05. 09. 117dF - 13:58am

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Sdraiata sulla sabbia con un braccio a coprirle il viso, Lydia aspettava.

Era piacevole stare fermi al sole, con la brezza proveniente dal mare a rinfrescarla e il rumore delle onde a farle compagnia. Iniziava ad apprezzare la pace di τ Ceti f, nonostante ricordasse ancora troppo bene di tutto ciò che c'era stato prima; anche in quel momento, se chiudeva gli occhi giusto per qualche minuto, riusciva ancora a tornare indietro. Si ritrovò a pensare al giorno in cui lei, Roy e Matt, mandati da Cosme, erano scivolati fino in fondo al livello zero, alla ricerca di un edificio abbandonato da sfruttare come nuova base; le vennero i brividi nel ricordare di come certe case in cui si erano infilati le fossero sembrate morte, pari a resti di una vita passata accartocciati gli uni sugli altri e lasciati a marcire nel nulla. Aveva avuto paura, tanto da costringere Roy e Matt a non lasciarla mai sola, e l'idea di perdersi le faceva ancora venire voglia di raggomitolarsi vicino a qualcuno.

"Mi avevano preso in giro" pensò, il ricordo delle voci dei due ragazzi che la fece sorridere appena. "Che stupidi..."

Si lasciò sfuggire un sospiro e, dopo un attimo di esitazione, si mise seduta, la sabbia che le era rimasta attaccata alla pelle sudata e si era infilata tra i capelli. Li pettinò con le dita, pensando che stavano diventando troppo lunghi: in fondo, erano già passati cinque mesi dal risveglio, cinque mesi in cui il suo corpo aveva ripreso a funzionare e la sua mente aveva iniziato a adattarsi al nuovo mondo.

"Ehi" le sussurrò una voce nell'orecchio, facendola sobbalzare. Si girò con uno scatto, trovandosi a pochi centimetri dal naso il volto di Zack, illuminato da un sorriso contagioso.

"Ciao" replicò, allontanandosi appena. "Sei in ritardo."

L'altro scrollò le spalle, sedendosi dietro di lei per poi passarle le dita tra i capelli. "Capita" disse, sfiorandole il collo prima di cominciare a farle una treccia. "Ti sei annoiata molto?"

Lydia scosse la testa, facendolo sbuffare divertito. "Sta ferma, altrimenti non mi verrà mai..."

"Scusami."

Zack non replicò, preso dal suo lavoro; solo dopo qualche minuto di silenzio si riscosse, chiedendole a cosa pensasse.

"A tante cose" rispose Lydia, raccogliendo le gambe vicino al petto. "Mi sono ricordata di una volta in cui, sulla Terra, sono andata al livello zero... Se non fosse stato per i miei amici, sarei scappata."

Zack le spostò la treccia finita sulla spalla e, dopo essersi levato le scarpe e il maglione, si sedette vicino a lei. "Quali sono le altre?" le chiese, guardandola negli occhi. "Spero non siano ulteriori ricordi tristi."

"Non è triste" replicò lei. "Malinconico, piuttosto." Distolse lo sguardo e prese a tracciare segni casuali sulla sabbia, lasciando che l'indice seguisse i percorsi che più l'aggradavano. "Poi pensavo al fatto che è già passato molto tempo da quando mi sono svegliata e a tutto ciò che è successo."

Notò sottecchi Zack aggrottare le sopracciglia, come fosse stato colpito da un pensiero improvviso. "Ma alla fine sei più riuscita a risolvere il mio rompicapo?"

"Ho incastrato un paio di pezzi, ma devo ancora lavorarci" rispose lei, aprendosi in un sorriso. "Sei stato prezioso, sai?"

"Per un giocattolo vecchio?"

Lydia sbuffò e lo allontanò con una spinta. "Hai capito benissimo cosa intendo" disse, mentre la risata dell'altro le risaliva nelle orecchie e le increspava le labbra. "Che scusa usavi per intrufolarti in ospedale, tra l'altro? Teoricamente ero in isolamento..."

"La prima volta nessuna: sapevano che ti avevo portata lì, quindi non hanno fatto più di tante storie. Avevi avuto tutto il tempo per passarmi strane malattie" rispose lui con calma. "Quando i dottori hanno stabilito che non avevo niente ho dovuto inventarmi qualcosa, o entrare da un'uscita posteriore. Nulla di sconvolgente." Zack le lanciò un'occhiata, inclinando la testa di lato. "Non ho mai pensato potessi essere pericolosa, neppure quando ti ho trovata al museo" continuò, afferrandole il mento e avvicinandola a lui. "Anche se ammetto che mi è venuto un colpo a sentirti urlare e battere sulla porta."

Gli esuli delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora