte del mondo. Era stata una chiamata talmente breve che quasi non ebbi il tempo di lasciare la stanza per lasciare al ragazzo la sua privacy. Quando riagganciò Harry sembrò provato, la sua fronte aggrottata e la sua espressione pensante non lasciò spazio all'immaginazione. Così, quando gli chiesi cosa non andasse, lui alzò lo sguardo su di me prima di stringersi nelle spalle e aprire bocca.

«Non lo so, mi sembra più spenta» annunciò confuso «ha detto di volermi parlare una volta arrivato l'anno nuovo, ma non credo vorrò accettare questa proposta» e così lo guardai torva.

«Harry...» lo ripresi, con tono di voce esigente. Alzò gli occhi al cielo, scocciato.

«Non avremmo niente da dirci comunque» scrollò le spalle. In casa eravamo soli, tutti erano tornati dalle loro famiglie, compresa Judie che mi aveva pregato di accompagnarla. Le avevo spiegato più di una volta la mia decisione nel voler completamente ignorare questa festività che ero solita passare con mia madre. Era una sorta di vendetta verso di lei? Assolutamente sì. Pensavo fosse giusto trattarla nello stesso modo suo, ignorando completamente i suoi sentimenti... ero sicura che avrebbe trovato qualcosa di meglio da fare comunque.

«Ma non sai lei cosa vorrà dirti, potrebbe essere qualcosa di importante» ammisi con tutta sincerità, mentre mi avvicinavo a passo svelto verso il ragazzo disteso sul letto nella nostra mansarda. Lui lasciò cadere il discorso, dicendo che ne avremmo parlato a tempo debito.

«Quindi, quante tue valigie dovrò trascinare quando andremo alla baita in montagna?» scherzò il ragazzo quando mi accolse tra le sue braccia. Storsi il naso, avevamo appena toccato un tasto dolente.

«Non so se potrò venire» mormorai «si insomma, non credo di poter pagare la mia quota e non chiederò i soldi a mia madre in questo momento». Mi strinsi nelle spalle pensando ancora a quanto fosse stata stronza mia madre. Un caso perso ormai.

«Allora pagherò io per te» dichiarò fermamente il ragazzo. Sgranai gli occhi alla sua affermazione, pronunciando un 'non se ne parla!'.

«Se tu non vai, non vado nemmeno io» parlò con serietà. Sospirai affranta.

«Ma il ventiquattro sarà anche il compleanno di Louis, non puoi non andare» gli ricordai in una cantilena. Harry mi guardò dall'alto, scettico.

«Pensa quanto potremmo stare bene in quella baita, una camera con me e te da soli, la neve che cade fuori la finestra, noi che facciamo tanto di quel se—» e venne interrotto da un mio piccolo schiaffo su un braccio.

«Che ho detto? Sono pur sempre un ragazzo con degli ormoni, io» parlò con ovvietà «e ammetto che il tuo corpo ha un effetto fin troppo strano su di me, ma questo già lo sai» ridacchiai insieme a lui sentendo queste parole, cercando di ignorare il brivido che stava percorrendo la mia schiena. Tra noi cadde il silenzio, la mia testa poggiata sul suo petto e le sue dita che iniziavano a raggiungere anche parti del corpo inaspettate. Deglutii con forza, il silenzio cadde nella stanza mentre i polpastrelli di Harry finivano sotto il mio maglione, massaggiandomi la pelle. Alzai lo sguardo verso di lui solo per trovarlo con un sorriso furbo stampato sulle labbra. Sorrisi arresa, allungandomi verso di lui e poggiando le mie labbra su di lui.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora