03. 20. 2451 - 09:37am

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Roy componeva per sentire se stesso.

Il piano, unica consolazione che era riuscito a trovare in quel mondo meccanico e costruito con le più moderne tecnologie, era il solo mezzo che gli permetteva di ritrovare tutti i sentimenti e tutte le emozioni che aveva perso nel momento in cui la sua vita era andata a rotoli. Nessuno era bravo quanto lui, ne era certo.

Aveva sentito qualche concerto in un vecchio teatro, qualche pezzo composto da dei nostalgici incalliti che non avevano ancora capito che la musica classica era ormai morta, ma nessun brano sprigionava l'intensità dei suoi. Un'intensità che, oltretutto, cresceva nei momenti di maggiore difficoltà.

Quando aveva conosciuto Cosme, mentre era ancora trattenuto nel carcere 54B, uno dei primi argomenti di discussione tra i due era stato proprio la musica: il vecchio, di cui Roy riusciva a malapena a scorgere il profilo dalla fessura trovata nella parete, l'amava profondamente, come tutte le persone che hanno vissuto in quelle epoche che trascinano e uccidono il passato, e aveva ascoltato con passione i suoi brani una volta uscito. Gli aveva anche indicato con chi parlare e da chi andare a far sentire i suoi lavori, ma nessuno degli uomini in giacca e cravatta incontrati era riuscito a capire fino in fondo la sua musica; alcuni gli avevano consigliato di passare a strumenti più moderni, altri gli avevano riso in faccia, altri ancora non l'avevano neppure ascoltato, liquidandolo come roba vecchia.

Certe volte, quando riusciva a portare una ragazza a casa sua, suonava per lei.

"Come fai a suonare qualcosa di così dolce dopo aver sofferto così tanto?" era stata la domanda, a cui Roy non era stato capace di rispondere, di una delle tante. L'unica cosa che si ricordava di lei, oltre all'interrogativo, era la sua voce, che aveva un'inflessione così melodiosa da avergli fatto pensare, solo per la notte passata assieme, che sarebbe diventata la donna della sua vita. La sera dopo, però, ne aveva trovata un'altra. Tra tutte le ragazze conosciute, infatti, nessuna aveva mai apprezzato sul serio la sua musica, interpretandola solo come un'abilità da sfruttare nella sottile arte del rimorchio; per questo, alla fine, non rimanevano mai.

"Forse fanno bene" pensò, lasciando le dita sospese sui tasti, indeciso su come continuare la melodia che gli aveva afferrato la mente. Era tornato a casa solo da poche ore, dopo aver passato tutto il giorno precedente al quartier generale a raggruppare e ordinare le scarse informazioni possedute sul progetto Colonizzazione, soprattutto vecchi disegni di qualche robot sentinella e dati riguardanti le colonie già in funzione. Quando era entrato nel suo appartamento, la prima cosa che aveva fatto era stata sedersi davanti al pianoforte e iniziare a suonare tutte le note che gli affollavano la testa, senza mai fermarsi. Stava quasi per tornare lucido.

Tutte le scartoffie polverose in cui erano descritte le metropoli già impiantate su Marte e su pianeti appartenenti a galassie lontane, più che altro città minerarie intossicate da polveri, fumi e androidi, l'avevano reso claustrofobico. L'idea di partire e trovarsi di nuovo a faccia a faccia con uno di quegli esseri lo mandava fuori di testa, impedendogli di respirare e chiudendogli lo stomaco in una morsa straziante; sentiva ancora pulsare sottopelle tutti i lividi che gli avevano procurato e il desiderio di mettersi a urlare a squarciagola gli bruciava i polmoni.

L'improvviso bussare alla porta gli impedì di continuare a comporre e a pensare, facendolo sobbalzare. Si alzò con un grugnito, chiedendosi chi diavolo fosse venuto a importunarlo, e raggiunse lo spioncino; fuori dal suo appartamento, dal volto reso ancor più scuro dalla rabbia, stava Lucas.

Un altro colpo alla porta, unito a un "Roy, vedi di aprire!" lo costrinse a sbloccare la serratura e a lasciare entrare l'uomo.

"Perché cazzo sei ancora qui?" gli chiese quest'ultimo con un ringhio, riempiendo con tutto il suo corpo il vano della porta e avanzando verso di Roy, il quale, in un gesto del tutto incondizionato, indietreggiò appena.

Gli esuli delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora