Nei primi mesi trascorsi su τ Ceti f, Lydia non si era curata più di tanto di esplorare i dintorni. Era stata in città qualche volta ed era spesso tornata sulla spiaggia, sempre più incantata da quella distesa che non aveva mai avuto modo di osservare sulla Terra; eppure, non si era mai convinta a spostarsi verso l'interno, osservando il limitare del bosco che cingeva Negea con un vago senso di fastidio e inquietudine. In fondo, le uniche piante con cui aveva avuto a che fare a Los Angeles erano state soprattutto dei cactus, adorati da sua madre in quanto necessitavano di poco per sopravvivere, e qualche piccola pianta da appartamento floscia e di un verde spento.
Di conseguenza, quando Zack l'aveva invitata a salire in bicicletta e aveva prima imboccato la strada che conduceva all'ospedale, per poi proseguire lungo la salita che conduceva al bosco, per un attimo aveva desiderato abbandonarlo. Lui, però, sembrava aver percepito il suo nervosismo, tanto che si era fermato. "Se non ti va, posso sempre portarti all'università" le aveva detto, inclinando la testa di lato. "Dimmi solo cosa vuoi."
Lei aveva scosso il capo e, nonostante l'insicurezza, l'aveva invitato a procedere. "Mi fido di te."
Si era stretta al suo torso e aveva osservato il calare del sole dietro il fogliame. L'atmosfera si era fatta all'improvviso dorata, tanto che le era parso di poter respirare il colore stesso del cielo, infuocato dall'imminente tramonto; si era sentita in pace con se stessa, col cigolare delle ruote, unito al grattare della ghiaia e al leggero ronzare di qualche insetto, a far da sottofondo. Se solo avesse potuto vivere il resto della sua vita così, lontana da qualsiasi ricordo e dubbio, sarebbe stata felice.
L'incantesimo, però, si era rotto quando Zack si era fermato al limitare degli alberi. L'aveva invitata a scendere, per poi abbandonare la bicicletta sul bordo della strada, e aveva iniziato a camminare sull'orlo della collina, immerso nell'ultima polverosa luce del giorno. Non si erano rivolti alcuna parola, cosa che aveva permesso a Lydia di riflettere ancora su ciò che aveva scoperto nell'ora precedente, fino a quando Zack non si era fermato per sedersi sul prato, dove qualche foglia secca aveva crepitato sotto il suo corpo.
"Grazie" sussurrò Lydia, accomodandosi vicino a lui. Si mise a osservare come la tinta violacea del cielo andava a mischiarsi all'orizzonte col blu plumbeo del mare, nascondendo i confini tra l'uno e l'altro in un velo di nebbia lontana.
L'altro scrollò le spalle, per poi lasciarsi cadere supino a terra. "Cos'è successo?"
"Affari dello scorso millennio" mormorò lei, mordendosi il labbro e portando lo sguardo sulla punta delle scarpe da ginnastica. "Ho visto una persona che pensavo non avrei mai più rivisto e ho letto le parole di un'altra morta ormai da troppo tempo. Mi sono sentita trascinata indietro." Deglutì e si portò le gambe al petto, stringendosi in posizione fetale. Era tutto troppo da sopportare da sola, tanto che avrebbe solo voluto rimpicciolirsi fino a venir inglobata nel grumo di tristezza che le premeva nello sterno. "Provo sempre a fare un paio di passi avanti, ma alla fine continuo a scivolare indietro."
"Mettersi a frugare negli archivi non lo definirei il miglior modo per andare avanti" replicò Zack secco, portandola a girarsi verso di lui che, con le labbra piegate in un'espressione dura, osservava il cielo. "Così come fare lezione in università."
Lydia rimase in silenzio, non sapendo bene come replicare davanti alla fredda onestà dell'altro. Trovava difficile rispondere alle sue frecciatine per nulla nascoste, capaci di rivoltarle la testa e costringerla a pensare a tutti i perché che l'avevano portata a prendere determinate scelte. Provò ad aprire bocca, ma l'altro la interruppe.
"Più che altro, non riesco a capirne il motivo" disse, lanciandole un rapido sguardo che le mozzò il fiato. "Perché tutto questo masochismo?"
"Il sindaco..." si ritrovò a borbottare, mentre Zack alzava gli occhi al cielo e tornava a guardare da un'altra parte. "Insomma, è lui che mi ha dato lui l'incarico in università."
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Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...