Le nostre scelte dolorose

85 12 22
                                    

Una cosa è certa, qualsiasi cosa tentiamo di nascondere non siamo mai pronti, per il momento in cui la verità viene fuori.
Una volta ogni tanto, una volta può capitare che le persone ti sorprendano. Una volta ogni tanto le persone possono anche toglierti il fiato.

Erano passate solamente due ore dalla mia partenza, e Stella già mi mancava terribilmente.
Chiamai anche mia figlia Morgan, anche lei ovviamente mi mancava tantissimo.
Le raccomandai di fare tutto il necessario per il mio studio, di informare i pazienti della mia assenza in quei tre mesi.
Il reparto di ortopedia e traumatologia dell'ospedale Sacro cuore, era sempre disponibile anche se io non c'ero.

Presto sarei ritornato nella mia vecchia casa di infanzia a Milano, mia madre mi aveva già preparato la stanza, era contentissima di riabbracciare di nuovo suo figlio, io per lei nonostante i miei sessantacinque anni suonati ero sempre il suo bambino.

Stella:

Erano passate solamente due ore dalla partenza di Angelo, e già mi mancava terribilmente.
Passai per un attimo a casa sua per prendere le cose che mi servivano, e riportarle a casa dei miei fratelli che una volta era anche casa mia.
Era così vuota quella grande villa senza di lui, uscii fuori e respirai per un'ultima volta quell'aria pura di montagna.
Parcheggiai la sua macchina nel garage e me ne andai a piedi, per arrivare molto lentamente nella mia vecchia dimora, sulle spalle avevo il mio fedele zaino della Nike rosa.
Sentivo ancora il suo profumo su di me, ed era come se mi stesse accanto.

Ci impiegai quasi trenta minuti per arrivare, appena mi vide mio fratello Elijah già mi stava aspettando, subito mi incaricò delle cose da fare per lui e per la casa. Come se sarei rimasta lì per sempre, si credeva che Angelo mi aveva lasciata.

Mi domandò: "Cox ti ha lasciata? C'era da aspettarselo!"

Gli urlai: "Ma cosa cavolo dici?! Ti ho già detto che è dovuto andare a Milano per un corso di aggiornamento!"

"E tu ci credi?" Mi sbottò.

Stava cominciando a farmi alterare, mi sentivo l'ansia salire. Ma dovevo stare calma per me stessa e per Angelo, che mi aveva detto di stare tranquilla.
Senza dirgli nulla me ne andai nella mia vecchia cameretta, chiudendo la porta. All'improvviso Elijah aprì la porta di scatto, e mi spaventai mentre stavo tirando fuori i miei vestiti dallo zaino.

Mi urlò: "Ti ho detto che devi andare a fare la spesa! Mi hai sentito, oppure eri troppo indaffarata a pensare al tuo amato dottore?" Stavo per tirarli qualcosa in faccia.

Ma gli risposi solamente: "Certo che ti ho sentito, ma non mi assillare. Sono appena arrivata, dammi un attimo di tregua".

E lui mi borbottò: "Ok! Io vado a lavoro, ti ho lasciato la lista della spesa sul tavolo della cucina. Portati anche Mary così può aiutarti" e con la sua solita faccia da suocero incavolato se ne andò.

Lasciando la porta della mia cameretta spalancata, cosa che a me da fastidio. Appena la chiusi mi chiamò Angelo, e cominciai a sentirmi di nuovo bene. Mi fece parlare con sua madre, ed era molto felice di sentirmi. Sua madre nonostante i suoi ottantotto anni era una donna davvero in gamba non gli dimostrava affatto, sembrava più giovane di dieci anni. La vidi solo un paio di volte ed era una donna molto dolce, portava anche lei i capelli ricci. Solo che a lei erano tutti bianchi, aveva gli stessi occhi blu di suo figlio, ma erano più chiari.

Subito dopo, come mi era stato ordinato, andai a fare la spesa, pagando con i miei soldi, ovviamente. Neanche i soldi di famiglia, mi aveva lasciato, solo la lista delle cose da comprare. Mia sorella Mary, per fortuna, non mi diede molti problemi, solo che c'erano delle volte che non voleva camminare, si fermava all'improvviso, davanti alla gente. Restando impassibile, dovevo trascinarla per portarla via, altrimenti sarebbe rimasta lì. Però, comunque, facendomi dei gesti, mi ricordò di comprare alcune cose, anche se metteva dei prodotti nel carrello a casaccio, e io dovevo rimettere tutto a posto.

Finalmente appena arrivata a casa cominciai a sistemare la spesa, che tra l'altro dovevo anche cucinare.
Mia sorella si mise a guardare la sua serie TV preferita "Una mamma per amica" la guardava in continuazione, repliche su repliche. La guardava sempre insieme a mia madre, ed era per questo motivo che le piaceva così tanto, perché in qualche modo si sentiva più vicina a lei.

Quel pomeriggio dopo pranzo, non mi sentivo molto bene, avevo la nausea e mi girava la testa. Mi sentivo stanca e nervosa, ma soprattutto avevo sonno, dormii tutto il giorno. Avevo anche una strana sensazione, ma cercai di non pensarci.

Il giorno seguente avevo il turno di mattina, senza di Angelo, e questo mi faceva stare male.
Il suo posto per quei tre mesi era occupato dal dottor Ferra, con l'aiuto del caposala.

Avevamo un nuovo intervento chirurgico, il dottor Ferra mi chiese di fargli da assistente e io accettai. Anche se per me fu una scelta dolorosa, perché era come se avevo tradito Angelo con lui, per la seconda volta.

Arrivati in sala operatoria, con noi oltre alla anestesista, c'era anche il dottor Pisano, l'altro ortopedico del reparto. Portava i capelli a caschetto di un castano scuro, con una pelata sulla testa, che a me facevano ridere. Era un uomo su una cinquantina di anni, molto alto e robusto. Era uno di quei tipi che andava sempre dietro alle donne, ma non veniva mai ricambiato, da quel poco che sapevo di lui era divorziato.

L'intervento che dovevamo effettuare era una asportazione di cisti tendinee della mano, ad una giovane donna.

Ad un certo punto intervenne il dottor Pisano: "Stella perché non spieghi tu l'intervento? Ho sentito dire che sei bravissima, fammi vedere di cosa sei capace. E sorprendimi tesoro!"

Stavo cominciando ad alterarmi, perché non aveva nessun diritto di chiamarmi tesoro, e poi io non volevo sorprendere nessuno.

Ma gli risposi con sarcasmo: "Con tutto il rispetto dottor Pisano, non avete nessun diritto di chiamarmi tesoro. Tra noi due non c'è un rapporto di amicizia, è più un rapporto distaccato tra medico e infermiera. Quindi vi prego di prendervi meno confidenza, io posso spiegare solo di cosa si tratta, ma non la procedura" vidi i tirocinanti e Tony sorridere.

Il dottor Pisano ci rimase male, ma era quello che si meritava anche se i suoi capelli mi facevano ridere, ma conoscendo il soggetto non volevo che si prendesse troppa confidenza.
Guardai Fabrizio che mi fece l'occhiolino, incitandomi a spiegare.

Così cominciai: "L'intervento che andremo a fare oggi, consiste in una asportazione di una ciste tendinea della mano, principalmente sul polso. Le cisti tendinee della mano, dette anche cisti sinoviali, sono formazioni di forma rotondeggiante di consistenza duro-elastica, che provocano dolore, e che tendono a comparire spontaneamente al polso o sul dorso della mano. La principale tecnica operativa per la rimozione, consiste nell'artroscopia".

Appena finito di spiegare, intervenne il dottor Ferra, spiegando la procedura: "Bene, bravissima Stella, sei un'ottima assistente. Allora lo strumento che ci servirà, per questo intervento è l'artroscopio ed è un tubo in materiale metallico, a fibre ottiche, che collegato ad una telecamera miniaturizzata, riusciremo a visionare l'interno dell'area da operare su uno schermo televisivo. Andremo ad eseguire una anestesia locale, cioè solamente nell'area interessata a l'operazione. Inserirò poi l'artroscopio all'interno dell'articolazione, praticando una piccola incisione nella pelle. Questa procedura è in grado di osservare la situazione interna, ma anche di sondare o spostare le strutture anatomiche per verificare l'eventuale presenza di lesioni".

Nel frattempo aveva già cominciato a tagliare, e lo aiutai con i divaricatori e con il tamponamento della ferita.
L'intervento fu abbastanza complicato, Fabrizio era stato bravissimo, avrei voluto che lo vedesse anche Angelo così si sarebbe reso conto della sua bravura.
Il dottor Pisano finì con il mettere i punti di sutura.

Appena ritornati in reparto accadde qualcosa di inaspettato, Mark appena vide Tony lo baciò sulla bocca, all'improvviso, davanti a tutti.
Tony rimase scioccato perché non se lo aspettava, Ada ci rimase malissimo, ma già sapeva che sarebbe accaduto.
Cercai di starle vicino e di rassicurarla, ma lei mi spiegò che Mark la sera prima era andato a casa sua. Dicendole che aveva finalmente capito chi amava veramente, si baciarono per l'ultima volta e decisero di rimanere buoni amici.

Immaginavo che Mark avrebbe scelto Antonio Gharbi, alias Tony.
Mi dispiaceva solo per Ada, perché non era molto fortunata in amore.

Così le mie giornate a lavoro, senza l'amore della mia vita, passarono in fretta. Mi sentivo ogni giorno persa e sola senza di lui, contavo i giorni che ci tenevano lontani, ma quei tre mesi mi sembravano eterni.

Amore in Corsia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora