Se qualcuno, prima di tutto ciò che era accaduto, gli avesse mai chiesto come immaginava sarebbe stata la nuova vita nelle colonie, Cosme si sarebbe aperto in un sorriso e avrebbe parlato delle nuove opportunità che si sarebbero spalancate davanti a lui e ai suoi compagni. La sua loquacità, forse, l'avrebbe anche tradito, portandolo a fantasticare su possibilità difficili da realizzarsi per un uomo che aveva già superato da tempo la maturità e muoveva i primi passi nei campi della vecchiaia. Eppure, non gli sarebbe affatto importato di apparire sciocco davanti agli occhi del suo interlocutore, visto che tutti i progetti che gli avevano riempito la mente erano solo per loro: Matt, Roy e Lydia.
Li aveva visti crescere sotto i suoi occhi, li aveva osservati intrecciarsi e completarsi l'un con l'altro in un modo che gli aveva sì allargato il cuore, ma che l'aveva anche riempito d'invidia. In fondo, nel corso della sua lunga vita non era mai riuscito a creare rapporti così viscerali e puri, talmente difficili da comprendere e spiegare da apparire irreali. Nonostante un simile neo dettato dal suo cuore avvizzito, li aveva comunque amati come avrebbe fatto con i suoi figli, se solo ne avesse avuti: quel trio era stato la sua linfa vitale, ciò che era riuscito a farlo continuare a lottare in un mondo che l'aveva calpestato più e più volte, senza mai provare alcuna pietà davanti alle sue lacrime e alla sua sofferenza. Loro gli avevano dato la vita.
Lui, però, li aveva uccisi.
La consapevolezza l'aveva spinto a rinchiudersi nella solitudine della camera del piccolo ospedale dove era stato ricoverato, glissando con le peggiori scuse i pressanti inviti di Ma Wen a uscire, anche solo per respirare per la prima volta dopo anni dell'aria pura, carica di ossigeno e azoto al posto dei gas nocivi e le polveri sottili. La delusione che aveva riempito gli occhi della donna dopo l'ennesimo rifiuto era riuscita, anche se per un attimo, a farlo sentire in colpa, ma l'effimera sensazione era durata poco davanti alla certezza che il destino fosse stato per una terza volta così crudele e terribile nei suoi confronti.
Uccisi, li aveva uccisi, loro che ancora avevano davanti una vita intera. Era rimasto solo lui, decrepito e a un passo dalla morte, nonché sepolto dai sensi di colpa e roso da una paura che la notte gli impediva di dormire e respirare, lasciandolo in attesa. Di cosa non riusciva a comprenderlo neppure lui.
L'unica certezza che possedeva, nel groviglio nero che aveva preso forma nella sua mente e nella sua anima, era che non poteva farcela da solo, non questa volta. Non ne aveva la forza e forse non l'avrebbe mai più avuta.
"Quanto mi odierebbero adesso, i miei ragazzi..." si ritrovò a pensare, osservando le mani che gli tremavano. "Ma mai quanto mi odierebbe lei."
Il rumore della porta che si apriva lo spinse a sospirare e a staccarsi dai ricordi appena emersi, per poi voltare appena la testa verso la fonte del rumore. Al contrario di quanto si aspettava, però, sul vano dell'ingresso non trovò la piccola figura di Ma Wen, bensì l'imponente corpo di Lucas, con le braccia incrociate sul petto e un'espressione contrita che gli rabbuiava il volto.
"Quindi sei vivo." Lucas accompagnò le parole con un paio di passi in avanti, giusto per coprire lo spazio necessario a lasciar chiudere da sola la porta alle sue spalle. "Me l'avevano detto, ma non avendoti ancora visto iniziavo a dubitarne."
Cosme chinò il capo sul petto davanti al tono sprezzante utilizzato, vergognandosi di se stesso e della sua debolezza. Non aveva di che rispondere davanti a simili accuse.
"Allora usciamo" continuò intanto l'altro uomo, avvicinandosi a lui e tendendogli la grande mano, il volto serio come quello di un marmo greco. "Vieni."
Cosme alzò lo sguardo per incrociare le iridi scure di Lucas, scoprendole velate da una patina di un dolore che, in modo egoistico, aveva pensato fosse solo suo. Aprì la bocca per replicare, forse per dirgli che gli dispiaceva, ma le parole gli morirono in gola, soffocate dalla pressante necessità di afferrare l'aiuto che gli veniva teso.
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Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...