48 || 𝐍𝐎𝐍 𝐕𝐎𝐋𝐄𝐕𝐎

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«Sei sicura di non voler tornare con me?» Judie chiese per l'ultima volta, proprio sull'uscio della porta

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«Sei sicura di non voler tornare con me?» Judie chiese per l'ultima volta, proprio sull'uscio della porta. Sospirai sconfitta, azzardando un sorriso che sperai rendesse il tutto più credibile.

«Non preoccuparti per me, porta invece Liam, almeno passate la notte insieme» le feci un occhiolino con una vena di furbizia, ma dopo aver ridacchiato per pochi secondi Judie ritornò seria.

«Annabel, non devi nascondere la tua tristezza in questo momento» sussurrò la mia migliore amica quando poggiò una mano sulla mia spalla. La guardai per qualche manciata di secondi, prima di attirarla finalmente a me, in un abbraccio. Le braccia di Judie mi strinsero forte, circondando le mie spalle, ed io inalai il suo profumo mentre chiudevo gli occhi. I momenti della nostra infanzia comparvero subito nella mia mente, facendomi sorridere. Non eravamo solite scambiarci effusioni, specialmente se in pubblico, ma sapevamo entrambi il momento quando questo era necessario.

«Non ti preoccupare Judie, le farò compagnia io» Louis parlò con le braccia conserte, proprio alle nostre spalle. Si scambiò un cenno d'intesa con la mia amica proprio prima che la ragazza chiudesse la porta alle sue spalle e andasse via insieme a Liam.


Ormai tutti erano chiusi nelle loro stanze, solo io e Louis eravamo in silenzio sul divano. La luce calda del lampadario illuminava la stanza, mentre l'orologio segnava già mezzanotte. Sospirai, voltandomi poi verso il ragazzo stranamente silenzioso.

«Ti ho già detto che puoi andare a dormire, Louis, non c'è motivo per te di restare» cantilenai annoiata. Il ragazzo dagli occhi azzurri girò la testa verso di me, fulminandomi con lo sguardo.

«Si invece, non voglio lasciarti sola perché so per certo che sei in preda alla preoccupazione più totale» annunciò severo «proprio come me, vorrei sapere dove cazzo sia andato» mormorò a denti stretti. Tirai le ginocchia al petto, poggiandoci poi la fronte sopra in preda alla frustrazione. Mille domande assalivano la mia mente: dov'era andato così velocemente senza nemmeno avvisare? da chi andava? e per quale motivo?

L'unica cosa che sapevo era che il suo cellulare continuava a squillare, ed io non avevo ancora ricevuto risposta. Controllai il display ancora una volta, ma non risultava nessuna notifica da parte di Harry.

«Sei preoccupata, non è vero?» Louis azzardò. Mi chiusi nelle spalle, prima di annuire di poco.

«Vorrei solo sapere perché...» mormorai. Seguirono dei momenti di silenzio dove nè io nè Louis proferimmo parola, non avevamo effettivamente niente da dirci. Passarono così altre due ore, i miei occhi diventavano sempre più pesanti e Louis si era appisolato di poco sul bracciolo del divano. L'avevo coperto con un plaid grigio, e avevo sorriso pensando che stesse facendo quello sforzo solo per farmi compagnia.

Sentii la porta aprirsi e mi raddrizzai con la schiena, volgendo il mio sguardo verso l'entrata, poi qualcuno fece in modo di non far troppo rumore chiudendola e quando la persona iniziò a camminare lentamente, potei quasi sentire il suo profumo in tutta la stanza.

«Dove sei stato?» tuonai non appena riuscii a vedere la sua sagoma scura apparire nell'oscurità dell'entrata. C'era solo una piccola lampada ad illuminare il soggiorno, ma bastò per far girare Harry nella mia direzione e guardarmi fisso negli occhi. Boccheggiò non sapendo cosa dire, prima di fare qualche passo indietro e chiudere il maglione nei pugni delle mani.

«Te ne sei andato senza dire una parola, senza avvisare! Ci hai fatto morire di paura, Harry! Quanti anni hai? Dieci? Credi di poter prendere in giro le persone così? Louis è stato costretto a dormire su un cazzo di divano solo per farmi compagnia, e tu sei proprio una merda» sputai severa. Non pensai di aver accumulato così tanta rabbia in quelle ore. Non sentivo tristezza, le uniche cose che volevo erano spiegazioni. Harry parò le mani in avanti, cercando di calmarmi, e potei sentire Louis alle mie spalle borbottare qualcosa. Così sospirai e, voltandomi dietro di lui, lo andai a svegliare.

«Louis, Harry è tornato, vai a dormire» mormorai dolcemente, scuotendo leggermente la sua spalla. Gli occhi del ragazzo si spalancarono, schizzando in piedi mentre balbettava un "sono sveglio". Guardò Harry attentamente, prima di rivolgersi a lui con tono piatto.

«Ma dove cazzo sei stato? Annabel era disperata, io lo ero» ammise marcando la parola «datti una regolata Harry, stai cagando fuori dal vaso» dichiarò severo, la spalla di Louis aveva già toccando con violenza quella del più alto, prima che iniziasse a salire le scale per andare in camera.

Harry sospirò fissando il pavimento, le sue dita finirono a grattarsi gli occhi con frustrazione, prima di volgere lo sguardo su di me. Scossi la testa delusa, ormai ero arrivata al limite.

«Scusami, non volevo ti preoccupassi» ammise con tono lieve. Sgranai gli occhi dalla sorpresa, el braccia scendevano pesanti lungo il mio corpo.

«E' tutto quello che sai dire? Davvero Harry?» sputai con acidità. Harry serrò la mascella, facendo attenzione a non staccare i suoi occhi verdi dai miei scuri. Aspettò qualche minuto prima di parlare con voce rotta.

«Mia madre è qui» e forse il mio cuore perse un battito a quelle parole così inaspettate.

Avrei voluto uccidere Harry per la paura che aveva causato in me, avrei voluto dirgli tante cose per quanto fossi arrabbiata. Ma ora che eravamo seduti sul letto lui mi guardava con un'aria pietosa. Ero rimasta senza parole, lui mi aveva porto la mano e mi aveva invitato ad andare in soffitta, dove poi mi avrebbe spiegato tutto. Così ora lui aveva le gambe incrociate sul letto, proprio di fronte a me, ed io lo ascoltavo con curiosità.

«Mi ha chiamato dicendo che ha lasciato Dean qualche settimana dopo la nostra chiamata, quella del giorno del Ringraziamento» sospirò guardandosi le mani «ha prenotato un volo solo per vedermi e stasera mi ha chiamato per avvisarmi di essere atterrata.. Non ne sapevo nulla, così preso dall'ansia sono scappato di corsa e l'ho accompagnata in hotel. Il fatto che lei si sia finalmente resa conto di che persona è quell'essere ed il fatto che sia corsa da me non appena ha potuto mi ha— sconvolto... e fatico a crederci». Mi morsi l'interno della guancia, sapevo stesse dicendo la verità, ma in qualche modo questo non mi bastava.

«È notte fonda, Harry. Dove sei stato fino ad ora?» Domandai con voce bassa, mentre i miei occhi non smettevano di scrutare i suoi movimenti. Così lui alzò lo sguardo.

«Avevo bisogno di stare un po' da solo... È stato tutto così inaspettato e— Annabel, mi sento terribilmente in colpa per averti fatto preoccupare, ma capisci anche me...» il ragazzo sembrò seriamente dispiaciuto, mentre mi guardava intensamente e con la fronte leggermente corrugata. Mi leccai le labbra in silenzio, poi annuii lievemente. Guardare Harry in quelle condizioni mi spinse a mettere la mia rabbia da parte, perché sapevo di quanto Harry avesse bisogno di qualcuno in quel momento accanto a sé. Così, seppur lentamente, mi sporsi verso di lui e poggiai le mie labbra sulle sue in un bacio che avrebbe voluto dire molte cose, ma che non seppi se fu abbastanza convincente per me da farmi capire che stesse andando tutto bene.

A/N AVVISO IMPORTANTE!!!
Ciao a tutt*, spero stiate bene e che la storia vi stia piacendo.
Comunque sia, avrei una domanda per voi: se aprissi un profilo Twitter in modo da restare in contatto, darvi qualche spoiler sulle storie o ancora rispondere a vostre domande, vi farebbe piacere?
Fatemi sapere :)
Un bacio xx.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora