57 || 𝐒𝐇𝐄 𝐖𝐈𝐋𝐋 𝐁𝐄 𝐋𝐎𝐕𝐄𝐃

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Corsi via da quel luogo in cui Harry mi pregava di restare, inciampando molteplici volte nel vestito che avevo scelto con tanta cura per quella notte che doveva essere magica. O almeno così sperai fino all'ultimo.

Scansai le persone nei corridoi, le mie condizioni erano pietose e per questo motivo cercai in tutti i modi di coprire la mia faccia rigata dalle lacrime che scendevano incontrollate lungo il mio volto. Volevo arrivare il prima possibile in camera senza che nessuno dei miei amici mi vedesse, non avrei avuto la forza di dire altro. Inciampai un'altra volta nel vestito ma questa volta non fui fortunata come le precedenti, infatti caddi violentemente a terra. Fui abbastanza veloce da mettere le mani avanti, evitando di sbattere con la faccia ma fui sicura che avrebbe fatto comunque meno male di quello che stavo provando dentro di me.
Sentivo il mio cuore contorcersi dal dolore fino a farmi mancare il respiro, le mie tempie facevano male fino a farmi venire il capogiro, le mie gambe ormai non riuscivano a reggere più la pesantezza del mio corpo e le mie palpebre avrebbero voluto chiudersi solo per riaprirsi quando quest'incubo sarebbe finito.

Ma sarebbe davvero finito? Chi poteva darmi questa certezza? Chi poteva dirmi, effettivamente, se io fossi tornata ad essere quella di prima dopo Harry?

Ancora con le mani a terra ed il busto alzato, lasciai andare la testa e liberai il mio pianto disperato. Non volevo aiuto, non volevo niente in realtà. Mi sentivo spaesata ma più di tutto mi sentivo una bambina presa in giro, come quando alle elementari si prendeva in giro il bambino meno fortunato degli altri, che poi era oggetto di mille prese in giro. Sentii quella sensazione dopo tanto tempo, mi ero liberata di tutto questo da quando avevo lasciato la mia vecchia città... ed ora tornava tutto a causa dell'unica persona di cui mi fidavo ciecamente, dopo Judie.

Le mie lacrime cadevano sul pavimento beige dei corridoi, mentre la musica e le voci degli altri risuonavano lontani.

HARRY'S POV
Strizzai gli occhi in una smorfia di dolore nel momento in cui afferrai i miei capelli tra le dita. Eravamo arrivati al capolinea e forse questa era la cosa più difficile da dover ammettere a me stesso.

Entrambi avevamo tradito la fiducia dell'altro, iniziai però a pensare che tutto quello non sarebbe successo se avessi gestito le cose in un modo migliore. Sospirai debolmente quando sbloccai il cellulare per leggere il messaggio di Debby: ormai era diventata una sanguisuga, era come se non riuscisse a staccarsi da me e, per quanto io fossi contrario, l'idea di averla ai piedi non mi dispiaceva. Mi sentivo un tale stronzo, ma volevo la mia vendetta per quello che aveva fatto mesi e mesi prima. Volevo che riconoscesse quanto io fossi la persona giusta per lei a quel tempo e volevo che capisse quello che aveva perso, ma facendo così avevo trascurato l'unica persona che non mi avrebbe mai voltato le spalle. Me ne vergognavo, da morire. Non avrei voluto che Annabel sapesse questo mio lato così vile, così avevo preferito raccontare solo le cose a metà.

Avevo sbagliato tutto, l'avevo sempre fatto, ed ora non c'era più tempo per i giochi. Lessi il messaggio più di una volta, e capii -anche se troppo tardi- di mettere fine una volta per tutte a questa storia.
Gettai il diario sul sedile del passeggero una volta che entrai in macchina, poi l'accessi e partii a tutto gas verso la casa di Debby.
Nemmeno mi accorsi della radio accesa, collegata ad una stazione radio quasi sconosciuta ma che in quel momento stava passando una delle canzoni più belle della storia. La preferita di Annabel.

«Oh mio Dio! Alza, alza!» Annabel urlò battendo le mani. La guardai sconvolto, era sin troppo buffa. Annabel alzò gli occhi al cielo prima di borbottare qualcosa e, subito dopo, roteò il pulsante del volume della decappottabile in modo da alzare il volume.

«She Will Be Loved, una delle mie canzoni preferite!» esclamò entusiasta. Risi a quell'affermazione, aveva davvero buon gusto la ragazza. Con la coda dell'occhio la guardai cantare a squarciagola, nonostante la sua non-intonatura, mentre i suoi capelli venivano tirati indietro a causa del vento. Sorrisi quando pensai fosse la donna più bella del mondo e non mi vergognai di ammettere a me stesso che, pian piano, mi stavo davvero innamorando di quella ragazza.

«Questa potrai cantarla quando ci lasceremo» ridacchiò prendendomi in giro. Aggrottai le sopracciglia e la guardai per qualche millesimo di secondo.

«E perché mai dovremmo lasciarci?» domandai offeso. Lei fece spallucce con nonchalance.

«Magari ne trovi una più bella» scherzò ed io risi di gusto scuotendo la testa. Riportai l'attenzione sulla strada, ma con una mano accarezzai la mano che la ragazza aveva poggiato sulla sua coscia.

«Non ne troverò mai una più bella, Bel»

Deglutii con forza, spegnendo di colpo la radio. Avrei dovuto accorgermi dei suoi punti deboli. Quella frase, che mi parve tanto una presa in giro, in realtà nascondeva una triste verità che io non capii. Avrei potuto evitare tante cose, avrei dovuto darle delle spiegazioni ed ora saremmo stati insieme a ballare su quella pista, innamorati più che mai.

Perché, alla fine, amavo Annabel. Con tutto me stesso. Sembrava assurdo da dire, quasi non volevo ammetterlo a me stesso, ma i suoi occhi erano l'unica cosa che sognavo la notte ed il suo tocco sulla mia pelle era l'unica cosa che desideravo per stare bene. Non gliel'avevo mai detto, però, e ormai era fin troppo tardi.

Ciò non toglieva i suoi sbagli, aprire il mio diario quando aveva promesso di non farlo. Scossi la testa in disaccordo, com'eravamo arrivati a questo?

ANNABEL'S POV

Mi feci forza, avrei dovuto avere forza. Si erano fermati due ragazzi ma li avevo mandati dolcemente a quel paese, così loro andarono via senza farselo dire due volte.
Non sapevo se essere più arrabbiata o delusa, comunque sia mi alzai controvoglia e mi diressi verso la stanza. Il mio cellulare era posato ancora sul letto, quasi lo maledissi.

Mi guardai velocemente allo specchio, il mio aspetto era a dir poco orribile. Il mio mascara era del tutto sciolto sulle mie guance, il mio vestito ormai era stropicciato ed i miei capelli sembravano non avere più un senso. Tolsi con forza le scarpe che stavano torturando i miei piedi, poi mi costrinsi a lasciare andare anche quel vestito che trovavo così bello ma che non avrei più messo per non ricordare quella sera.

Mi diressi nel bagno, aprendo l'acqua della vasca. L'unica cosa da fare era un bagno caldo, nonostante la solitudine non mi facesse bene. Come potevo, però, rovinare la serata ai miei amici? Judie e Liam ormai avevano deciso di sposarsi -anche se tra qualche anno-, Niall e Sophie una coppia inaspettata ma che andavano forte e poi c'erano Louis e Jade. Sorrisi al loro pensiero, finalmente Louis aveva quello che si meritava: amore. Non potevo essere più felice per lui, ma poco dopo la mente iniziò a soffermarsi su di me.

Preferivo guardare e vivere la vita degli altri, così non avrei pensato alla mia. Non avrei pensato ad un padre di cui non riuscivo nemmeno più a ricordare il volto, di una madre che ormai non chiamava più da mesi, di un ragazzo per cui alla fine ero solo una seconda scelta.

Mi immersi nell'acqua sperando che il dolore passasse ma così non fu, anche quella volta mi illusi. Lo facevo sempre. Speravo sempre nel meglio, quando l'unica cosa che ricevevo era il peggio.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora