Un nuovo Inizio

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Un nuovo Inizio per noi stava per cominciare, eravamo sempre più innamorati e sempre più spaventati per il nostro avvenire.
Era passato un anno ormai da quando Stella lavorava in ortopedia, io mi sentivo sempre di più un uomo migliore accanto a lei.

Da quando era uscita dal coma era diventata più forte e determinata,
ma era sempre la ragazza piccola e fragile che ho conosciuto quindici anni fa.

Aveva solo venticinque anni e io ero già un uomo adulto di cinquant'anni.
Mi ricordo che venne in ortopedia con la caviglia fratturata accompagnata da sua madre.
Dalla sua anamnesi era stata portata al pronto soccorso a causa dei suoi soliti attacchi di panico, ma lei non ricordava nulla dell'accaduto.
Era stata trovata a terra in mezzo alla strada priva di sensi che tremava, le persone che l'avevano soccorsa testimoniarono che era stata investita da un pirata della strada, alcuni dicevano che aveva avuto degli attacchi di epilessia.

Appena la portarono da me, mi fece un gran tenerezza, era ancora in stato confusionale. La sua caviglia sinistra era diventata come un pallone e le faceva molto male.
Aveva una frattura scomposta del malleolo tibiale, e subito le dissi che doveva essere operata, lei si mise a piangere perché aveva paura.
La madre le diceva che non doveva piangere, io le diedi conforto e cercai di conquistare la sua fiducia.

Così fu subito ricoverata in ortopedia, non voleva restare perché aveva un esame di informatica da fare.
Ma io sorridendole, le dissi che non poteva, che ormai l'esame era saltato.
Lei si ostinava dicendo che era molto importante, io allora le promisi che sarebbe andata a fare quel esame se lei lo voleva, accompagnata dall'ambulanza. Ma sapevo che era impossibile, non poteva andare da nessuna parte con la caviglia ingessata e con un osso traballante.
Che poi la sua frattura era molto complicata, l'osso si era sollevato e con un minimo movimento brusco poteva uscire fuori dalla pelle.
Per questo le consigliavo di stare al riposo.

Quando arrivò il giorno del suo esame andai da lei dicendole: "Buongiorno Stella ti senti meglio ora?"

Lei rispose: "Sì sto meglio grazie, posso andare a fare l'esame di
informatica?"

Era cosi piccola e dolce, che non riuscivo a dirle di no.

"Tu cosa vuoi fare te la senti di andare?"

E lei mi rispose come suo di solito: "Non lo so" che in realtà voleva dire "Sì".

È sempre stata insicura, ed è per questo che non riusciva a dire mai "Sì" ma solamente "Non lo so".

Mi misi a ridere, dicendole che non lo so non era una risposta.
Cercai di farle capire come si sarebbe sentita se i suoi compagni l'avrebbero vista accompagnata dall'ambulanza, e dei pericoli che poteva correre.
Così sono riuscito a farle cambiare idea, dicendo che l'esame poteva farlo l'anno successivo.

A quei tempi con me c'era un altro infermerie, Giuseppe, che mi faceva da assistente, si era molto legato a Stella.
Il giorno prima dell'operazione entrati nella sua stanza, era in compagnia di sua madre e sua sorella.
E si assicurarono che fossi io a operarla, ma era scontato perché non l'avrei mai lasciata in mano a degli incompetenti. Era contenta di essere operata da me, sentivo già che le volevo bene, ad un tratto disse che voleva fare il corso per infermieri, ed io ero già orgoglioso di lei.

Spiegandole come si sarebbe svolto l'intervento notai che stava cominciando a tremare, subito cercai di tranquillizzarla e lei si calmò, e mi sorrise. Forse lei già provava qualcosa per me, in me vedeva quella figura paterna che le è sempre mancata. Quando mi parlava gli occhi li si illuminavano e mi rendeva felice.

Stavo passando un periodo difficile a quei tempi, ero in crisi con mia moglie e avevo due figli da mantenere. Tra cui Morgan che aveva solo dieci anni, mentre Mirko aveva due anni in meno di Stella e cioè ventitré anni.
Non sapevo in quel momento cosa mi stava accadendo, ma provavo una forte sensazione quando ero in sua compagnia, avrei voluto passare tutto il mio tempo con lei.

Quando arrivò il giorno dell'operazione Stella era già pronta e mi stava ad aspettare, io giurai che mi sarei sempre preso cura di lei. Arrivati in sala operatoria con me c'era Giuseppe, l'anestesista e un ausiliare.

Subito le dissi: "Stella sei pronta?"

Lei mi rispose: "Ho un po' di paura, per l'anestesia che mi farà male" doveva fare l'anestesia lombare.

Ma subito Giuseppe ne approfittò: "Abbracciami e non avere paura, ci sono io con te" e lo abbracciò.

Quando vidi che era abbracciata a lui mi venne un forte peso in mezzo al petto, e questo mi spaventava, ma appena l'anestesista proseguì lo stringeva sempre più forte.

Lei piangeva e Giuseppe la rassicurò: "Dai non fare così ha quasi finito, e vuoi fare anche il corso per infermieri?"

Ma lei stringendo i denti rispose: "Non voglio farlo più, ci ho ripensato" e mi misi a ridere.

Una volta allungata sul lettino e assicurato che l'anestesia aveva fatto effetto, cominciai a dirle: "Senti qualcosa Stella?"

"No, non sento niente solo un formicolio dalla pancia in giù".

Allora con l'aiuto di Giuseppe cominciai a tagliarle la caviglia, una volta arrivato all'osso vidi che era messo davvero male, era completamente spezzato.
Ho dovuto prima allinearlo e poi ho fissato placche e viti, l'intervento durò quasi due ore.

Una volta finito le dissi: "Tutto apposto amore mio, abbiamo finito" mi uscì in automatico, perché forse stavo cominciando ad amarla!

Lei si fece tutta rossa, dicendomi: "Menomale perché non c'è la facevo più!"

Rimase ricoverata per due settimane, in tutto quel tempo tra di noi si instaurò un forte legame tra medico e paziente, era un rapporto di stima e fiducia.
Quando le confessai che insegnavo al terzo anno di infermieristica, lei fu contentissima, dicendomi già che avrebbe voluto fare la tesi con me e ancora non cominciava.
Le chiesi come a uno stupido se era fidanzata, lei mi rispose che si stava frequentando con un ragazzo più grande di lei di cinque anni.
Se solo avessi saputo che si trattasse di quell'animale, le avrei impedito di frequentarlo.

Quando arrivò il giorno che dovevo dimetterla avevo il cuore in gola, stava per lasciarmi la mia paziente preferita. Ma subito pensai che comunque ci saremo rivisti ai controlli e in riabilitazione.
Ma soprattutto stavamo per diventare colleghi di lavoro, e questo mi rendeva felice.
Ora insieme a lei mi sento un uomo nuovo, anche se avvolte ho molta paura devo ammetterlo, ma non posso fare a meno di lei.

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