08. 31. 3362 - 13:57am

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Dopo giorni di intensa calura, aveva iniziato a piovere.

Cosme non si era accorto di quanto gli fosse mancato quel ticchettio continuo, sottofondo della sua vita sulla Terra, fino a quando il cielo non si era oscurato per venir coperto da uno spesso strato di nubi scure e cariche di folgori. Aveva osservato rapito il mutare del mare, seguendo con occhi avidi il farsi color piombo delle onde, mentre la spuma ribolliva impazzita sotto il fischiare del vento; quando erano caduti i primi fulmini, seguiti da rombi capaci di fargli tremare il cuore, si era rifugiato nel suo appartamento giusto il tempo necessario per raccogliere una cerata e tornare all'esterno, in attesa.

La pioggia era arrivata all'improvviso, con uno scrosciare talmente intenso da coprire i brontolii del mare in tempesta e da lasciarlo senza fiato. Aveva aperto le braccia, la testa sollevata giusto il necessario per sentire qualche goccia scivolargli sul volto, e aveva accolto l'intenso profumo della terra bagnata – calura e gelo che si scontravano sugli steli d'erba – inspirandolo a pieni polmoni. Vivo, si era sentito di nuovo vivo.

Ridendo, non aveva potuto far altro che correre sotto l'acqua battente, con le gambe stanche e secche che di colpo sembravano essere tornate agili come quelle di un ragazzino, e si era lasciato trasportare fin nei pressi del laboratorio, davanti al cui ingresso si era fermato sbuffando come un cavallo. A quel punto, fradicio fin dentro le ossa e tremante dal freddo, entrare e approfittarne per parlare con Ma Wen gli era parsa la scelta più sensata. Oltretutto, si sarebbe potuto asciugare nell'attesa che spiovesse visto che, nonostante l'improvvisa euforia che l'aveva colto, non poteva permettersi di ammalarsi, non alla sua età.

"No, lei non può entrare lì."

Cosme si fermò con la mano sulla porta dell'ufficio della donna, per poi voltarsi verso la voce sconosciuta. "Mi scusi...?" chiese perplesso, mentre un uomo alto e sottile si avvicinava a lui con ampie falcate.

"Non può entrare" rimarcò quello, fermandosi e squadrandolo da dietro gli occhiali dalle spesse lenti. "Non sarebbe neppure dovuto entrare nel laboratorio, a dire il vero. Lei non lavora qui."

"Ha ragione, ma dovrei parlare con Ma Wen."

L'uomo schioccò la lingua sul palato e continuò a osservarlo con sospetto. "Se mi lascia il suo nominativo la avvertirò che siete passato."

Cosme lo guardò di rimando, soffermandosi sulla figura che aveva in sé qualcosa di noto: i capelli biondicci e radi, gli occhi scuri ingigantiti a causa degli occhiali, il naso aquilino e le labbra così sottili da mimetizzarsi col resto del volto... C'era qualcosa di fastidioso nell'uomo, tanto da portarlo a rispondergli con un tono più sprezzante di quanto avesse voluto. "Cosme O'Neill" sputò fuori piccato. "Lei sarebbe?"

L'altro sgranò gli occhi, irrigidendosi. "Mi perdoni... non pensavo che lei fosse... beh, che fosse lei" balbettò, prima di tendergli la mano. "Thomas Watt, addetto alle comunicazioni. Mi scusi di nuovo per l'incomprensione."

Cosme rispose al saluto. "Non si preoccupi. Stava solo facendo il suo lavoro" disse, per poi lanciarsi uno sguardo intorno, colpito dall'improvviso ricordo di dove avesse già visto l'uomo. "Piuttosto, saprebbe dirmi quanto tornerà Ma Wen?"

Thomas scosse la testa, accompagnato da un tuono in sottofondo che fece sfarfallare le luci. "Non saprei. Stamattina si è diretta sull'astronave madre, ma temo che rimarrà bloccata lì fino a quando il temporale non si sarà placato."

Detto questo rimasero entrambi a squadrarsi in silenzio con un leggero imbarazzo, senza saper cosa dire. Cosme rabbrividì, mentre l'acqua gocciolava sul pavimento e gli scivolava sulle gambe.

"Può darmi la sua cerata" disse Thomas, allungando una mano. "Magari... le interesserebbe visitare il laboratorio? Così avrebbe il tempo di asciugarsi."

Gli esuli delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora