49 || 𝐌𝐎𝐌𝐄𝐍𝐓𝐈

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29 GENNAIO

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29 GENNAIO

Presi un respiro profondo mentre le mie labbra si aprivano in un ampio sorriso, avevo passato finalmente l'esame di Letteratura Inglese -che non sapevo perché fosse in quella facoltà- ma improvvisamente mi sentivo più libera. Varcai la soglia dell'aula per entrare nei corridoi dove Harry mi aspettava con ansia. Avevamo passato gli ultimi giorni a ripetere insieme, non appena Harry usciva dallo studio di registrazione. Mi aveva parlato più o meno della canzone e Harry aveva detto numerose volte che era stato solo grazie a me se era riuscito nell'intento di quella canzone. Ahimè, non ero ancora riuscita ad ascoltarla a causa della testardaggine di Harry che continuava a ripetere di volermela far sentire per intera solo nel momento in cui avrebbe messo piede su quel palco dall'altra parte del mondo. Mi aveva chiesto di accompagnarlo ed io non avevo pensato due volte prima di accettare, ma quello che il ragazzo non sapeva era che tutti in realtà avevano deciso di fargli una sorpresa e presentarsi sotto al palco. Era stata un'idea di Louis, chiaramente, non lo dava molto a vedere ma era uno dei fan più accaniti di Harry. Anche lui, come me, aveva creduto nelle capacità del ragazzo sin dal primo istante.

Harry mi aspettava con un piede poggiato contro il muro, mentre le sue mani erano rigorosamente nelle tasche dei suoi skinny neri. Alzò lo sguardo non appena sentì i miei passi avanzare verso di lui. I suoi occhi vennero sgranati un po' in cerca di un responso, che fosse negativo o positivo. Così quando sorrisi e con un salto gettai le braccia intorno al suo collo non ebbe ulteriori dubbi, capì che avevo passato l'esame.

«Te l'avevo detto, testarda!» urlò in preda all'euforia, facendomi volteggiare proprio in mezzo al corridoio dell'università. Strinsi gli occhi dalla felicità mentre Harry mi teneva in una presa stretta, e fui costretta a ringraziarlo per aver avuto così tanta pazienza nel sopportarmi e supportarmi durante le mie crisi esistenziali per questo dannatissimo esame di cui ero tanto spaventata.

«Cancella tutti i tuoi impegni per oggi pomeriggio, ti porto in giro!» esclamò sorridente, i suoi denti così bianchi brillavano ed il suo sorriso scaturiva in me le farfalle nello stomaco proprio come la prima volta. Così semplicemente gli presi la mano, fidandomi di lui.


1 FEBBRAIO

Tutti urlarono in coro, facendo sobbalzare Harry quando entrò nel bar tanto amato da tutti noi, dove la prima volta i nostri sguardi s'incrociarono. Avevo organizzato tutto insieme a Niall e Louis, chiaramente, e nel frattempo avevo parlato con il loro datore di lavoro per cercare di entrare a far parte del personale. Avevo deciso di iniziare a lavorare per consentirmi una vita agiata nonostante il rifiuto di mia madre, che ormai pareva essersi dimenticata completamente di me.

Facevo finta di niente, cercavo di apparire forte, ma dentro ero completamente rotta. L'abbandono di mia madre, dopo quello di mio padre, mi stava lentamente logorando e nonostante io cercassi di trovare il lato positivo di tutto, con Harry ed i miei amici che mi amavano più di qualsiasi altra cosa, non riuscivo ad accettare il fatto di non avere una vera e propria famiglia.

Quel giorno, però, era di Harry. Tutti applaudivano mentre gli occhi del ragazzo cominciavano a diventare più acquosi. Abbracciò tutti, si fermò per qualche secondo in più ad abbracciare Louis, poi il suo sguardo si posò su di me. Camminò lentamente verso di me, mentre sul mio volto si apriva un sorriso sempre più ampio e fiero per il lavoro riuscito. Quando finalmente si parò davanti a me non disse nulla, semplicemente mi strinse in un abbraccio così diverso dal solito. Riuscivo a sentire i suoi polpastrelli spingere sulla mia pelle, mentre il suo viso era completamente infilato nell'incavo del mio collo. Percepivo le sue labbra su di me, mentre il suo profumo inebriava come ogni volta le mie narici, offuscandomi la mente.

«Spero tu sia felice» mormorai nell'abbraccio. Così quando calò il silenzio tra di noi il ragazzo si allontanò, guardandomi intensamente mentre le sue mani afferravano le mie spalle per tenermi salda.

«Sono più che felice, sai sempre come riuscirci ed io non potevo chiedere di meglio» annunciò trattenendo un sorriso, ed io fui subito più sollevata. Mi sollevai sulle punte per arrivare a toccare le sue labbra rosse e piene, facendole poi combaciare. Lei assaporai per qualche secondo, tenendomi attaccata a lui con una mano dietro la nuca, le mani di Harry invece erano sulla mia vita. Lo sentii, nonostante tutto, vicino a me.

«Va bene, ora vogliamo mangiare la torta se non vi dispiace!» Judie urlò da lontano, facendomi ridere nel bacio. Harry si staccò subito dopo, trattenendomi però ancora qualche secondo per mormorare qualcosa nel mio orecchio.

«Non vedo l'ora di tornare a casa e ringraziarti come si deve» ed il suo tono di voce così basso mi fece chiaramente rabbrividire, ma non lo feci notare. O almeno così cercare di fare, dato che notai Louis ridacchiare sotto i baffi. Baciai la guancia del riccio velocemente prima di dedicare tutta l'attenzione alla mia migliore amica.


14 FEBBRAIO
Aprii lentamente gli occhi, li sentivo ancora molto pesanti per il sonno, nonostante questo riuscii a guardare fuori dalla finestra: una giornata soleggiata stava prendendo forma, iniziava ad avvicinarsi sempre di più la primavera, questo indicava meno giornate uggiose... quindi meno drammi nella mia vita.

Mi stiracchiai con lentezza, non sentivo più il calore del corpo di Harry al mio fianco che per tutta la notte mi aveva coccolato, così fui costretta ad alzarmi di poco sui gomiti per guardarmi intorno. Di tutte le cose che mi aspettavo, mai avrei saputo di risvegliarmi con la stanza piena di mazzi di rose rosse. Erano a terra, sul davanzale della finestra, sulla scrivania... mentre al centro della stanza si posava un peluche a forma di cagnolino ed una sorta di lettera sotto di esso. Guardavo la scena attonita, non riuscivo a credere che Harry fosse stato capace di fare tutto quello per... me.

La porta si spalancò improvvisamente però non facendo rumore, rilevando un Harry barcollante con in mano un vassoio. Quando il suo sguardò si alzò su di me strinse gli occhi in segno di dolore, gettando poi la testa all'indietro.

«Noooo! Sei già sveglia...» si lamentò, posando con cautela il vassoio sulle mie gambe e mostrando la sua composizione. Non era nulla di particolare, ma allo stesso tempo era tutto così perfetto. I pancakes erano divisi in due parti con sciroppo d'acero e frutti rossi proprio come piacevano a me, accompagnati da una spremuta di arancia e, chiaramente, una rosa.

«So che volevi un cane ma non puoi tenerlo al dormitorio, così ho pensato che nel frattempo potresti abbracciare lui» spiegò afferrando il peluche, che poi accarezzai con dolcezza. Dopo qualche minuto Harry mi passò anche quella famosa lettera, che mi costrinse ad aprire subito. Le parole erano messe in strofe, il titolo che portava era 'Only Angel' e guardai Harry interrogativa.

«Sarà la canzone che porterò al concorso, volevo che la leggessi prima di sentirla lì» sorrise delicatamente.

«Harry io non posso credere che tu abbia fatto tutto questo per me» mormorai sconvolta, le parole ancora mi mancavano. Notai il sorriso soddisfatto di Harry mentre osservava la mia espressione sorpresa e maledissi il momento in cui avevo anche solo pensato che il ragazzo non organizzasse niente per questo giorno.

«Buon San Valentino, amore» mormorò con voce delicata, facendo battere il mio cuore un po' più velocemente. Lo baciai d'improvviso, come il modo in cui lui sconvolgeva la mia vita. Senza chiedere il permesso. Senza esitare. Sconvolgendo tutto. Sconvolgendo me.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora