Le principali discussioni tra Roy e Cosme vertevano sulla musica e sulla politica.
Erano soprattutto le seconde che avevano plasmato il carattere di Roy, facendolo passare dal ragazzino ingenuo arrabbiato col mondo all'uomo dai forti ideali politici, capace di distinguere – o almeno così credeva – quali fossero le ingiustizie e i problemi che affliggevano la società. Per questo riteneva che il senso di fastidio e disgusto che provava quando doveva raggiungere Cosme nei suoi appartamenti derivasse da quella facoltà affinata nel corso degli anni; lo sfarzo e l'opulenza in cui erano immerse le sale lo mettevano sempre a disagio, facendolo sentire un provincialotto di poco conto, e da una simile sensazione scaturiva sempre, con un'inevitabilità assoluta, un rancore sordo, capace di fargli fischiare le orecchie. Camminava in mezzo a ciò che tutti gli abitanti dei livelli più bassi desideravano, eppure, al posto di ammirarlo, non poteva far a meno di provare disprezzo.
"Dunque, di cosa vuoi parlarmi?" gli chiese il vecchio, sedendosi dietro la sua scrivania in ciliegio e aggiustando meglio gli occhiali rotondi sul naso forte. Gli fece cenno di sedersi davanti a lui e Roy, dopo un attimo di esitazione, accolse il suo invito, schiarendosi la gola.
"Io..." iniziò esitante, con la mente che ancora oscillava tra l'idea o di addolcire l'amara verità, o di lasciarla correre senza freni. "Io ho deciso che non verrò con voi" concluse, abbracciando la seconda via. Rimase saldo davanti all'improvvisa espressione carica di delusione che gli lanciò il vecchio, tenendo i suoi occhi puntati in quelli dell'altro, blu nel nero.
Fu Cosme il primo a distogliere lo sguardo, e un sospiro stanco gli sfuggì dalle labbra mentre, con gesti lenti e meccanici, si toglieva gli occhiali e li puliva con un lembo della candida camicia indossata. "Per quale motivo?" chiese alla fine della procedura, inforcandoli di nuovo.
"Non posso piegarmi a qualcosa di così subdolo" rispose Roy, mordicchiandosi il labbro inferiore. "Non vedi come tutto questo nasce solo per poter assumere un controllo ancor più autoritario?" continuò, prendendo a ogni parola sempre più coraggio. "Si parla di colonie ideali, realtà in cui i soggetti meno mansueti si troveranno schiacciati e isolati dai propri compagni."
Cosme lo squadrò in silenzio e col volto piegato in un'espressione che Roy non riusciva a interpretare, tanto che si costrinse a riprendere il discorso iniziale, nella speranza che il vecchio fosse rimasto colpito dalle sue parole. "Aggiungiamo i robot e gli androidi, poi" disse gesticolando, il sangue che gli ribolliva nelle vene come ogni volta che pensava a loro. "Macchine progettate per mantenere l'ordine che non hanno alcuna pietà, che non avranno alcuna pietà. Meglio la Terra, a questo punto: almeno giocheremmo in casa."
Cosme lo osservò ancora a lungo, il ticchettio del suo orologio da polso che riempiva la quiete, prima di alzarsi con un gesto stanco dalla poltrona imbottita; sempre con lentezza, misurando ogni passo, si avvicinò alla finestra che copriva l'intero muro, un portale da cui si scorgeva la cima di un grattacielo vicino, pari a un gigante di ferro che svettava sopra la fitta coltre di nubi scure che copriva la città. Il sole stava calando sull'orizzonte, inondando le nuvole con i suoi raggi dorati.
"Il tuo discorso mi riporta a un versetto di uno dei libri più vecchi del mondo" borbottò Cosme, dandogli le spalle. "E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. Giovanni, capitolo terzo. Sai qual è il libro di cui parlo?" Non udendo alcuna risposta, si ritrovò a scuotere la testa. "È la Bibbia, il Nuovo Testamento per l'esattezza. Sfoggi tanto la tua cultura, ma anche tu hai delle lacune imperdonabili: sappi che non basta stare seduti per ore davanti a un pianoforte e leggere qualche libro per definirsi degli intellettuali."
Le parole colpirono Roy con la stessa forza di una frusta, mentre Cosme si voltava e gli lanciava uno sguardo deluso che però sostenne a testa alta, per nulla intimorito. "Certo, ma se uno non ha i mezzi non potrà mai sapere tutto" si trovò a rispondere con voce tagliente. "Sai bene quanto me che le biblioteche sono alquanto povere di materiale da quando si è deciso di tagliare ogni spreco."
STAI LEGGENDO
Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...