Mentre scivolava sulla cupa superficie della tempesta, Cosme si ritrovò a pensare a un gioco in cui i suoi cugini, quando ancora era un adolescente spocchioso e insipido, tentavano di trascinarlo ogni volta che la noia accarezzava le loro testoline bionde.
"Ma tu quale animale vorresti essere?"
L'aveva sempre considerata una domanda sciocca, vista l'estinzione di massa che aveva interessato gran parte delle specie presenti sulla Terra, eppure la sua mente non aveva potuto far altro che tornare a quegli attimi lontani, facendogli risuonare nelle orecchie la voce petulante del più piccolo dei due che gli spiegava, con tutta la serietà posseduta dai bambini, quanto gli sarebbe piaciuto trasformarsi in un gufo. Gli venne da ridere nel rendersi conto che, dopo fin troppi anni, anche lui sarebbe stato in grado di dare una risposta: avrebbe voluto essere un pesce, capace di scivolare al di sotto ogni intemperia e di nuotare per miglia senza alcuna paura, imparando a conoscere e a sconfiggere i pericoli che si annidavano nel buio degli abissi marini. Sì, un pesce sarebbe stato perfetto, oppure addirittura uno squalo.
"Cosme, va tutto bene?"
L'improvvisa domanda di Ma Wen – la prima rivoltagli in seguito alla precipitosa fuga dalla mensa – lo distolse dall'immaginaria spiegazione che stava proponendo ai due bambini, distruggendo anche il sorriso affioratogli spontaneo sulle labbra. "Certo" le rispose, lanciando una veloce occhiata all'acqua plumbea che scorreva fuori dall'oblò in riccioli di spuma. "Piuttosto, cosa sta succedendo?"
La donna scrollò le spalle. "Ti spiegherò tutto tra poco. Ormai siamo arrivati."
Cosme alzò appena le sopracciglia, incapace di trattenere la vena di scetticismo che già gli pulsava nell'anima, mentre Lucas, seduto al suo fianco sui sedili del motoscafo, si faceva sfuggire dalle labbra un grugnito infastidito. Si costrinse a rimanere in silenzio, provando invece a rincorrere ancora una volta i ricordi d'infanzia affiorati poco prima, ma la sua coscienza si rifiutò di seguire una strada già battuta, scivolando invece sul sentiero tracciato da un'altra voce femminile che, soffice e piena di tenerezza, gli raccontava quanto le sarebbe piaciuto essere un ermellino.
"Ne ho visto uno nella riproduzione di un dipinto" aveva spiegato in quella vita così lontana, mentre una mano gli aveva sfiorato i capelli per scivolare fino al profilo dell'orecchio destro. Cosme ricordava ancora come la sua pelle fosse stata coperta in un attimo da infiniti brividi. "Il pittore gli aveva dato qualcosa di brutale, direi."
"Ma tu non sei brutale."
Lei gli aveva sorriso, portando la mano fino al collo e avvicinandolo a sé. "Se solo non fossi così ingenuo..." erano state le ultime parole della conversazione, messa a tacere con forza dalle carezze e i sospiri successivi.
"Ma ora non lo sono più... vero?" si disse, mentre il motoscafo si fermava. Si alzò in piedi e seguì Ma Wen prima in coperta e, poi, dentro l'astronave, della quale una passerella di metallo accolse i suoi passi malfermi a causa della risacca. Solo quando il portello gli si chiuse alle spalle, nascondendo la tempesta e il retrogusto amaro dei ricordi abbandonati sul sedile, si concesse di tornare se stesso; non era il momento di lasciarsi trasportare dai sentimentalismi, non quando l'aria che gli vibrava intorno aveva un che di sbagliato.
"Seguitemi" disse Ma Wen, togliendosi l'impermeabile e invitandoli con un gesto a fare lo stesso. "Farete il tour dell'astronave con calma un altro giorno."
"Prima dicci a cos'è dovuta questa fretta" replicò Cosme, fermando lo scatto dell'altra. Rimase immobile in mezzo al corridoio di metallo, le cui pareti smaltate di un bianco panna ondeggiavano appena seguendo il ritmo delle onde, con Lucas che non si era nemmeno tolto la giacca.
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Gli esuli delle stelle
Bilim KurguAnno 2451: la Terra è sull'orlo del collasso. Le città sono nascoste da una cortina di fumo perenne, nonché sovraffollate da anime senza alcuno scopo, mentre nelle campagne colpite dalla siccità ancora si prova a sostenere un mondo privo di speranza...