I dolori della vita

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Come affrontiamo il dolore dipende da noi. Il dolore ci anestetizza, lo accettiamo, lo elaboriamo, lo ignoriamo. E per alcuni di noi il miglior modo per affrontarlo è conviverci.

Mi sentivo sempre più distrutto, stavo male, perché avevo perso un collega, un amico, un giovane di soli trent'anni. Aveva tutta una vita davanti ancora, invece gli è stata strappata così senza un perché, aveva appena trovato l'amore con l'uomo della sua vita.
Ma allo stesso tempo stavo bene, perché ero di nuovo con il mio piccolo grande amore. Era la seconda volta che rischiavo di perderla, senza di lei non saprei vivere, non osavo immaginare come l'avesse presa Mark sulla scomparsa del suo ragazzo.

Ma Stella non la prese molto bene, quando le raccontai cosa era successo veramente al nostro Tony, non voleva crederci, cominciò a dire che era tutta colpa sua, ma non era affatto così. Cominciò a tremare, cercai di calmarla, fu un'impresa tenerla ferma.

Dopo cinque minuti si calmò, lei soffrendo di attacchi di panico e di ansia, quando di solito si spaventa, tende ad avere queste reazioni incontrollabili. Non potevo neanche somministrarle nulla, perché era incinta.

Mark rimase scioccato dalla notizia più di Stella, ebbe per la prima volta attacchi di panico e di ira, che dovettero somministrargli una dose di Diazepam in endovena, per poterlo calmare. Così decisi di mandare i due da uno psicoterapeuta, facendo fare a entrambi una buona psicoterapia cognitivo comportamentale.

La psicoterapia cognitivo comportamentale, è un metodo che permette di lavorare sulla psicologia della persona, e le insegna a mettersi alla prova nelle situazioni che causano ansia, fobia o attacchi di panico.

Ma il vero shock è stato dire la brutta notizia ai genitori del ragazzo, Antonio era figlio unico, ed era molto amato e viziato da sua madre, che ebbe un mancamento. Per fortuna insieme a lei c'era suo marito, che nonostante il dolore di aver perso il suo unico figlio, cercò di dare forza a sua moglie.

Mentre Stella si rifiutò di fare la psicoterapia.

"Perché devo farla? Il mio dottore sei tu! Tony mi mancherà, non sarà lo stesso in sala operatoria senza di lui, e dovrò convivere con questo dolore. Ma io non voglio andarci" mi confidò in lacrime.

"Stella amore mio, io lo faccio per te. I tuoi attacchi di panico non passano, questo potrebbe causare problemi al bambino. Te ne rendi conto? E poi serve solo per conoscere il tuo comportamento" le dissi, sperando che mi avesse capito.
Ma lei insisteva, non capivo il motivo.

"Dimmi solo il perché non vuoi andarci, e io non ti manderò!" Le chiesi.

"Perché il mio psicoterapeuta sei tu, io non voglio confidarmi con nessuno, tranne che con te. Ho già subìto un dolore nella mia vita, quando morì mia madre, ci convivo da anni. Sono stata già da uno psicoterapeuta, da uno psicologo, da un psichiatra e sono fatti tutti della stessa pasta. Non facevano altro che somministrarmi farmaci, ma poi sei arrivato tu e mi hai salvata. Tu sei davvero il mio Angelo Custode, sei la mia persona e io sto bene solo se tu mi sei vicino! In questi due mesi è successo di tutto, stavamo per lasciarci, se avessi perso anche te, molto probabilmente sarei morta!" Dopo quelle parole scoppiò a piangere.

"Amore mio non piangere, io ora sono qui, vicino a te. E non dovrai avere più paura di perdermi, va bene sarò io il tuo dottore. E l'unico farmaco che ti darò è il mio amore" le rivelai.
Lei si asciugò le lacrime, e sorridendomi mi abbracciò.

Capii quale era il suo problema, si rifiutava di dire agli altri che non aveva più i genitori, per lei era un trauma che non voleva condividere con nessuno, tranne che con me.
Ma le proposi almeno di poter accompagnare Mark, per un periodo di tempo, e per amore del suo amico accettò.

Due giorni dopo, ci fu l'ultimo saluto al nostro amico Antonio Gharbi, detto Antony da sua madre, e Tony per gli amici. Quel giorno il Sacro Cuore per un attimo si fermò, tutti volevano salutare il nostro supereroe. Era un ragazzo straordinario, amava aiutare il prossimo, sapeva fare tutto, ed era un operatore socio sanitario.

Quando perdiamo qualcuno il tempo sembra fermarsi. Ogni cosa pare ovattarsi e tutto intorno a noi è una bolla, un'enorme bolla che ci protegge, ma contestualmente ci isola da tutto il resto. Si sta bene in quella bolla, riparati dal vento di un inverno troppo rigido. Da tutto ciò che ci fa sentire esposti e vulnerabili. Ma non si può vivere in quella bolla.
Fuori, per quanto tremenda, c'è la vita, essa ci chiama.
Ma prima o poi quella bolla scoppia, e quello che ci resta non è altro che la sconfortante solitudine del dolore.
Anche se la speranza non ci lascia mai, perché alla fine l'importante è accettare che per quanto ci sentiamo soli, per quanto sia doloroso, con l'aiuto di chi ci è vicino ce la potremmo fare.
Non c'è solo sofferenza, anche se saremmo portati a crederlo. Un giorno, quelle nostre fantasie confortanti potranno avverarsi, almeno per un po'. E non sarà una bolla pronta a scoppiare, sarà tutto reale, reso ancora più profondo dal dolore e dalla sofferenza attraversati e superati.

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