C'era un detto, la cui nascita si perdeva tra le radici dell'umanità, che affermava che il tempo è in grado di guarire ogni ferita.
Per tutto il periodo in cui aveva vissuto sulla Terra Lydia non si era mai soffermata a pensare al significato di quelle poche parole, troppo presa a correre dietro alle ispirazioni improvvise di Matt e Roy, o a seguire le indicazioni di Cosme, o ancora a cercare di ricucire il rapporto sbrindellato con la sua famiglia. Aveva accolto i piccoli cambiamenti a suon di sbuffi, spesso chiedendosi come fosse stato possibile che la sua anima abitudinaria si fosse plasmata senza problemi attorno allo stile di vita propostole da Cosme; forse era stato per il senso di familiarità che le avevano fatto provare fin subito, Lucas il primo tra tutti ad accoglierla a braccia aperte e a farla sentire a casa.
Nella piccola camera che le avevano dato all'università, però, aveva avuto modo di scoprire quanto il tempo potesse in effetti diventare amico – anche in una situazione assurda quanto la sua. Le prime settimane non era riuscita a dormire, svegliandosi ogni notte col volto rigato dalle lacrime, le pareti spoglie ed estranee che non potevano darle alcun conforto; solo il rompicapo datole da Zack, poggiato sul comodino, riusciva a ricordarle che forse c'era qualcosa di buono pure lì, nonostante l'uomo non si fosse fatto più vedere. Col passare dei giorni le lacrime si erano affievolite, mutandosi in sogni amari capaci di stringerle la gola.
Anche le ore passate in compagnia degli storici l'avevano aiutata a tornare in sé. L'avevano ascoltata con interesse, confrontando le sue parole con quelle tramandate loro dai genitori e i nonni, e l'avevano aiutata a ricostruire ciò che aveva perso. Solo nel momento in cui erano iniziati gli interventi in università, però, si era di nuovo sentita utile, quasi fosse stata un pezzo che aveva ritrovato il giusto incastro. Non era stato semplice – i primi approcci si erano risolti con Lydia a sottolineare che, nonostante apparisse come una ragazza di ventidue, la sua folle età effettiva era di ben millecinquanta anni –, ma col passare dei giorni gli ingranaggi avevano preso a girare nel migliore dei modi; aveva trovato davanti a sé un pubblico attento, curioso, e la sua mente era stata in grado di sciogliere e analizzare alcuni eventi di vita passata che, all'epoca, le erano parsi mostruosi e senza senso. Forte delle ultime parole che Roy le aveva rivolto, parlava spesso degli androidi e dei robot.
"Ma sarebbero solo degli strumenti, no?"
Lydia osservò il ragazzo che le aveva posto la domanda, dallo sguardo carico di curiosità puntato su di lei. "In effetti sì" rispose, spostando la sua attenzione sulla piccola aula gremita. "Però, come ogni strumento, molto dipende dall'uso che se ne fa." Si morse il labbro, indecisa su cosa dire: una parte di lei non aspettava altro che parlare di Matt, ma il ricordo dell'avvertimento datole da James la frenava.
"Non riesco a capire quali sarebbero gli usi negativi" continuò intanto l'altro con un candore disarmante, un dito a grattare il naso all'insù. "Prendendo il nostro pianeta come esempio, potrebbero essere usati per le esplorazioni, oppure per i lavori più pesanti, o an..."
"Un mio caro amico è stato ucciso da un androide" disse Lydia, bloccandolo. Chiuse per un attimo gli occhi, ricordandosi le parole con cui Cosme, dopo che lei era corsa a raccontargli ciò che era accaduto con Roy, le aveva spiegato cosa temeva fosse successo a Matt. "A essere onesta, non è mai stato confermato, eppure era proprio la tipica azione di oppressione da livelli alti. Cosme stesso..."
Il rumore della porta che si apriva la costrinse a fermarsi, e gli occhi di nuovo aperti corsero a osservare il nuovo arrivato, impalato sulla soglia e col volto scarlatto a causa dell'imbarazzo. Lydia trattenne il respiro e un sorriso involontario le comparve sul volto, mentre Zack, con le gambe che gli tremavano e il viso puntato sul pavimento, andava a nascondersi in fondo all'aula.
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Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...