La serata passò nella tranquillità, Louis spense le ventuno candeline poste sulla torta decorata di blu e bianco che Judie e Liam avevano abilmente preparato senza dare fuoco alla casa -cosa che mi sorprese non poco-, dopo di ché passammo ai giochi di ruolo e poi alla cena della Vigilia, che bloccò per qualche ora i miei pensieri.
Harry chiuse la porta alle sue spalle quando, verso mezzanotte e mezza, entrammo nella nostra camera. Mi affacciai dietro la finestra dai vetri freddi, osservando il paesaggio che era di poco illuminato dai lampioni. I tetti delle altre baite in lontananza e quelli delle case a valle erano pienamente innevati, così come i pini che giravano tutti intorno alla nostra baita. Pensai che il giorno dopo avrei voluto creare un pupazzo di neve, non avendone mai fatto uno in vita mia.
«Sai, ho pensato a quello che mi dicesti qualche giorno fa in camera tua» Harry parlò tutto d'un tratto, sentivo i suoi passi dirigersi verso la finestra dov'ero io. Corrugai la fronte confusa, ci raccontavamo così tante cose che era difficile capire al primo colpo di cosa stesse parlando il ragazzo. Mi voltai leggermente alla mia destra dove lui aveva poggiato la testa sulla mia spalla come suo solito, mentre le sue mani accarezzavano i miei fianchi. Stetti in silenzio, costringendolo a continuare a parlare.
«Architettura non è quello che voglio fare nella mia vita,» sospirò sconfitto «io vivo per la musica, amo scrivere, amo suonare e cantare perché è l'unica cosa che mi rende davvero felice da sempre». Sorrisi inconsciamente al sentire queste parole, ero felice che Harry stesse finalmente iniziando a capire a quale mondo appartenesse davvero. Così mi voltai totalmente verso di lui, dando le spalle ai pini innevati e costringendo Harry a fare un passo indietro, staccandosi da me. Io, al contrario, allacciai le braccia al suo collo, attirandolo di nuovo al mio corpo.
«Sei stata l'unica che è riuscita a capirmi e lo hai fatto in così poco tempo che mi riesce difficile capire come tu abbia fatto...» Harry parlò con uno strano cipiglio sul volto, così inclinai la testa verso destra.
«Ti spaventa questa cosa?» domandai con ingenuità. Non mi piaceva molto quando le emozioni mi si potevano leggere in faccia, né quando le persone avevano la presunzione di dichiarare di saper tutto di me quando non era così, potevo capire almeno un po' Harry.
«Sì, un po' sì» sorrise imbarazzato «ma non è questo quello che vorrei dire» . Così lo esortai a continuare, mentre le sue mani mantenevano di nuovo la mia vita e le mie braccia accarezzavano il suo collo. Harry prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi, e quando li riaprì si leccò le labbra e iniziò a parlare.
«C'è questo concorso a Londra,» sospirò mentre la spiegazione proseguiva lentamente «il premio è un contratto con un'enorme casa discografica, tutto quello che dovrei fare sarebbe presentare un inedito e sperare vada bene» mi informò con voce sottile. Non sapevo cosa portasse il ragazzo a parlare con tanta insicurezza, non sapevo se fosse la paura di una mia possibile reazione negativa o la consapevolezza che la sua vita stesse per cambiare totalmente. Lo guardai sorridente, prima di gettarmi completamente tra le sue braccia.
«Sono così fiera di te, Harry» mormorai strizzando gli occhi, nella risata di Harry che intanto mi alzava dai fianchi. Era vero, il percorso che Harry aveva intrapreso da qualche tempo a questa parte non smetteva mai di sorprendermi. Da quando il suo comportamento era così scontroso, sgarbato, difficile, pian piano si stava aprendo a nuove possibilità che se non avesse colto ora se ne sarebbe pentito per sempre.
«Devo-- devo prima dirlo a mia madre» mormorò poi, con una vena di tristezza nella sua voce «non mi servirà la sua approvazione, userò i soldi che mi sono stati lasciati da mio padre, ma voglio che sappia che l'università non è mai stata la mia strada. Inoltre, voglio sputare in faccia a Dean». Risi di gusto alla sue parole, staccandomi da lui e gettando la testa all'indietro.
«Non lo faresti mai» annunciai scuotendo la testa. Lui fece una smorfia contrariata e mi presi ancora una volta del tempo per ammirare il suo fascino. Nonostante avesse gli occhi leggermente stanchi, le sue labbra continuavano ad essere rosse come sempre ed i suoi capelli erano tutti tirati ordinatamente all'indietro. Comunque mi diede ragione, sottolineando però che avrebbe tanto voluto farlo.
«Sono felice per te, Harry» accarezzai il suo viso stanco, sentendo di poco la ricrescita della barba che so che il giorno dopo avrebbe sicuramente fatto perché altrimenti si sarebbe sentito un vecchio, testuali parole. Il ragazzo alzò l'angolo della bocca in un sorriso abbozzato, prima di avvicinare le nostre labbra e togliere qualsiasi distanza creata da noi. Racchiuse le mie labbra nelle sue in un bacio sottile, stringendo di più la presa sui miei fianchi. Accarezzai il collo di Harry con i polpastrelli, toccando la collana regalatagli da me, e pensai che quelle piccole frasi incise dicessero molto più di mille parole. Harry approfondì il bacio, sospirando contro la mia bocca. Iniziammo ad indietreggiare lentamente verso il letto, più che altro per Harry che mi guidava.
«Ti voglio proprio in questo momento, Bel» mormorò il ragazzo sulle mie labbra, tra un bacio e l'altro.
Accarezzai la sua nuca, le mani del ragazzo vagavano già su tutta la mia schiena, arrivando a spogliarmi dal maglione troppo spesso per far toccare realmente i nostri corpi. Un brivido causato dal freddo mi portò a muovere velocemente il mio corpo quando anche il maglione di Harry fu a terra. Lui sorrise quando mi vide rabbrividire, posando lunghi e dolci baci lungo il mio collo, passando poi alla clavicola e lungo tutta la mia spalla.
Quando entrambi fummo totalmente nudi, Harry si preoccupò di coprirci con il piumone beige perché sapeva bene quanto io stessi offrendo il freddo in quel momento e trovai questo gesto così attento che mi fece arrossire come una ragazzina alle prime armi. Lo baciai ancora, anche quando i nostri corpi diventarono un tutt'uno, mentre Harry si manteneva sopra di me. Quella sera lo sentii più che mai, sentii i suoi ansimi trattenuti proprio vicino l'orecchio, sentii come sussurrava il mio nome. Gettai la testa all'indietro più e più volte dal forte piacere, avere quella determinata visione di Harry, con i suoi occhi incastrati nei miei, la bocca leggermente schiusa e la sua fronte corrugata dal troppo piacere, mi portava ogni volta alla distruzione come il primo giorno.
Le nostre mani s'intrecciarono quando insieme venimmo a poco tempo di distanza, facendomi serrare gli occhi per liberarmi completamente, per poi sentire il petto di Harry scontrarsi contro il mio e rilassarsi totalmente. Mi guardò per quel che sembrarono un'infinità di minuti, e quando dopo poco mi poggiai sul suo petto per addormentarmi mi sentii finalmente leggera.
Harry si allungò di poco verso l'abat-jour per accenderla, sapendo benissimo quanto fino a quel momento mi fossi sforzata di non pensare al fatto che stessimo completamente al buio. Nonostante quello riuscivo chiaramente a vedere il corpo e il viso del ragazzo, e questo mi bastò per fermare il suo movimento, causando un'occhiata confusa da parte di Harry.
«No, stasera va bene così» annunciai abbozzando un sorriso, sbalordendo completamente il ragazzo. Qualcosa stava davvero cambiando.
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𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.
أدب الهواةSei ancora l'unica. Sei unica, in tutto ciò che fai, e sempre lo sarai. [...] Amarmi è una partita persa dal principio.