Proverò a lasciarti andare

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Forse ci piace soffrire. Forse è proprio nella nostra natura. Perché senza sofferenza forse non ci sentiremmo reali. Com'è quel detto? Perché continuo a farmi del male? Perché è meraviglioso quando smetto di farlo.

Stella decise di ritornare a Roma, non sarebbe neanche rimasta per vedere lo spettacolo di Flavio. Fu una sofferenza per lei, ma non aveva altra scelta. Dopo quella nostra conversazione, il solo pensiero di esserci traditi a vicenda la distruggeva.
Sinceramente non volevo che andasse via, perché il solo pensiero che sarebbe rimasta un altro mese, insieme al dottor Ferra, mi faceva rabbrividire. Ma ormai, cosa avevamo più da dirci?!

Forse lo stesso destino che ci aveva fatto incontrare di nuovo, ci stava facendo lasciare.
Ormai, tutte le nostre aspettative per il futuro erano andate in fumo.
Dovevamo sposarci, dovevamo avere un bambino insieme, invece tutto stava andando a rotoli, per colpa di qualcuno che aveva ostacolato il nostro amore.

Quella sera stessa, chiesi a Stella se voleva continuare a dormire con me, nonostante tutto. Lei all'inizio era contraria, ma sapendo che nella camera c'era un letto a castello, con due letti separati, accettò.

"Stella, dove vorresti dormire, sopra di me o sotto di me?" Le chiesi.

"È una domanda a trabocchetto?" Mi rispose.

"No, non lo è. Ma tu cosa preferisci?"

"Vorrei dormire nel letto in basso, perché a quello sopra mi verrebbe l'ansia".

Durante la notte non riuscii a dormire, ero tormentato dalla sua partenza, volevo scendere da quel letto e addormentarmi accanto a lei, ma ero sicuro che mi avrebbe respinto, quindi rimasi al mio posto.

La mattina seguente, Stella aveva il treno delle ore otto e trenta, si svegliò molto presto, mia madre le preparò una sana e ottima colazione.
Siccome che non avevo molta fame, rimasi a guardarla, seduto su uno sgabello, non distante dal tavolo.
Mentre affondava il suo cornetto al cioccolato nel suo latte, rientrò mia sorella da lavoro. Lei era un assistente sociale, ma lavorava in una struttura clinica, che accoglieva i ragazzi con disabilità. Si avvicinò a Stella, chiedendole scusa per il suo comportamento, non voleva essere scortese con lei.
Cominciò a dirle alcune cose che mi diedero molto fastidio.

"Stella, ti chiedo scusa, volevo solo che tu fossi al corrente... di quello che ti nasconde Angelo. Ma sappi, che non era mia intenzione ferirti".

Non riuscivo a capire se lo stava facendo apposta, oppure era davvero dispiaciuta per l'accaduto.

Stella la guardò per un attimo, poi aggiunse: "Grazie per le tue parole, ma devi chiedere scusa anche a tuo fratello. Lui ti vuole bene, e vuole solo aiutarti" era davvero una donna straordinaria, come potevo smettere di amarla.

Mia sorella appena si avviò per uscire dalla cucina, mi passò davanti.

"Manuela, perché non ti confidi con me?! Sono il tuo fratello maggiore, posso davvero aiutarti!" Le constatai, cercando di mantenere il rapporto fratello e sorella.

Ma non aveva nessuna intenzione di farsi aiutare da me, voleva gestire i suoi problemi da sola.

Finita la colazione, Stella andò in camera per prepararsi, le andai dietro. Appena entrati chiusi la porta, e la guardai mentre prendeva i suoi abiti, era nervosa.

"Non ho nessuna intenzione di spogliarmi davanti a te, vattene!" Mi sbraitò furibonda.

Mentre stavo per risponderle bussarono alla porta, aprii ed era Flavio, voleva parlare con Stella.
Così gli lasciai soli, ma volevo sentire quello che aveva da dirle, così uscito fuori mi misi ad origliare.

"Stella, mi dispiace tantissimo che vai via. Soprattutto mi dispiace che domani sera, non potrai assistere al mio spettacolo" le manifestò Flavio tristemente.

"Dispiace anche a me Flavio, ma non ci riesco a restare. Ho litigato con tuo zio, per alcune bugie e per delle cose che mi ha nascosto. E vorrei riflettere per un po' senza di lui, cerca di capirmi" aveva la voce rauca.

"Sì ti capisco Stella, io litigo spesso con mia madre, perché mi tiene nascosta la verità su mio padre. Ma so che lei lo fa per il mio bene... perché per me vuole solo il meglio" Flavio era davvero un ragazzo eccezionale.

Per un po' rimasero in silenzio, ma poi Stella continuò: "Sei davvero un ragazzo d'oro, e sono felice di averti conosciuto. Ma ormai ho preso la mia decisione, desidero ritornare a Roma!"

Mi venne come un peso in mezzo al petto, speravo che con le parole di Flavio avesse cambiato idea, invece mi sbagliavo come sempre.

Dopo un po' le propose di danzare con lui, sulle note della canzone dello spettacolo. Lei si preoccupò, perché non sapeva farlo, ma Flavio le sussurrò: "Segui i miei passi, e danza con me".

Così sentii partire la canzone "We can fly away" di Emma Townshend
dal suo cellulare:

I have always been certain
Things are not always what they seem
Though the heavens stop turning
I'll be holding on to our dream
We can fly away, fly away
No more doubt, we'll have nothing left to say. We can fly away, fly away.

Aprii leggermente la porta, cercando di non farmi vedere, e gli vidi danzare con molta naturalezza, e disinvoltura. Appena finito si abbracciarono, vedendoli così uniti mi scese una lacrima, che bagnò il mio viso.

Mentre mio nipote stava uscendo, corsi subito in cucina, per evitare di farmi vedere che stavo spiando.
Decise di andare a fare una corsa al parco, prima di iniziare le prove per lo spettacolo. Mia figlia Morgan invece stava ancora dormendo, visto che erano appena le sette del mattino.
Mezz'ora dopo Stella uscì dalla camera, era pronta per partire.
Salutò mia madre, ringraziandola per tutto. Dopo essersi abbracciate, le diede dei cornetti appena sfornati, fatti in casa da lei naturalmente.

"Questi sono per te tesoro, per il viaggio, se casomai ti dovesse venir fame" Stella la ringraziò per il dono ricevuto.

Così la accompagnai alla stazione, con la macchina di mia sorella. Avevo addosso una vecchia tuta grigia, che andava bene anche per uscire.

In auto restammo in silenzio, appena arrivati alla stazione, fece il biglietto. Il cuore mi batteva all'impazzata, stavo per lasciare di nuovo la mia piccola donna.
Il treno arrivò al solito binario, per un po' ci guardammo con occhi lucidi, avevo come l'impressione che volesse dirmi di nuovo qualcosa.
La aiutai a salire sul treno, prendendo la sua mano, non volevo lasciarla più.

"Ti prego, lasciami andare. Non complicare le cose" mi disse con voce piangente.

"A presto Stellina mia, ti prego... non andare avanti senza di me!" E la lasciai, con il cuore in gola.
Salì sul treno, appena prese posto cominciò a partire lentamente, e poi più velocemente, fino a sparire.

Stella:

Vidi Angelo sparire davanti ai miei occhi, volevo fermare il treno e correre da lui.
Non avevo nemmeno salutato Morgan, ero stata bene insieme a lei, per me era diventata come una sorellina.
Durante il viaggio ero distrutta, non facevo altro che pensare, che lui era andato a letto con un'altra donna.
Si era impadronita del suo corpo, quando era solo mio, anche se lui non era in sé in quel momento, aveva provato comunque piacere nel farlo.
Ma sapevo benissimo, che provava ancora qualcosa per quella donna, anche se non riusciva ad ammetterlo.
Subito mi vennero in mente le sue ultime parole "Non andare avanti senza di me" e tanto per cambiare scoppiai a piangere.

Ma quel viaggio di ritorno, sembrava eterno. Così presi uno dei cornetti della mamma di Angelo, lo mangiai con calma, e mi rilassai.
Qualche minuto dopo, mi addormentai, sognai che Angelo mi era accanto, stringendo tra le braccia il nostro bambino. Sembrava così vero, ma era solo un bellissimo sogno.

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