4 || 𝐒𝐈𝐆𝐀𝐑𝐄𝐓𝐓𝐄

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𝐒𝐈𝐆𝐀𝐑𝐄𝐓𝐓𝐄

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𝐒𝐈𝐆𝐀𝐑𝐄𝐓𝐓𝐄

«Sana e salva» dichiarò Harry non appena misi piede sull'asfalto. Quasi non mi sembrò vero. Il viaggio era stato... veloce ma terribilmente interessante e rilassante.

«Ci sono già gli altri?» Domandai alzandomi sulle punte per vedere tra la folla che aspettava fuori il locale. Avremmo dovuto fare davvero tutta quella fila?

«Non credo, al massimo solo Liam che corre come un pazzo» dichiarò prendendo la giacca e chiudendo la decappottabile.

«Ah quindi ce ne sono di peggiori» costatai quasi tra me e me, nonostante Harry avesse sentito.

«Pensavo fossi una ribelle» parlò con una sigaretta tra le labbra mentre l'accendeva e poneva una mano davanti ad essa per non permettere al vento di spegnere la fiamma dell'accendino. I suoi occhi erano quasi socchiusi. Sospirai.

«Non propriamente una ribelle, ma preferirei vivere un altro paio di anni» annunciai sarcastica e non era proprio una bugia. Anzi, non lo era per niente. Harry inspirò il fumo della sigaretta per poi gettarlo fuori, poi si poggiò piano sulla sua adorata macchina.

«Non mi hai ancora detto se la porti all'università» mi strinsi nelle spalle, guardando il riccio. Si girò verso di me con stupore, sembrava non avesse mai incontrato una ragazza così logorroica. Sbuffò scocciato.

«No» tagliò corto «e ora finiamola qua, sono arrivati gli altri» mi sorpassò non appena le macchine di Louis e Sophie fecero capolino nel parcheggio del Bandos. Niall urlava come un pazzo, con il suo solito cappello bianco con la visiera rivolta al contrario.

«Ma che cazzo c'hai da urlare?» Harry urlò di rimando, mentre guardava Niall delirare in macchina.

«Amico, credo abbia bevuto una birra di troppo» una volta sceso dalla macchina, Louis si avvicinò ad Harry per risponderlo e gli mise una mano sulla sua spalla.

«Stasera ci divertiremo un casino!» Niall uscì finalmente dalla macchina, esultando nemmeno stesse allo stadio. Guardai Louis e Harry ridere di gusto e non potei fare a meno di farlo anche io.

«Smettila di fare il cretino prima ancora di entrare e vedi di non vomitare, non ti manterrò di nuovo la testa come due femminucce!» Louis parlò, facendo una mezza ramanzina a Niall.

«Attento stronzo che ti vomiterò direttamente addosso» rispose il biondo, ridendo poi di gusto. Iniziavo a credere che tra loro fosse proprio così, un'amicizia basata su insulti e prese per il culo ma anche sull'esserci nel momento del bisogno.

«Non ce ne pentiremo» quando Judie mi prese sotto braccio, parlò. Mi era mancata in questo poco tempo che era stata lontana.

«Cosa dice Harry?» Domandò poi, avviandoci verso l'entrata.

«Cosa dovrebbe dire? Non riesco a decifrarlo» dichiarai, guardando dalla parte del riccio che intanto finiva la sigaretta e la gettava a terra.
Rivolsi subito lo sguardo a Judie quando mi accorsi che si voltò verso di noi. Avevo appena fatto la seconda figura in una sera. La mia amica scosse la testa, ripetendo per l'ennesima volta che ci fosse qualcosa in quel ragazzo che non la convinceva per niente.

Entrammo nel locale passando tutta la fila, le conoscenze di Louis erano infinite a quanto pare.

«Ragazzi, stasera vi voglio più attivi di sempre, inauguriamo questa cazzo di festa!» Urlò Louis appena entrati in pista. Risi di gusto quando vidi la faccia sconcertata di Liam, che continuava a ripetere di non volersi far riconoscere. Pensai che, probabilmente, se avesse voluto questo non avrebbe dovuto presentarsi proprio dal momento che tutto il gruppo iniziò a fare baldoria sin da subito.

Dopo due drink la mia testa girava già leggermente, ma non avevo nessun senso di nausea. Mi dissi di non prendere nessun altro drink e mi chiesi più volte come Judie riuscisse ancora a ballare dopo tre ore in quella bolgia. Il caldo era estremo, i corpi erano attaccati e le gocce di sudore scendevano dalla fronte dei ragazzi.

«Io esco a fumare» urlai nell'orecchio di Judie, che intanto ballava insieme a Niall, completamente andato. Annuì semplicemente e mi chiesi se davvero avesse capito, ma me ne fregai. Sorrisi nel vederla divertirsi, meritava il meglio.

Mi feci spazio tra i corpi, anche con qualche spintone. La mia non-troppa-altezza non mi permetteva di sovrastare gli altri, nè di farmi notare come si deve. Quando finalmente arrivai all'uscita di emergenza, spinsi la porta per ritrovarmi nel retro del locale, completamente deserto. Si sentiva solo la musica rimbombare nel locale e le urla del DJ. Una folata di vento fece scompigliare i miei capelli umidi. Sì, quella sera sicuramente avrei preso un raffreddore forte. Afferrai la sigaretta dalla tasca, portandola poi vicino la bocca e accendendola.

«Allora sei proprio una ribelle, vedo» una voce mi fece scattare indietro, quasi facendo cadere dalla mia bocca la sigaretta appena iniziata. Mi girai velocemente alla mia destra per accorgermi di Harry, seduto su un gradito di pietra mentre fumava. A quanto pare avevamo avuto la stessa pensata. Alzai gli occhi al cielo.

«Sei sorpreso?» Ripresi la sua domanda, fatta qualche ora prima a proposito della sua macchina rigorosamente vintage. Una risata beffarda uscì dalla sue labbra.

«Non che mi interessi» dichiarò, voltando lo sguardo per guardare le macchine del parcheggio. Decisi di ignorarlo, non avevo per niente voglia di litigare, almeno non con un tipo così strano. Inoltre, volevo tenermi stretta tutta la comitiva.

«Come vuoi» cantilenai, sedendomi anche io sul gradino, stavolta quello di marmo, posto proprio dopo l'uscita. Sì, volevo essergli completamente indifferente.

«Cosa ci fa una come te qua?» Domandò d'un tratto, quando buttò fuori una piccola nuvola di fumo. Lo guardai scettica, Harry scrutava ancora le macchine, non degnandomi di uno sguardo. Patetico, pensai.

«Studio, mi sembra ovvio» feci spallucce e portai di nuovo la sigaretta alla mia bocca per fare un altro tiro.

«Ma certo, capitan ovvio» Harry lanciò gli occhi al cielo, pronunciando quelle parole con tono sarcastico «intendo come mai hai scelto proprio quest'università» incalzò. Ci pensai qualche secondo: era lo stesso Harry a cui davano fastidio le persone chiacchierone e adesso, qualche ora dopo, stava cercando di intraprendere una conversazione? Il mistero dietro il comportamento di quel ragazzo mi lasciava spiazzata sempre di più.

«Va bene, lascia stare» sbuffò spegnendo la sigaretta sul muro. Eccone un altro. Un altro sbalzo d'umore.

«È una buona università per fare Psicologia» dichiarai semplicemente, guardando i suoi movimenti «e forse perché volevo allontanarmi da casa semplicemente, vivere la mia vita a modo mio». Harry semplicemente annuì, grattandosi poi sotto il mento.

«Tu cosa fai?» Incalzai, e quasi ebbi paura della sua risposta. Ma arrivò. Nonostante tutto, arrivò.

«Architettura» esordì sbuffando «ma non sono sicuro sia la mia strada».

Annuì semplicemente, i suoi sbalzi d'umore mi destabilizzavano e non sapevo mai dove poter arrivare. A quale punto. La nostra conversazione venne interrotta qualche secondo dopo dalla porta che si spalancò. Feci un balzo in avanti per non essere presa in pieno.

«Ragazzi, dobbiamo andare» Judie parlò con affanno «Niall ha letteralmente vomitato addosso ad uno, lui voleva picchiarlo e quindi— vabbè, ci stanno buttando fuori quindi muovete il culo!» Esclamò rientrando subito velocemente.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora