Nel complesso Roy aveva sempre pensato di essere una persona equilibrata. Nel corso degli anni si era dato una serie di regole che aveva sempre cercato di seguire: alcune riguardavano la sua vita sentimentale, altre il comportamento da tenere in determinate situazioni, altre ancora stabilivano quali dovevano essere i suoi rapporti nei confronti del partito. L'unico aspetto della sua vita esente da queste era la musica, nella quale Roy poteva seguire tutti i suoi istinti.
Era sempre stato fiero della sua costanza, o almeno lo era stato fino a quel momento, con Lydia sdraiata al suo fianco, un lenzuolo leggero a coprirle il corpo nudo, e un silenzio pesante che gli offuscava la mente.
"A cosa pensi?" gli chiese la ragazza, passandogli le dita affusolate tra i capelli.
Roy socchiuse gli occhi, senza farsi sfuggire un sospiro difficile da spiegare. "A niente di particolare..." rispose, evitando di guardarla e pensando: "Solo al fatto che ho appena rotto la regola di non mischiare mai e poi mai la mia vita sentimentale a quella politica."
Sentì un fruscio di lenzuola e la mano di Lydia, gelida, percorrergli il profilo della mascella. "E non vuoi dirmi cosa sia questo niente di particolare?" insisté lei.
Roy scosse la testa. "Sono solo stupidaggini" si risolse a dire, mentre la testa formulava altri pensieri, atterrendolo. "E al fatto che mi ero promesso di non andare mai a letto con te, visto che Matt ti amava... che amico di merda."
La sua unica speranza era che Lydia rimanesse in silenzio, lasciandogli il tempo necessario per processare ciò che era accaduto, così da riuscire a sgravare il peso che gli premeva sul petto.
"Non ti capisco proprio" borbottò però la ragazza, rigirandosi ancora sotto le lenzuola. "Abbiamo appena fatto l'amore..." Qui Roy fece una smorfia. "E tu non hai nulla da dirmi. Non sei neanche felice?"
Roy rimase zitto e chiuse gli occhi. No, non era affatto felice. Aveva appena tradito il suo più caro amico, come poteva essere felice? Erano altri i sentimenti che gli fluivano in corpo, nonostante la calma apparente che mostrava in superficie: sensi di colpa, tristezza, odio verso se stesso, rimpianti... un miscuglio letale, capace solo di stritolargli ancor di più il cuore, così da ucciderlo. Il peggio era che, nel fiotto di sangue scuro e malato che gli correva nelle vene, sentiva anche una leggera punta di piacere, forse data dall'autocommiserazione, forse dal fatto che, in fondo, con Lydia era stato più che bene. Perso in simili riflessioni, registrò appena la ragazza alzarsi e allontanarsi dalla camera. Solo quando udì il picchiettare dell'acqua della doccia aprì gli occhi e si levò anche lui per vestirsi nella fitta penombra, nonché per staccare l'ultimo cerotto alla nicotina che aveva messo e sostituirlo con uno nuovo.
"Sono uno stupido" pensò, guardandosi il braccio pallido, le cui vene in rilievo, così gonfie e verdi, gli facevano impressione. "Sono stato uno stupido."
Non sarebbe dovuto correre da Lydia. Eppure, dopo essere riuscito ad assimilare in qualche modo la notizia datagli da Lucas non aveva potuto far altro che correre da lei, per cercare e dare sostegno; purtroppo, però, gli era toccato l'ingrato compito di riferirle tutto.
"Stai mentendo, Roy, stai mentendo per ripicca. E quando lo saprà Matt..." aveva balbettato lei prima di scoppiare a piangere. I singhiozzi le avevano squassato il corpo e mozzato il fiato, tanto che Roy l'aveva subito abbracciata, stringendola a sé con forza, e poi l'aveva accompagnata in camera, dove l'aveva costretta a sedersi sul letto; le aveva poi dato una scatola di fazzoletti, da cui lei aveva attinto a piene mani.
"Ti faccio un tè, va bene?" le aveva detto, lasciandola da sola per dirigersi in cucina. Il bianco asettico delle pareti l'aveva stordito e la mente aveva iniziato subito a dirgli che, forse, non era il caso che lui si trovasse lì, che sarebbe stato meglio tornare a casa, al posto di rimanere in quell'appartamento estraneo dove non avrebbe mai trovato il conforto che sperava. Aveva scacciato una simile sensazione con forza, tornando da Lydia, ancora distrutta dal pianto.
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Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...