10. 31. ANNO 0 - 09:59am

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Cosme osservava il vento da una manciata di minuti.

Incurante dell'erba umida e del male che gli aveva afferrato le gambe, si era seduto sul prato dietro all'ospedale dove Lucas l'aveva portato a vedere le margherite. Quei piccoli fiori bianchi forieri di speranza erano ormai appassiti, così come il manto verde che avevano puntellato fino a qualche settimana prima aveva perso la sua brillantezza, ma Cosme riusciva ancora a scorgere la bellezza del luogo nel dolce declinare del prato verso il bosco, le cui foglie di un rosso infuocato brillavano sotto il sole mattutino e si lasciavano cullare dal vento, creando una sinfonia di suoni accartocciati.

Col minimo sforzo riusciva a immaginare sedute vicino a lui le figure di Matt e Roy, il primo con gli occhi chiusi e il volto alzato per accogliere ogni singolo raggio di sole, la pelle di un colorito sano, e il secondo con le dita intente a tamburellare sul tessuto dei jeans, pronte a riprodurre su un pianoforte immaginario le note suggeritegli dalla natura circostante. Anche la figura di Lydia provò a intrufolarsi nella piccola visione, ma Cosme la cancellò con le sopracciglia aggrottate: lei avrebbe vissuto un momento simile, affondando le mani nell'erba e sorridendo davanti al frusciare delle foglie. Immaginarla aveva il sapore di una sconfitta intollerabile.

"Cosme!"

Al richiamo di Ma Wen il vecchio fu costretto ad abbandonare ancora una volta i suoi ragazzi, lasciando che i fumi della fantasia si sciogliessero nel vento. Si alzò in piedi, spazzolò con le mani i pantaloni umidi, rimuovendo qualche filo d'erba attaccatosi al tessuto, e si preparò ad affrontare la donna che si avvicinava a lui a grandi falcate, un sorriso incerto a piegarle le labbra.

"Buongiorno" le disse quando fu abbastanza vicina da evitargli di urlare. "Preferirei fare quattro passi, se non è un problema."

Ma Wen lo squadrò perplessa, con gli occhi socchiusi e le labbra arricciate, prima di annuire e affiancarsi a lui che, nel frattempo, aveva iniziato a camminare in silenzio verso il limitare del bosco, affrontando il declivio della collina un passo alla volta e concentrandosi per calmare il respiro affannato. Non riusciva a comprendere se il tremore che lo scuoteva fin nel midollo era il triste prodotto della vecchiaia, oppure una sottile ansia dettata da ciò che aveva intenzione di fare. Nel dubbio, si risolse a parlare.

"Volevo chiederti se la proposta che mi hai fatto è ancora valida" annunciò tutto d'un tratto, avvertendo il leggero sobbalzare della donna al suo fianco. "Temo sia passato troppo tempo..."
"Di certo un simile ritardo non aiuta a fare buona impressione." La replica di Ma Wen, ripresasi subito dalla sorpresa, colpì le sue orecchie come una frustata. "Ma sì, è ancora valida. Devo dedurre che hai intenzione di accettarla?"

Cosme si chiuse in un nuovo silenzio, allungando il passo. Certo che voleva. Sembrava che tutte le decisioni prese nel corso della sua vita l'avessero portato proprio lì, sul prato di un pianeta che ancora faticava a chiamare casa, con una donna che, spazientita, gli correva dietro con le sue gambe corte; eppure, non riusciva a pronunciare l'affermazione che l'avrebbe incatenato ancora una volta a un circolo vizioso da cui ormai sapeva era impossibile uscire. Aveva visto fin troppo bene come le buone intenzioni fossero capaci di trasformarsi nel peggio.

"Cosme?" borbottò Ma Wen, lasciando scorrere in quelle cinque lettere una tale quantità di affetto e preoccupazione da sorprendere l'altro. "Cosa succede?"

L'uomo si fermò. "Vorrei accettare, ma una parte di me è convinta sia una pessima idea." Senza aspettare una qualche replica, riprese a camminare a un passo ancor più spedito, gli alberi scossi dal vento sempre più vicini.

"Perché lo pensi?" domandò l'altra, riprendendo a inseguirlo. "Cosa potresti fare di mai sbagliato? È grazie a te se siamo arrivati fin qui."

"Se tu sei arrivata fin qui" replicò lui, col tono più cattivo di quanto avesse desiderato e le mani che subito si alzarono in un gesto di stizza. "Ma ce ne sono altri che non sono mai partiti, così come alcuni che non si sono mai svegliati. Non ho meriti in tutto questo, solo biasimi, e mi sembra assurdo che tu non riesca a capirlo!" Si schiarì la gola, rendendosi d'un tratto conto di aver urlato le ultime parole. "Non sono un uomo da ammirare" aggiunse a conclusione dello sfogo, costringendosi a parlare con voce bassa e pacata.

Gli esuli delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora