Nel sentire la parola sindaco Lydia si era aspettata di trovarsi davanti a un uomo vecchio, grasso e privo di qualsiasi energia. Non che potesse vantare una grande conoscenza in materia, ma nel corso dell'adolescenza da figlia dei livelli alti aveva avuto modo di osservare quanto il potere, pure se scarso, fosse in grado di infiacchire gli animi più entusiasti; suo padre era stato un fiero rappresentante della categoria, pigro fino all'inverosimile e col naso arricciato in una perenne espressione di disgusto. Solo Cosme si era mostrato diverso, spiazzandola fin da loro primo incontro col suo essere fuori da ogni schema mentale impostole. Era stato a causa di ciò e dei pettegolezzi scabrosi che giravano sul suo conto se, alla fine, si era avvicinata a lui e alla sua battaglia, scoprendo un mondo opposto a quello in cui l'avevano ingabbiata per anni.
"Sarà stato anche lui in carcere?" si chiese, osservando l'uomo seduto dietro la scrivania in compensato alzarsi per avvicinarsi, il segretario un paio di passi dietro di lei. Si concesse il brevissimo lasso di tempo necessario per raggiungerla per studiare con attenzione la nuova pedina comparsa nella scacchiera della sua vita: alto, dal fisico allenato e la carnagione rosea, le parve fin da subito un uomo dedito più all'azione che alla riflessione – impressione confermata anche dall'accoppiata informale composta da jeans e maglione rosso. Il volto, dai tratti affilati e regolati, era piegato in un sorriso dal sapore sincero, mentre i baffi biondi e curati davano all'insieme un'aria sbarazzina, ben lontana dalla compostezza che si sarebbe aspettata di vedere.
"James Worley" le disse, tendendole la mano.
Lei rispose alla stretta vigorosa. "Lydia Wright. Piacere di conoscerla."
L'altro fece un vago cenno del capo e la invitò a togliersi il cappotto e sedersi. "Mi scusi per averla costretta a venire fin qui" replicò invece, accomodandosi. "Purtroppo avevo degli impegni urgenti da sbrigare, altrimenti sarei venuto io a firmare le dimissioni dall'ospedale." Detto questo indicò con un ampio gesto delle mani nodose le carte sparse sulla scrivania, per poi lanciare un'occhiata significativa al computer acceso davanti a lui.
"Si figuri" replicò Lydia. "A essere onesta, non aspettavo altro che uscire da quel luogo."
"Ci siamo involontariamente fatti un favore a vicenda, allora" disse Worley, aprendosi in un ulteriore sorriso smagliante. "Meglio così: odio essere in debito."
L'altra rimase in silenzio, non sapendo come replicare a una simile affermazione, mentre l'uomo, nel frattempo, aveva appoggiato il mento sul pugno della mano e la studiava con attenzione, gli occhi piccoli e scuri ancora più stretti e puntati sul suo volto. Lydia non si fece problemi a rispondere a quel particolare attacco, sostenendone lo sguardo senza battere ciglio e lasciando che nella sua mente nascessero le più svariate ipotesi; c'era qualcosa di interessante nel suo atteggiamento sfacciato, capace di riportarla al tempo in cui aveva conosciuto Cosme. Una parte di lei sperò il sindaco si mostrasse come il vecchio mentore, pronto ad accogliere le sue idee e a incanalare il suo entusiasmo verso qualcosa di grande, ma sapeva che era improbabile.
Worley le strizzò l'occhio, con un sorrisetto divertito che gli aleggiava sulle labbra. "Signorina Wright..." iniziò, appoggiandosi allo schienale della sedia con aria soddisfatta. "Innanzitutto, diamoci del tu."
Lydia annuì, mentre James faceva rimbalzare lo sguardo tra la sua figura e quella inquietante del segretario, ancora appostato vicino alla porta. "Non mi dirai che Gareth è stato capace di spaventarti?" le chiese, prima di rivolgersi al collaboratore. "Cosa le hai detto per zittirla?"
"Nulla" intervenne Lydia, sporgendosi in avanti sulla scrivania. "Attendevo solo che lei..." Si morse la lingua, lasciandosi sfuggire un sorriso imbarazzato davanti all'occhiata di finto rimprovero che le fu riservata. "Cioè... attendevo che tu mi spiegassi il motivo per cui sono stata dimessa."
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Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...