Un nuovo intervento

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Passò una settimana da quando Stella fece la visita ginecologica, scoprendo che non aspettava nessun bambino.
Io mi sentivo più tranquillo, e lei era sempre più un'infermiera in gamba, riusciva ad affrontare anche nuovi casi a lei sconosciuti.
Io cercavo di starle sempre più vicino, e di farle fare anche più ore in ospedale insieme a me, perché l'unica cosa che lei voleva è starmi accanto.

Ci aspettava un nuovo intervento chirurgico da affrontare insieme, dovevamo operare un ragazzino di dodici anni, arrivato in pronto soccorso con le ossa del naso fratturate, a causa di una lite a scuola con un suo compagno.
I suoi genitori si fidavano solo di me, il padre era un mio amico. E mi chiesero la gentilezza di eseguire l'intervento, siccome che si trattava di ossa fratturate potevo tranquillamente operarlo anche io.

Arrivati in sala operatoria con la solita brigata, cominciai spiegare l'intervento: "L'intervento che andremo a svolgere oggi riguarda la frattura delle ossa del naso, il riallineamento nasale consiste nel riposizionamento delle ossa. Viene effettuato in caso di fratture che causano deformità o ostruzione delle vie aeree. Lo scopo è quello di favorire la saldatura delle ossa nella posizione corretta, e per questa ragione deve essere eseguito subito dopo il trauma, quando ancora non si è formato il callo osseo. Di solito viene eseguito in anestesia locale, a meno che il paziente non sia un bambino, come in questo caso che deve essere necessariamente operato in anestesia generale".

Subito dopo cominciai con l'intervento, e dissi al ragazzino appena eseguita l'anestesia: "Sei pronto Carletto? Sai contare fino a dieci?"

"Sì, uno, due, tr..." e Boom si addormentò.

L'intervento stava procedendo bene, come sempre Stella era bravissima a passarmi gli strumenti chirurgici.

Quasi alla fine dell'intervento, cominciai a spiegare un po' di cose: "Al termine dell'operazione, si effettua un bendaggio con steccatura, per mantenere il naso in asse, da tenere per almeno una settimana. Qualche volta può capitare che, anche se la frattura è stata ridotta in maniera perfetta, col tempo si formi sul dorso del naso un callo osseo esuberante, quindi visibile all'esterno come una gobba. Ed è un normale processo di saldatura delle ossa e non è né prevenibile né prevedibile. Quando si verifica, se si desidera che il naso ritorni come era prima del trauma, è necessario sottoporsi ad un intervento di rinoplastica che sarà possibile effettuare dopo circa un anno".

Dopo qualche secondo dalla mia spiegazione, il famoso tirocinante Luca svenne, subito Antonio il nostro imperdibile operatore sanitario, che si faceva chiamare Tony, andò in suo soccorso e con l'aiuto di Angelica lo accompagnò fuori.
Angelica era innamorata di Luca, ma lui stava con Tony, praticamente era un amore in corsia tra pivelli.

Finito l'intervento e uscito dalla sala operatoria, dissi a Tony e ai tirocinanti innamorati: "Invece di pomiciare voi tre, andate ad aiutare a Stella in sala risveglio, e portate Carletto nella sua stanza!"
E così i tre pivelli senza neanche fiatare ritornarono dentro.

Ritornati in ortopedia, Stella cominciò a eseguire la terapia dei pazienti insieme a Mark, e io me ne andai in sala medici.
La sala medici ha due stanze: una è  composta da uno studio medico, dove si eseguono le prime visite ai pazienti. Con apposito lettino, scrivania del medico e varie attrezzature per le visite. Mentre l'altra è riservata solo al personale medico, dove i medici hanno il pieno relax. Ha un divano in pelle e una vasta libreria. Ha anche un piccolo terrazzo, che affaccia su l'entrata dell'ospedale.

Ero seduto alla scrivania per controllare alcuni casi medici, dopo un po' bussarono alla porta.

"Avanti" dissi.

Ed entrò il caposala: "Scusami Angelo è arrivato questo telegramma, credo che stia per arrivare un nuovo personale!"

Mentre aprivo per leggere gli conferii: "Grazie Vincenzo, chissà chi cavolo ci mandano adesso!"

Ero preoccupato, perché stava per arrivare un nuovo medico dall'ospedale di riabilitazione, lo stesso dove lavora prima Stella. Subito pensai se si conoscevano, non sapevo che aspetto aveva.
E non sapevo nemmeno se mi era simpatico, visto e considerato che i nuovi collegi raramente mi sono simpatici.

Finito di fare la terapia, Mark scrisse le consegne, perché doveva andare via, il suo turno era finito. Mentre Stella doveva rimanere fino alle 19:00, perché doveva fare un turno di dodici ore insieme a me.
Subito dopo arrivò quella antipatica di Monica, cominciò a dare fastidio a Stella, pretendendo che facesse tutto al posto suo. Senza neanche fregarsene che era di turno dalle sette di mattina, ed era esausta.
Stella purtroppo è molto buona e non dice mai di no, lei sa dire solo "Non lo so" e questa è una cosa che a me da fastidio, si fece comandare da Monica praticamente.

Ad un certo punto mentre stavo uscendo dalla sala medici, sentii che le diceva: "Vacci tu adesso che io mi sono rotta, sto facendo tutto io, ora basta!!"

"Smettila di lamentarti, l'unica cosa che sai fare è svenire!" Le rispose Monica con arroganza.

Ma qui intervenni io, ed entrando in infermeria le sbottai: "Senti Monica con tutto il rispetto, non ti permettere mai più di dire una cosa del genere a Stella. Tu non fai un cazzo dalla mattina alla sera! Stella è qui da stamattina alle sette e abbiamo eseguito un intervento chirurgico insieme, quindi alza le chiappe e vai a rispondere ai campanelli!"

Così senza nemmeno dire mezza parola e con la coda fra le gambe, si avviò nelle stanze dei pazienti.

"Caspita ha paura di te!" Mi ribadì Stella ridendo.

"Mi sembra logico, anche perché sa che io posso licenziarla da un momento a l'altro".

Quel giorno c'era anche un altro infermiere di turno, Nico, ma passava il suo tempo davanti al distributore automatico ad ingozzarsi. Oppure passava il suo tempo in palestra, era praticamente uno di quei soggetti tutto muscoli e niente cervello.
Chiesi a Stella se le andava di fare un giro dei reparti insieme a me, anche perché il pomeriggio era sempre tranquillo, non c'era tutto quel caos che c'era di mattina.
Andai a chiamare Nico davanti al distributore automatico, facendogli una ramanzina come Dio comanda davanti a tutti, così ritornò a lavoro in corsia tutto impaurito.

Io e Stella andammo al nido, a vedere i bambini appena nati, erano così piccoli e carini.
Il nido si trovava all'esterno del reparto di Ostetricia e ginecologia, al secondo piano. È un piccolo reparto dove vengono trattati e curati i neonati, ci sono varie apparecchiature per la cura delle nascite premature. Tra cui c'è una vetrata dove si possono vedere i piccoli pazienti, situati all'interno del reparto.
Io mi stavo un po' agitando, perché pensavo a nostro figlio quando sarebbe arrivato, mentre Stella era commossa e le veniva da piangere.

Ad un certo punto disse: "Guarda quel bambino pesa 5 kg, lui è carino. La madre dovrà essere enorme!"
Scoppiai a ridere.

"Ma sei una iena, chissà se non avrà preso dal padre!" Le dissi abbracciandola, e le diedi un bacio sulla testa.

Dopo un po' passò un mio paziente, e si fermò a guardare anche lui.

"Buonasera dottore, qual'è  vostro figlio? È già nato?" Mi domandò. Notai che Stella sbiancò.

"No, ancora non abbiamo avuto modo di averlo!" Gli risposi.

E lui che a dire la verità era anche abbastanza grosso come corporatura, si scusó: "Ah mi scusi pensavo che avevate avuto un bambino, il mio è quello grosso di 5 kg, ha preso tutto da sua madre!"

Stella scoppiò a ridere che fu costretta ad allontanarsi, perché quando comincia a ridere non la smette più.

Anche a me venne da ridere, ma gli risposi: "Complimenti bel bambino, vostra moglie dovrà essere una Dea!"

Stella che stava distante però sentiva ciò che dicevamo, scoppiò a ridere ancora più forte.
Il povero uomo non sapeva cosa dire, così lo salutai e portai via Stella che non smetteva di ridere.

Ritrovandoci soli in una corsia abbandonata, lei cominciò a dirmi: "Tu mi fai troppo ridere! Stavo morendo dalle risate quando a quello gli hai detto, vostra moglie dovrà essere una Dea, sei un pazzo!"

Ma guardandola negli occhi le dissi: "Stella amore mio, basta ridere ascoltami, si sono pazzo ma sono pazzo di te! Ti ho portata al nido per farti capire... che un bambino arriva quando meno te l'aspetti, e non avere fretta. Quella volta sei scappata, non devi scappare dalle tue paure. Devi affrontarle, e io ti aiuterò a farlo!"

Mi abbracciò fortissimo, dicendomi: "Tu restami sempre accanto, perché io ti amo" e la baciai, intenzionato a fare l'amore con lei.

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