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«Io— io devo andare in bagno» balbettai con la gola secca, prima di alzarmi velocemente e dirigermi verso il bagno. Effettivamente non seppi nemmeno con chi avessi parlato dal momento che nessuno aveva prestato attenzione alla mia frase. Avevo bisogno d'aria, questo era sicuro, avevo bisogno di allontanarmi da quella pressione che gli occhi di Harry stavano mettendo su di me.
A passo spedito percorsi il lungo corridoio dove si trovavano le camere dei ragazzi, o almeno così presumevo, fino a svoltare sulla sinistra ed entrare finalmente nel bagno. Chiusi la porta dietro le mie spalle e mi ritrovai col fiatone senza un apparente motivo. Deglutii con la testa poggiata alla porta, cercando di regolarizzare il battito che aveva iniziato ad accelerare inesorabilmente da quando lo sguardo severo di Harry si era agganciati al mio.
Presi un altro respiro, prima di spingermi contro la porta per arrivare verso il lavandino. Mi bagnai i polsi con l'acqua fresca prima di alzare lo sguardo verso lo specchio e controllare la mia cera. Non sapevo perché avessi avuto quella reazione, alla fine il ragazzo non aveva fatto nulla di diverso dalle altre volte. Mi era già capitato di trovare Harry intento a fissarmi, ma quella sera qualcosa nei suoi occhi era diverso. Era come se entrambi ci volessimo terribilmente, ammettendolo solo con lo sguardo.
Mi lasciai andare in un sospiro prima di abbassare la maniglia della porta e uscire dal bagno. Non ero ancora pronta ad incontrare quegli occhi verdi così pieni di lussuria, mistero e tanto altro che a me ancora sembrava essere sconosciuto. Camminavo lentamente nel corridoio buio, solo una luca fioca proveniva da una stanza con la porta completamente spalancata. Mi avvicinai lentamente alla soglia di essa, poggiando una mano sullo stipite e ammirando l'interno. C'erano alcuni poster di band famose come i Queen, AC/DC ma anche David Bowie, Stevie Nicks e tanti altri. Il letto a due piazze era coperto da un piumone bianco, en pendant con i cuscini. Lo scaffale che affiancava il comò era colmo di vinili che non riuscivo a vedere a causa del buio, ma capii che i colori prevalenti della stanza fossero il nero e il bianco. La scrivania, rigorosamente nera, era illuminata da una lampada poggiata su di essa puntata su un diario aperto. Assottigliai gli occhi per arrivare a vedere i dettagli, ma mi fu quasi impossibile. Riuscii a capire però, grazie ad una foto sul comodino, si trattasse della stanza di Harry. Feci qualche passo in avanti per ammirare la foto incorniciata: Harry era sorridente insieme ad altre due donne ed un uomo. Tutti si assomigliavano terribilmente, soprattutto per il sorriso, mentre i loro occhi erano colmi di gioia. Giurai di non aver mai visto Harry così felice e così sorrisi vedendo quella foto, accarezzandola leggermente con i polpastrelli.
«Cosa stai facendo?» una voce tuonò dietro di me, facendomi salire il cuore in gola. Sobbalzai di poco prima di girarmi di scatto.
«Io—- io dovevo andare in bagno e—»
«Credo tu sappia benissimo il bagno dove si trovi» Harry parlò serio a qualche passo da me «non ti hanno detto che non si entra nelle stanze altrui senza permesso?» il suo sopracciglio si alzò vertiginosamente mentre serrava la mascella.
«Hai ragione Har—» cercai di giustificarmi in qualche modo, la realtà invece era che ero stata colta sul fatto e quello che stavo facendo era assolutamente sbagliato. Molti rimproveravano la mia assurda curiosità, ma io la trovavo semplicemente una mia caratteristica che non avrei mai potuto eliminare.
«Hai letto qualcosa?» tagliò corto. Feci un passo indietro confusa.
«Di che parli?» mormorai dopo aver aggrottato le sopracciglia. Harry spostò lo sguardo dietro di me, verso la scrivania, poi tornò su di me.
«Il diario,» annunciò mentre con il mento accennava nella sua direzione «hai letto quello che c'era scritto?» tuonò scocciato. Scossi la testa silenziosamente, la mia vergogna era al limite. Non ero spaventata, non vedevo Harry come una persona potenzialmente pericolosa, ma d'altro canto non lo conoscevo davvero.
«No» risposi in un sussurro. Harry gettò l'aria dal naso spazientito, mentre riponeva le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
«Non voglio che nessuno si avvicini ad esso, mi hai capito?» il suo sguardo tagliente non lasciava il mio volto mentre il mio cuore batteva all'impazzata. Mi morsi il labbro fino a che non provai dolore, poi risposi.
«Allora non dovresti lasciarlo così incustodito» parlai ovvia. Harry accusò il colpo, perché si raddrizzò con la schiena, prima di guardarmi con la fronte corrugata.
«Già, ma questa è camera mia, Annabel, non pensavo che qualcuno fosse così audace da entrare e farsi i fatti miei» e, a quelle parole, non potei fare altro che mordermi il labbro inferiore con frustrazione. Mi guardai intorno per qualche momento, in imbarazzo.
«Si vede che ti piace la musica» notai guardando i vinili riposti sullo scaffale. Harry sbuffò una risata in risposta, ma niente di più. D'altronde, non che mi aspettassi altro.
«Da dove viene la tua passione per la musica?» domandai in seguito, voltandomi verso di lui con curiosità. Scrollò le spalle quando iniziò a parlare, sviando il mio sguardo il più possibile.
«Non lo so, immagino di averla avuta sin da piccolo» si limitò a dire ed odiai come stesse cercando in tutti i modi di dileguarsi il prima possibile.
«Quella è la tua famiglia?» indicai la fotografia che stavo fissando fino a pochi minuti prima. Guardai il corpo di Harry rispondere in modo strano, mentre la sua testa si mosse in un cenno d'assenso.
«Smettila con le domande, Annabel» mi ammonì subito dopo con aria severa. I suoi occhi, più scuri del solito, mi guardavano intensamente mentre le sue sopracciglia erano corrugate, le sue labbra erano strette in una linea. Tirai un forte sospiro alla sua acidità e mi chiesi cosa ci fosse in lui che andava.
«Perché ti comporti così, Harry?» sbottai quindi, al limite della pazienza. Il sopracciglio di Harry si alzò per creare un'espressione scettica sul volto del ragazzo.
«Prima sei un tale stronzo, poi mi prendi in giro, cambi totalmente e diventi carino con me, poi alla fine torniamo alla realtà e mi ignori completamente!» parlai senza sosta e senza freni. Mi accorsi forse troppo tardi che il tono della mia voce si fosse alzato sempre di più, ma decisi di non dargli peso, sicura che gli altri non ci avrebbero sentito a causa della confusione che i loro discorsi stavano creando.
«Dove vuoi arrivare, Annabel?» Harry parlò lentamente. Dalla voce e la sua incrinazione si capiva chiaramente fosse scocciato, quasi infastidito. Non a caso portò le sue mani ai fianchi mentre mi guardava aspettando una risposta.
«Prima sembra che tu voglia avvicinarti a me, poi mi allontani come se tra noi non fosse successo nulla in questi giorni» parlai con imbarazzo, mentre le mie mani già iniziavano a bagnarsi dal sudore e il cuore iniziava a battere più velocemente senza un perché. Harry alzò entrambe le sopracciglia, aprendo di poco la bocca in completo shock, poi si lasciò scappare una risata. Io, invece, non ci trovai nulla di divertente.
«Non è successo niente tra di noi, Annabel. Sono stati giorni piacevoli, ci siamo divertiti, siamo stati un po' più insieme, ma niente di più. Parli come se tra noi ci fosse stato realmente qualcosa, smettila di vivere nel mondo della favole o ti farai del male» scosse la testa divertito e questo non fece altro che farmi arrivare il cuore alla gola. Mi sentivo esposta, messa in ridicolo davanti a tutti nonostante fossimo da soli in quella stanza buia come l'anima del ragazzo di fronte a me. Trattenni delle inutili lacrime mentre annuii col capo e, senza dire altro, lo sorpassai per raggiungere i miei amici nell'altra stanza.