08. 24. 3362 - 10:49am

33 3 0
                                    

All'età di trent'anni Cosme era scappato via da New York. Non era stata una scelta semplice, tanto che per convincersi a seguire i suoi compagni erano stati necessari mesi interi di lunghe riflessioni, ma alla fine si era lasciato trascinare via dalla casa natale, convinto nel profondo di inseguire un sogno, quando, invece, stava solo scappando da dei sentimenti impossibili da coronare.

Los Angeles, infatti, era subito apparsa davanti ai suoi occhi identica alla gabbia da cui pensava di essersi liberato – stessi palazzi, stessa pioggia, stesso tumulto, stesse incombenze... anche se dettate da uno zio dalla mente più aperta di quella di suo padre –, tanto da averlo portato ad accarezzare più di una volta l'idea di tornare indietro e lasciare perdere tutto. Sapere che un simile gesto avrebbe comportato affrontare ciò che aveva abbandonato, ciò a cui non poteva sopravvivere, l'aveva fatto desistere e spinto a impegnarsi con anima e corpo nel progetto politico in cui si era trovato invischiato. Col passare degli anni le ferite si erano rimarginate, sostituite da un nuovo fervore e una voglia di vivere che, nell'esagerazione della gioventù, pensava di aver perso per sempre, ma la strisciante sensazione di codardia non l'aveva mai abbandonato.

Anche in quel momento, mentre gli venivano consegnati i pochi averi portati con sé dalla Terra, non poteva fare a meno di pensare a quanto gli sarebbe piaciuto poter fuggire di nuovo, evitando così di affrontare i problemi che affioravano davanti ai suoi occhi. D'altro canto, però, sapeva bene che scappare non avrebbe affatto limato il senso di colpa, ma che, anzi, l'avrebbe acuito e gli avrebbe impedito di continuare a vivere. In più, dove mai avrebbe potuto fuggire?

"Allora, è pronto a vedere com'è la colonia?" gli chiese Ma Wen con tono allegro, appoggiando le mani sui fianchi fasciati da dei jeans e aprendosi in un sorriso luminoso. "Ammetto che a una prima occhiata potrebbe non apparire più di tanto esaltante, ma pensando a tutte le possibilità che si porta dietro..." Si portò le mani vicino alle tempie, per poi allontanarle stendendo nel mentre le dita. "Il cervello sembra quasi voler esplodere."

Cosme si lasciò sfuggire un sorriso divertito, contagiato anche solo per un attimo dall'entusiasmo della donna che, con un gesto fluido, aprì le porte dell'ospedale per lasciarlo scivolare fuori sotto la calda luce del sole estivo. Schermandosi gli occhi con la mano, l'uomo avanzò di qualche passo sulla strada sterrata, subito affiancato da Ma Wen che sibilò qualcosa d'incomprensibile tra i denti.

"C'è qualche problema?" le chiese, beandosi del sottile alito di vento che fece oscillare la distesa d'erba che si srotolava su entrambi i fianchi del camminamento. Il rivolo di sudore che gli corse sulla schiena, però, gli fece storcere il naso.

"Nulla di terribile..." replicò lei, allontanando i pensieri superflui con un gesto della mano. "Piuttosto, mi dispiace sia costretto a camminare. Le penuria di carburante inizia a farsi sentire, purtroppo."

"Non c'è alcun problema: sgranchirmi le gambe mi farà solo bene." Cosme le sorrise cauto, con un borsone in mano e uno zaino sulle spalle, incerto se chiederle di spiegargli cosa intendesse con l'ultima frase; il volto appena incupito di Ma Wen, però, lo fece desistere da qualsiasi tentativo, portandolo a pensare che avrebbe potuto invitarla a continuare il discorso in un momento successivo e più tranquillo. "Quindi..." esordì, facendo un cenno verso la collina su cui la strada s'inerpicava. "Com'è strutturata la colonia?"

La donna si costrinse a rilassare il volto, aiutandosi con un respiro profondo che le fece alzare il petto. "Da sopra la collina le sarà tutto molto chiaro" rispose, per poi allungare il passo. "Certo, non si aspetti di trovarsi davanti agli occhi una metropoli come quelle terrestri."

"Se fosse tale e quale a Los Angeles, si fidi che ne rimarrei molto deluso."

Ma Wen si lasciò sfuggire una risata, riacquistando definitivamente il buon umore con cui l'aveva accolto all'ospedale. "Allora il nostro piccolo insediamento dovrebbe piacerle" constatò. "Per ora è solo il nucleo, la cellula madre... ma è la migliore."

Gli esuli delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora