«Cristo» Harry si lamentò a denti stretti, mentre ripulivo la leggera ferita che aveva sullo zigomo.«Devi avere un po' di pazienza, Harry» annunciai premurosa. Eravamo nel bagno della stanza di Harry, tutti gli altri erano già nelle loro camere. Erano passate due ore, dopo la sfuriata di Louis contro Bianca fummo costretti a trascinarlo in casa prima che non rispondesse delle sue stesse azioni e fu la prima volta che il carattere di Louis mi spaventò davvero. Entrammo a casa silenziosamente, nessuno osava aprire bocca.
Judie era sconvolta, era diventata fin troppo silenziosa e i piani di quella serata probabilmente non si erano rivelati quelli sperati. Nemmeno io, ad inizio serata, avrei mai immaginato di ritrovarmi alle due del mattino nel bagno di Harry mentre gli medicavo una ferita, seppure superficiale.
«Mi raccomando, ora cerca di non toccarti» gli raccomandai una volta aver attaccato bene il piccolo cerotto. Lo sentii sospirare rumorosamente quando mi allontani di poco per posare i cerotti e la crema nella valigetta medica che avevo poggiato poco prima sul lavabo, mentre il ragazzo era seduto sul water e scrutava ogni mio movimento.
«Mi dispiace tu abbia dovuto vedere questa parte di me» biascicò colpevole. La luce fredda del bagno illuminava la sua faccia, mentre piccole ciocche di capelli gli coprivano alcuni punti del viso. Il suo sguardo era puntato sulle sue mani, si era sporto leggermente in avanti in modo da potersi poggiare sulla ginocchia. Io, dal mio canto, non potei fare altro che sospirare. Mi avvicinai a lui lentamente, prima di abbassarmi sulle ginocchia e posare le mie mani sulle sue braccia. Cercai un contatto visivo che purtroppo non ricevetti mai, così mi decisi a parlare.
«Va tutto bene, Harry» cercai di rassicurarlo il più possibile, ma il movimento della sua testa mi fece capire il contrario.
«No, non va bene un cazzo» dichiarò a denti stretti, finalmente il suo sguardo venne riportato sul mio viso, i suoi occhi erano incastrati ai miei e potevo vedere le sue pupille dilatate «io non sono così, mi sono ripromesso di non essere più così! Ho smesso con questa roba tempo fa, la odio... ma se la stavano prendendo con Louis e io— non potevo stare a guardare». La sua espressione era terribilmente sconcertata mentre si prendeva la testa tra i capelli, mi chiesi con quale ricordo stesse combattendo in quel momento.
«Se io continuo così, lei non mi vorrà più!» esclamò frustrato. Fui costretta a prendergli il viso tra le mani e sperai vivamente che qualcuno non si fosse svegliato a causa del tono di voce troppo alto da parte del ragazzo.
«Di chi stai parlando Harry? Cosa succede?» domandai confusa. Persi di vista gli occhi di Harry, che vagavano ovunque tranne che sulla mia faccia. Vederlo così spaesato era qualcosa che portava in me un senso di angoscia e di ansia che non avrei saputo spiegare meglio e che, probabilmente, nessuno sarebbe riuscito mai a capire senza averlo provato.
Il ragazzo si alzò velocemente dalla tazza del water, sorpassandomi e dirigendosi a passo svelto verso la camera. Si spogliò silenziosamente, mettendosi il pigiama il più in fretta possibile per poi seguirmi sul letto dove io, intanto, già mi ero sdraiata. Studiavo ogni suo movimento, ogni sua espressione, eppure riusciva ad essere così evasivo da non far trapelare nulla. Harry sapeva benissimo, però, che non ero il tipo che lasciava perdere le cose senza prima aver fatto le dovute domande.
«Harry,» lo richiamai nel buio della notte, cosa che accentuava solo di più la mia ansia. Lui rispose con un suono gutturale, giusto per farmi capire che mi stesse ascoltando. Mi leccai le labbra pensando a cosa dire effettivamente, e quasi mi vergognai.
«Mi puoi abbracciare? Lo sai che ho paura del buio» annunciai con voce flebile. Il ragazzo riccio si voltò verso di me lentamente, prima di sospirare sconfitto e aprire le sue braccia.
«Vieni qui, ragazzina» mormorò con dolcezza mentre io mi accoccolavo già sul suo petto. Mi sentii improvvisamente al sicuro e mi sorpresi quando mi resi conto che quello fosse semplicemente un abbraccio. Le sue braccia forti, però, sembravano essere stata create proprio per cingere il mio piccolo corpo. Così chiusi gli occhi, nella speranza di potermi addormentare presto.
«Annabel» la voce bassa e roca di Harry mi costrinse ad aprire gli occhi quando il mio nome uscì dalla sua bocca. Sollevai di poco la testa dal suo petto, poi mi voltai delicatamente verso di lui.
«Secondo te sono una cattiva persona?» ed il mio cuore, non seppi come o perché, si spezzò in mille piccoli pezzettini. Restai a bocca aperta qualche secondo mentre gli occhi di Harry mi guardavano con tristezza.
«Hai i tuoi difetti, Harry, come ogni essere umano» dichiarai seria «ti sto conoscendo per la persona che sei veramente, sei tutto ma non una cattiva persona» e accarezzai la sua guancia con dolcezza. Harry inclinò la testa di poco verso la mia mano per pressare ancora di più la sua pelle con la mia, i suoi occhi intanto penetravano ancora i miei con cautela.
«Allora perché mia madre ha preferito dimenticare di avere un figlio?» la buttò lì, senza preavviso, lasciandomi completamente esterrefatta davanti a quella domanda che, seppur retorica, sembrava così inaspettata.
«Harry...» soffiai semplicemente, prima che lui scuotesse la testa.
«Non è questo il momento di parlarne, non avrei dovuto farti questa domanda» annunciò sicuro. Gli presi il viso tra le mani quando mi avvicinai ancora di più a lui, costringendolo a guardarmi negli occhi.
«Io ci sarò quando vorrai parlarne, sarò sempre pronta ad ascoltarti» lo informai seria «non pensare nemmeno per un secondo che i tuoi pensieri non debbano essere detti, o che mi diano fastidio. Ci sono Harry, sono qui».
Cercai di essere il più convincente possibile, tutto ciò che avrei voluto fare sarebbe stato prendermi cura di quel ragazzo dall'animo così tormentato e non per causa sua, questo era ciò che avevo chiaramente capito dopo le dichiarazioni di quella sera.Harry spostò di poco lo sguardo per fare attenzione alla ciocca di capelli caduta davanti ai miei occhi, ciocca che poi fu riposta dietro al mio orecchio grazie alle sue dita sottili. Il suo tocco su di me era così delicato da farmi rilassare all'istante, anche quando con delicatezza pressò le sue labbra tra le mie. Anche quando mi augurò la buonanotte dandomi un ultimo bacio sui capelli. Anche quando mi fece accoccolare sul suo petto, cingendomi la vita con un braccio. Anche quando con cura aggiustò il piumone sopra di me per cercarmi di non farmi sentire il freddo di quell'inverno.
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𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.
FanfictionSei ancora l'unica. Sei unica, in tutto ciò che fai, e sempre lo sarai. [...] Amarmi è una partita persa dal principio.