Da piccolo aveva paura del buio.
Era una paura irrazionale, che lo afferrava quando si svegliava in piena notte e trovava tutte le luci della casa spente, compreso il lumino di solito tenuto acceso sul suo comodino per potersi addormentare; dopo non riusciva mai a tornare a dormire, e l'idea che un mostro lo spiasse dalle ombre gli impediva addirittura di respirare o di chiamare i propri genitori. Eppure, da quando si era trasferito a Los Angeles con la sua famiglia in seguito al boom economico del 2434, era stato costretto a reprimere questo istinto, considerato malsano in un luogo in cui il sole, nel migliore dei casi, faceva capolino dalla perenne cortina di nubi che lo copriva solo un paio di volte all'anno.
I primi giorni si era chiesto come fosse possibile che in città l'aria fosse così densa e umida, ben diversa dalla calura asfissiante e secca che aveva accompagnato i primi otto anni della sua vita. Le risposte erano arrivate molto più tardi, con la scoperta che i nembi nascevano dall'attività incontrollata di fabbriche e macchine di vario tipo; erano il prodotto e presente delle grandi famiglie dei livelli più alti, uomini e donne che potevano permettersi di vedere il sole ogni giorno, godendoselo dall'alto delle migliaia di metri dei loro grattacieli.
Roy li odiava per questo.
Perché solo alcuni potevano vivere così in alto? Perché lui, la sua famiglia e tutti gli abitanti dei livelli più bassi dovevano soggiornare dove la pioggia, le malattie e i delinquenti regnavano sovrani?
Nonostante da bambino non potesse comprendere la portata dell'ingiustizia che avrebbe poi subito, nel momento esatto in cui il treno era entrato sferragliando a Los Angeles si era trovato a chiedere a suo padre perché dovessero andare a vivere al livello due, con gli occhi blu enormi che scrutavano terrorizzati il nuovo mondo.
"Non siamo abbastanza ricchi per quei palazzi" gli aveva risposto l'uomo, scompigliandogli i capelli rossi in un gesto affettuoso. "Ma sono convinto che, prima o poi, pure noi raggiungeremo un livello più alto."
La speranza intrisa in quelle parole l'aveva confortato nei tre anni successivi, fino a quando suo padre – pace all'anima sua – era precipitato da un grattacielo in costruzione. Roy era stato costretto a lasciare la scuola e a lavorare a giornata nei cantieri, scavando sottoterra come una talpa o arrampicandosi in cima ai ponteggi più alti, solo per mantenere sua madre; lei, però, era caduta in una depressione così profonda da arrivare ad abbandonarlo. La notte in cui aveva scoperto la sua fuga gli era ancora impressa nella mente e nel corpo, i muscoli doloranti e la vista appannata dalla stanchezza che tornavano ad afferrarlo all'improvviso.
"Sarei dovuto tornare dai miei nonni, ma non ne ho avuto il coraggio" disse Roy alla ragazza seduta al suo fianco che, con un sorriso dolce, gli strinse la mano. "Mi sentivo sporco... un fallito totale." Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di aggiungere con voce strozzata: "Non sono neanche riuscito a salvare mia madre."
La giovane scosse la testa, prendendo anche l'altra mano nelle sue e avvicinandosi ancor di più a lui. "Non dovresti dire così... hai fatto tutto il possibile per aiutarla."
"Ma non è bastato" replicò Roy, per poi indicare al barista, con un cenno distratto della testa, di riempire di nuovo i bicchieri.
Lei svuotò in modo meccanico il liquore sintetico che le venne offerto, guardando Roy con i grandi occhi neri ormai umidi e il viso delicato piegato in una smorfia di tristezza.
"Sai..." aggiunse lui, facendo scivolare il suo sguardo sul corpo dell'altra fasciato da un vestitino corto e azzurro – unica nota di colore nel grigiore del bar. "Dopo quello che è successo io..." Fece una pausa, voltando il capo e costringendosi a rendere la sua voce rotta. "Io... mi sono sentito abbandonato. Nei momenti peggiori mi capita di pensare che non ho più alcun diritto di ricevere amore."
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Gli esuli delle stelle
Science FictionAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...