La solita gelosia

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Usciti dal Gemelli, Stella in auto era pensierosa. Capivo benissimo come si sentiva, lei era stata coinvolta in quell'incidente e aveva causato due vittime.

"A cosa stai pensando amore mio?"
Le chiesi.

"Cosa avresti fatto, se anche io fossi morta in quell'incidente?" Mi domandò guardando la strada davanti a sé.

"Ma perché devi pensare a questo? Tu sei sana e salva, ti è andata più che bene" le risposi mentre continuavo a guidare.

"Rispondimi, tu cosa avresti fatto?" Mi domandò di nuovo, questa volta guardandomi negli occhi.

"Molto probabilmente sarei rimasto sconvolto. Se invece fossi stato io, tu cosa avresti fatto?"

"Non sarei riuscita a vivere senza di te, tu sei il mio ossigeno. E fino a quando tu sei accanto a me, io respiro. Sei tu che mi mantieni in vita Angelo!" Mi confessò con le lacrime agli occhi.

"Non succederà stai tranquilla, nemmeno io non so vivere senza di te.
Vedrai che con Angelo Junior, sarà tutto diverso, il nostro amore crescerà di più!"

Ritornati nella nostra dimora, nel pomeriggio avevo studio, Stella non ritornò a casa dai fratelli, perché non voleva litigare con suo fratello Elijah, perché da quando aveva perso il lavoro alla fabbrica era diventato ancora più scontroso, quindi rimase con me ed ero contento.

Dopo l'arrivo di mia figlia, cominciarono a venire i miei pazienti.
Stella gli scrutava uno ad uno, ed era gelosa quando vedeva delle donne che venivano a farsi visitare.
Tutto ciò mi dava fastidio, perché questo stava a significare che non si fidava di me.

Mentre vide arrivare una mia paziente, piuttosto giovane e vestita con una minigonna, scattò in lei la sua solita gelosia.

Quando avevo appena finito di visitare l'altro mio paziente, mia figlia fece accomodare la giovane donna nel mio studio. Mentre chiudeva la porta, vidi Stella dietro che guardava con aria insolita, aveva le braccia conserte, così capii che era gelosa.

"Buon pomeriggio cara Jessica, come va con la schiena?" Dissi alla mia giovane paziente.

"Buon pomeriggio caro dottore, la mia schiena continua ancora a darmi problemi. Ho delle fitte dolorose, quando a vado toccare mi fa male" rispose Jessica.

Era una bella ragazza su una trentina di anni, con lunghi capelli biondi e occhi castani. Ed era anche poco vestita, aveva una minigonna rossa che le arrivava quasi ai glutei, ed una camicia bianca aperta sui seni.

Soffriva di lombosciatalgia, ed è quando il dolore muscolo-scheletrico si irradia alla superficie posteriore della coscia, ed è causa della compressione e dell'infiammazione del nervo sciatico, generalmente per la presenza di un'ernia alla colonna vertebrale.

Per visitarla le dissi di spogliarsi, rimanendo solo in biancheria intima, lei subito eseguì.
Le chiesi di sdraiarsi sul lettino, la misi in posizione laterale e cominciai a palpitare la sua schiena.

"Dimmi quando ti faccio male" le chiesi con voce sensuale, lei annuì.
Dopo qualche secondo si lamentò, ed era come se stesse gemendo dal piacere.

"Ah sì dottore, sì... il punto è lì. Proprio lì, mi fate male così" disse ansimando.

Speravo solo che Stella non si trovava ancora fuori, perché altrimenti avrebbe pensato subito che stavamo facendo qualcosa.

"Sto cercando di individuare il punto esatto di dove si trova la tua...."

Non finii di dire la frase che subito entrò Stella, mi vide che stavo toccando Jessica mezza nuda, fece uno sguardo di stupore, come se ci avesse colto in flagrante.
Non parlava era immobile davanti alla porta, indossava ancora la mia felpa.

"Stella, sto lavorando! Mi fai la cortesia di non disturbare?!" Le chiesi con gentilezza e nervosismo.

"Scusami, ma ho sentito dei lamenti e volevo...."

"Volevi cosa! Aiutarmi? Qui non siamo in sala operatoria, sto visitando, per cortesia vai fuori!" Le urlai.

Chiuse la porta rammaricata, sentendo i suoi passi allontanarsi con durezza, capii che era arrabbiata.

Sentivo un forte dispiacere, per aver alzato la voce con lei. Ma non avevo altra scelta, stavo lavorando e non doveva disturbarmi.

Scusandomi con la mia paziente, continuai con la visita e individuai la sua ernia.

"Va bene Jessica, ti puoi rivestire" le dissi mentre mi avviai alla mia scrivania.

Lei si rivestì, sedendosi difronte a me chiese: "Dottore, chi era quella donna che è venuta a disturbarci?"

"Era Stella, la mia compagna" le risposi velocemente.

"Ah! Credevo che fosse un'amica di vostra figlia! Ma lavorate in ospedale insieme?"

"Sì, lavoriamo insieme" le risposi sospirando.

Subito dopo le prescrissi la terapia da eseguire e la prossima visita di controllo.
Quando la accompagnai alla porta, mi ringraziò e mi baciò sulla guancia, sperai che Stella non fosse nei paraggi.

Finito di visitare i miei pazienti, verso sera tardi, avvisai Stella che avrei accompagnato Morgan a casa di sua madre, così si salutarono con un abbraccio.

Arrivato a casa, Stella aveva preparato la cena, sapeva cucinare molto bene.

Mentre eravamo a tavola, ebbi una discussione con lei, non volevo trattarla male, ma dovevo farle capire che non doveva essere gelosa dei miei pazienti.

"Stella, quando lavoro nel mio studio privato, non mi devi disturbare. Hai capito?" Le chiesi mantenendo la calma.

Lei subito sbraitò: "Scusami, non volevo disturbare la tua piacevole visita... da quello che si sentiva la stavi facendo godere!"

Stava esagerando, si ammetto che quella donna aveva esagerato con i suoi versi, ma provava solo dolore.

"La stavo visitando, non stavamo facendo l'amore!" Le affermai.

"È stato di istinto, poi era vestita in quella maniera e tu le facevi delle perfette radiografie. Su quel lettino era mezza nuda e tu le palpitavi..." non la feci continuare, intervenni subito.

"Non le stavo palpitando il culo! La stavo visitando perché ha una lombosciatalgia, con un ernia lombare!" Le urlai.

Lei si alzò di scatto, prese il suo piatto e lo gettò nell'immondizia, e poi si avviò sopra nella camera da letto.
Rimasi per qualche ora in cucina, per finire di sistemare, ero arrabbiato e rammaricato allo stesso tempo, perché non poteva comportarsi così, era una mancanza di fiducia nei miei confronti.

Andai sopra, ed era seduta sul letto, stava leggendo uno dei miei fumetti.
Le tolsi il fumetto dalle mani e cominciai a dirle: "Stella, io ti amo e non devi essere gelosa dei miei pazienti. Lo so che hai paura che qualcuna possa provarci con me, ma non mi interessano le altre donne... a me interessi solo tu. Non mi piace il tuo comportamento di gelosia, ti ricordi quello che accade con Angelica? Basta essere gelosa ti prego, lo sono anch'io lo ammetto, ma non lo sono come lo sei tu!"

All'improvviso scoppiò a piangere, era l'effetto della gravidanza.
Per farla calmare cominciai a toccarla, volevo che si sentisse mia, ma lei respinse le mie mani.

Mi aveva stancato, mi arrabbiai dicendole che quando facevo studio, lei doveva sparire.

Quei nostri litigi durarono tutta la notte, mi rinfacciò anche della dottoressa Martini, dicendomi che io ci avevo provato con lei.
La mattina seguente Stella se ne andò da sua zia, la sorella di sua madre, per lei era come una seconda mamma.

Così rimasi senza di lei, nel pomeriggio dovevamo fare la nostra fisioterapia in acqua, nella nostra piscina. Ma dovetti farla da solo.

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