Partì tutto dalle sue braccia.
All'improvviso, mentre era ancora immerso nel nulla più assoluto, tornò cosciente di possederle. Sentì il sangue riprendere a scorrere, lento e denso, scivolando tra le vene e le arterie in una dolorosa camminata che lo spinse fino alle articolazioni più lontane, verso le orecchie, il naso, le dita, parti del corpo che non pensava più di possedere, visto quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva camminato, respirato, vissuto.
Faceva buio, tutto intorno a lui.
Non riusciva a capire se i suoi occhi erano aperti o ancora chiusi nel nulla gelido dove si trovava a galleggiare come un morto, pari a una coltre nera che gli gravava addosso e lo portava a chiedersi dove fosse e chi fosse, mentre il sangue correva, contraeva i muscoli, sollevava appena i polmoni in piccoli respiri seguiti da lunghe apnee.
Si rese conto, tutto d'un tratto, che era proprio a causa di quello se sentiva freddo. Delicati brividi gli corsero lungo le ossa e incresparono la pelle di nuovo sensibile di un corpo rimasto in stasi per un tempo incommensurabile. Eppure, nonostante i morsi del gelo e le stilettate con cui stringeva i muscoli, si rese conto con uno spasmo che non gli importava affatto, così come non gli interessava della continua perdita del respiro già corto. Non gli importava perché sentiva qualcosa. Era vivo, e un simile pensiero portò con sé la dolorosa consapevolezza che stava per affrontare un'impresa più grande di lui, nonostante non riuscisse affatto a ricordarsi in cosa consistesse. Faceva infatti ancora fatica a connettere, a ricostruire tutta la vicenda che l'aveva portato a trovarsi in quel luogo oscuro, freddo e lontano da ogni umana comprensione. Non riusciva a ricordare neppure il suo nome, anche se era certo che la sua identità non fosse più completa.
"Perché mai?"
Le due parole rimbombarono talmente forti nella sua testa da portarlo a credere che, forse, più che pensarle le aveva pronunciate sul serio, squarciando il velo di silenzio che copriva la sua persona. Non riconobbe però la voce, troppo sottile, rotta e fioca rispetto a quella che si librava nei meandri della sua memoria, cristallizzata in bolle di sapone che esplodevano in frasi sgraziate e prive di senso.
"Non fate i pinguini e sedetevi."
"E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce."
"Sei mio figlio."
"Certo che puoi! Nessuno te lo impedisce."
Proprio grazie a queste, senza alcun preavviso, si ricomposero nella sua mente le prime, vere immagini, capaci di illuminare il nero in cui era immerso con dei flash destabilizzanti e improvvisi.
Vide il viso di un ragazzo. Emerse dal fondo nero delle palpebre in tutta la sua magrezza, unita a una carnagione pallida capace di evidenziare gli zigomi alti. La figura senza corpo sbatté gli occhi un paio di volte, mostrando delle iridi di un blu così intenso da ricordargli l'esistenza della superfice increspata del mare in tempesta, e piegò le labbra sottili in un sorriso spensierato, arricciando anche il naso dritto, appena all'insù. L'uomo rimase a osservarlo senza fiato, incantato dalla cresta di capelli rossi e scompigliati in cui avrebbe voluto passare le mani e che avrebbe voluto riempire di baci salati, nonostante non riuscisse a capire da dove derivassero simili sentimenti di affetto più profondo. Non ricordava chi fosse, non riusciva ad afferrarne il nome. Lo strazio terribile che gli punse il cuore, però, lo destabilizzò e gli squarciò l'animo, togliendogli ancora il poco fiato rimasto in corpo.
Dopo quella che gli parve un'eternità, tornò la sensibilità alle dita. Si rese conto che i polpastrelli erano sostenuti da una pellicola di acqua gelida, nera come l'inchiostro in cui ancora era immerso; li mosse torcendoli, allungandoli, stringendoli ai palmi, beandosi del rumore dello sciabordio che producevano a contatto col liquido. Erano vive, lo sentiva nel loro tremore e nel picchiettare sul film d'acqua. Tutto ciò, però, gli punse il cervello come uno spillo, ricordandogli con un lampo di dolore lo scrosciare della pioggia sui vetri di una piccola vettura in cui era stato seduto stretto a una donna senza volto.
STAI LEGGENDO
Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...