25 || 𝐏𝐄𝐑 𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐒𝐁𝐀𝐆𝐋𝐈𝐀𝐓𝐀

312 19 0
                                    

Anche quel giorno le lezioni furono massacranti, ancor di più dal momento che dovetti sorbirmi tutte le lamentele di Judie sulla pesantezza di esse

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Anche quel giorno le lezioni furono massacranti, ancor di più dal momento che dovetti sorbirmi tutte le lamentele di Judie sulla pesantezza di esse.
Erano passati due giorni dall'uscita con Harry, a causa dello studio non avevo avuto il tempo di restituirgli la maglia -che avevo anche accuratamente lavato- così avevo deciso di passarci proprio quel giorno.

Scesi dall'autobus tenendo il maglioncino verde tra le mani. Quel giorno il tempo era grigio, terribilmente cupo. Avrei mentito se avessi detto che il meteo non aveva alcun effetto su di me, mi ritrovavo a fare i conti con qualche sensazione negativa ogni volta che mi affacciavo alla finestra e constatavo che, ahimè, quel giorno non ci sarebbe stato nemmeno un raggio di sole.

Camminai per qualche metro prima di raggiungere il vialetto della casa dei ragazzi. Non sapevo come riuscissero a mantenere una casa, ma poi pensai al fatto che non fosse così grande come si poteva pensare vedendola da fuori. Ragionando su questi pensieri mi ritrovai di fronte la porta d'ingresso.

Erano le sei del pomeriggio, speravo almeno ci fosse Harry in casa quando tenni premuto il campanello. Aspettai qualche momento, tenendo stretto al petto il maglioncino e barcollando sui piedi, spingendomi avanti e indietro in uno strano movimento dovuto all'imbarazzo e all'attesa.

Iniziai a pensare sul serio che nessuno dei cinque ragazzi fosse in casa, così sbuffai delusa e mi voltai per andare via. Avrei dovuto camminare fino ai dormitori perché non ci sarebbero stati più autobus a causa di uno strano sciopero. Come sempre, il tempo riusciva a rovinare ancor di più la mia giornata.

«Annabel!» mi bloccai sul posto quando una voce alle mie spalle mi richiamò. Il mio corpo si voltò quasi automaticamente a quel suono, mentre la figura di Louis sorridente era sull'entrata, mantenendo la porta. Mi avvicinai a passo svelto verso il ragazzo, felice di trovare qualcuno in casa.

«Ciao Louis, c'è Harry? Dovrei ridargli questa maglia...» annunciai alzandola per spiegarmi meglio, prima di sorridergli dolcemente. Forse, la giornata poteva essere svoltata.

«Non lo so, sono tornato proprio qualche minuto fa ma puoi andare di là e controllare tu stessa» Louis fece un passo indietro per darmi lo spazio per entrare e così feci, ringraziandolo un'ultima volta per poi ricevere un sorriso da parte sua. Dal suo sguardo stanco, immaginavo avesse fatto il turno al bar.

Mi incamminai lungo il corridoio buio, incupito a causa del maltempo. Quasi tutte le stanze erano chiuse o socchiuse, sentivo ancora i rumori proveniente dalla cucina a causa di Louis ma nulla mi riusciva a far capire se effettivamente Harry fosse in casa o meno. Finalmente, dopo momenti a pensare a cosa dire e come comportarmi con il ragazzo, arrivai davanti la sua stanza chiaramente chiusa. Presi un respiro profondo, poi mi convinsi a battere due volte le nocche della mano destra contro il legno della porta. Sentii un tonfo e il mio battito cardiaco iniziò ad accelerare improvvisamente, pochi secondi mi separavano da lui e non seppi perché ma mi sentii una tale stupida.

«Louis cazzo quante volte ti devo dire che—» Harry urlò da dietro la porta prima di spalancarla e bloccarsi non appena la mia figura incontrò la sua. Era a petto nudo, i suoi tatuaggi marcavano con forza la sua pelle chiara, mentre i suoi soliti skinny jeans ora avevano la zip aperta e la cintura completamente slacciata. Il ragazzo sgranò gli occhi, i suoi capelli non avevano un senso, le sue labbra schiuse erano pericolosamente rosse e la consapevolezza che quella fosse una situazione forse troppo dolorosa per me iniziava a farsi spazio dentro la mia mente.

«Harry, chi è?» una voce squillante, quella voce squillante, riecheggiò nella stanza prima che i miei occhi sorpassassero il ragazzo solo per vedere la persona dietro di lui. Helena avanzava a piccoli passi indecisi verso la porta, cercando di coprirsi il più possibile il suo seno fasciato dal reggiseno. Le mie gote diventarono più calde a quella visione, sentendomi schifosamente fuori luogo. Scossi di poco la testa per riportare l'attenzione sul ragazzo e, eventualmente, scappare via il più possibile.

«I-io— ecco volevo ridarti questa, grazie per avermela prestata» balbettai in imbarazzo, mentre le mie mani porgevano già la maglia verso di lui. Non fissai il suo sguardo mortificato, non sapevo nemmeno perché lo avesse.

«Non c'è bisogno di lavarla, l'ho già fatto io» tagliai corto, dando un'ultima occhiata alla ragazza dai capelli biondo cenere. Annuii un'ultima volta debolmente sotto gli occhi attenti del ragazzo.

«Ora vado» mormorai dopo il suo silenzio, prima di salutare e correre via per il corridoio. Un lampo illuminò il corridoio e tremai dalla paura per il forte boato, subito dopo una pioggia fitta iniziò a cadere sulla città. Camminai a passo svelto, superando la cucina per sfuggire allo sguardo di Louis ma così non fu.

«Annabel!» Louis esclamò uscendo dalla cucina, seguito da un 'vai già via?'. Annuii distrattamente aprendo la porta.

«Sì io— ho un impegno ecco» cercai di fingere un sorriso quando fui costretta a guardarlo in faccia. Subito dopo, però, uscii da quella casa per paura che Harry potesse raggiungermi per dirmi qualcosa. Sapevo benissimo che non avrebbe detto niente, alla fine non c'era nulla da spiegare, non eravamo nemmeno amici, ma qualcosa in me ci sperava fortemente.

«Vieni qui, ti accompagno» Louis afferrò il giubbotto raggiungendomi, prima di chiudersi la porta alle spalle. Cercai di ripararmi come meglio potei con la borsa, ma la pioggia era troppa per restare immuni dal bagnarsi. Corremmo verso la macchina mentre un altro lampo illuminò la città e pensai che la mia meteoropatia non sarebbe mai guarita: ogni volta che il tempo era grigio, lo ero automaticamente anche io. Non importava dove fossi, né con chi fossi,
ci sarebbe sempre stato qualcosa che avrebbe inevitabilmente rovinato il mio amore.

Salii in macchina frettolosamente, sfregandomi le mani a causa di quel freddo inaspettato che ora mi faceva rabbrividire, poi guardai un'ultima volta le finestre della casa. Pensai ad Harry ed Helena, a cosa avessi interrotto, a quello che sarebbe successo dopo. Pensai che, alla fine, forse Harry era proprio come si descriveva, forse era davvero senza speranze. Forse alla sua apatia si erano abituati tutti, ma non me. Morsi l'interno del mio labbro inferiore, cercando di trattenere il magone che si era formato ripensando alla scena umiliante di qualche minuto prima.

«Allora, cosa mi racconti?» Louis parlò tranquillo quando partì e ci immettemmo sulla strada. Capii che sì, ero stata terribilmente brava a fingere fosse tutto ok, e così avrei dovuto continuare.

«Ehy, senti qua! Ho sentito che ad Halloween si darà una mega festa al Bandos, tutti mascherati! Cristo, dovremmo andare!» esclamò entusiasta prima di suonare il clacson completamente preso dall'emozione. Così risi di gusto, sciacquando via quel senso di pesantezza che si era appoggiato sul mio cuore. Continuai a sorridere mentre ascoltavo Louis parlare e parlare del suo possibile travestimento da Spiderman, e pensai fossi davvero fortunata ad averlo come amico.

Pensai che, per ogni azione sbagliata di Harry, ce ne fosse sempre una giusta di Louis.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora