Il nome del colpevole

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La vita ci impone continuamente davanti a delle scelte che cambieranno per sempre il nostro futuro, a volte senza che ce ne accorgiamo, altre in modo più evidente. In tutti i casi dobbiamo scegliere una strada davanti ai tanti bivi della vita, anche solo per non rischiare di perdere le possibilità che ci vengono offerte e renderci poi conto di non aver veramente vissuto.

Finito di fare la nostra fisioterapia in acqua, dopo asciugati e sistemati, ebbi il coraggio di dire a Stella chi era stato a causare l'incidente.

"Stella amore mio, ascoltami. Prima mi ha chiamato il dottor Ferra, e mi ha detto che i carabinieri hanno scoperto il colpevole che ha causato l'incidente, è stato un detenuto scappato dal carcere. Ed era inseguito da una volante dei carabinieri, il suo nome è Roberto Marani" dopo quella mia confessione, rimase per un attimo sconvolta.

Ma poi aggiunse: "Lo immaginavo, quello non mi lascia in pace. Dove ora? E se mi starà cercando di nuovo?" Mi domandò sconvolta.

"Tesoro mio, ti prego calmati. Non ti devi agitare, potrebbe far male al nostro bambino!"

"Come faccio a stare calma?! Quel pazzo è ancora in circolazione, potrebbe tentare di uccidermi di nuovo!" Cominciò a tremare, la abbracciai forte a me.

"Non ti preoccupare amore mio, non ti farà più del male. È stato ricoverato al Gemelli, perché ha riscontrato un ematoma al cervello. I medici non sono riusciti a salvarlo, perché era già in stato avanzato. Così gli è stata dichiarata la morte cerebrale" le confessai.

La morte cerebrale significa che l'encefalo smette di funzionare. La persona non risponde ad alcuno stimolo. Nessun trattamento può essere utile e, una volta che la diagnosi è confermata, la persona è considerata legalmente morta.

Quella sera stessa, Stella ricevette una chiamata dalla madre del suo ex, voleva che lo vedesse per un'ultima volta, prima di staccare i macchinari.
Dopo quella chiamata, rimase sconvolta per tutta la notte, non riuscì a chiudere occhio, ma quando lo faceva aveva gli incubi.

La mattina seguente andammo insieme al Gemelli, era un ospedale tre volte più grande del Sacro Cuore,
il reparto che dovevamo visitare, era quello di rianimazione.
Stella era molto tesa, perché era spaventata di vedere quell'uomo che le aveva fatto solo del male, in punto di morte. Quel giorno decise di mettersi una delle mie felpe con cappuccio, sopra ad un paio di leggins neri, perché non voleva farsi vedere che era incinta.
Quella felpa le andava larga due volte la sua misura, era anch'essa di colore nero, degli Avengers, sopra era raffigurata una grande A.

Appena ci vide la madre del suo ex, corse subito ad abbracciarla mettendosi a piangere, le chiese scusa per tutto quello che le aveva fatto suo figlio.
Stella essendo una ragazza molto buona, la rassicurò, dicendole che non sono stati sempre brutti i momenti passati con lui.

Quando staccarono i macchinari, non vidi più quell'essere spregevole che aveva fatto del male alla mia piccola donna, ma vidi solo un povero ragazzo che giaceva morto su un lettino di ospedale, con sua madre accanto che piangeva.

Stella si avvicinò a lui accarezzando i suoi capelli castani, fece un respiro profondo e gli diede un bacio a timbro sulle labbra.

Dopo averlo baciato gli disse: "Ora non potrai più farmi del male, riposa in pace e sappi che ti ho amato un tempo. E sono sicura che anche tu mi hai amata a modo tuo, sii sereno e proteggimi almeno da lassù, visto che qui sulla terra hai creato solo danni. Ma non ti perdonerò mai, perché per colpa tua ho perso un mio carissimo amico!"

Dopo essersi sfogata con il suo ex, mi abbracciò piangendo, ma ero sicuro che non stesse piangendo per lui, ma per tutto quello che le aveva fatto passare.

Sua madre le diede una carezza amorevole, dicendole che suo figlio non aveva mai smesso di amarla. Voleva davvero cambiare per lei, solo che la sua dipendenza da l'alcol era diventata una vera e propria malattia, fino ad ucciderlo.

I genitori di Tony, vennero anche loro a conoscenza di chi era stato a provocare la morte del loro unico figlio, incontrando la madre del defunto colpevole.
Le due donne, avendo perso entrambe i loro figli, si diedero conforto a vicenda. Furono risarcite con una somma di trecento mila euro, ma i soldi non riportavano indietro ciò che avevano perso.

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