Il ritorno del nostro bambino

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Arriva il momento nella vita di ognuno di noi in cui si diventa ufficialmente adulti. All'improvviso si è in grado di votare, di bere e di intraprendere altre attività da adulti. All'improvviso tutti si aspettano che tu sia responsabile, serio, adulto. Cresciamo, invecchiamo ma diventiamo mai veramente adulti?

La mattina seguente ritornò in ortopedia Gabriele, era pronto per togliersi la vite al malleolo.
Ormai era passato un anno, non si era ancora ripreso del tutto dalla scomparsa di suo padre.

Stella gli fece tutti gli accertamenti e le analisi del sangue, così dissi alla madre: "Tutto apposto signora, il ragazzo può operarsi questa mattina, farà il Day hospital. In sala operatoria eseguiremo una anestesia locale, dove andremo a tagliare di due centimetri sulla cicatrice lasciata nel precedente intervento".

Recati in sala operatoria oltre ai tirocinanti e Tony venne anche Mark, il Dottor Ferra rimase in reparto.
Eseguita la anestesia locale, Gabriele cominciò a non sentire più sensibilità alla caviglia. Così cominciai a tagliare, Stella mi passava tutto l'occorrente necessario.

Gabriele:

Mi trovavo di nuovo in ortopedia, in sala operatoria. Questa volta ero cosciente e potevo vedere tutto ciò che mi circondava. Stella mi sorrideva come sempre e mi dava coraggio e sostegno, sentivo solo che il dottor Cox premeva sul l'osso della mia caviglia per togliermi la vite, ma non provavo nessun dolore.
Sdraiato sul lettino avevo la lampada scialitica in faccia, avendo la visuale coperta non potevo vedere ciò che il Chirurgo mi stava facendo.
Chiusi gli occhi e cominciai a sognare mio padre, era finalmente felice e stava bene. Anche se aveva fatto una cattiva azione si era pentito, e quindi passò oltre. Mi parlò, dicendomi che aveva ritrovato la pace che gli è sempre mancata. E si sarebbe preso sempre cura di me e la mamma, visto che in vita non è stato in grado di farlo. Ancora non riuscivo a perdonarlo per quello che aveva fatto, facendo quella cattiva azione, ha distrutto la nostra famiglia per sempre.
Stavo rischiando di perdere per colpa sua il mio primo amore, anche se lei era accanto a me, tenendomi per mano come la prima volta.

Finito l'intervento chiesi a Stella se potevo avere come ricordo la vite, lei mi sorrise e la mise in una garza.
Volevo custodire per sempre quella vite che ci ha uniti in qualche in modo, perché è grazie a quel piccolo oggetto che ci siamo conosciuti.

Quando mi portarono nella mia stanza, notai che era la stessa dell'altra volta, era composta da due letti e il bagno. Aveva un armadio giallo e grigio con due ante per ciascun paziente, e una finestra grande dove si potevano vedere le montagne e la tangenziale.
Affianco a me c'era un signore sulla cinquantina, che mi ricordò mio padre.

Stella mi svelò che anche lei aveva chiesto la vite, quando gli fu tolta.
Lei fece il mio stesso intervento al malleolo, ed è stata operata sempre da Cox. Anche lei grazie a quel piccolo oggetto, conobbe l'amore della sua vita.

Dopo circa quattro ore che ero ricoverato, nella mia stanza venne il mio secondo e unico padre, il dottor Cox. Dicendo a me e a mia madre che potevo ritornare a casa, potevo ritornare in ospedale facendo riabilitazione in palestra, senza essere ricoverato di nuovo.
Mia mamma gli diede un forte abbraccio, ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto per noi.
Ma io sapevo che lui e Stella non mi avrebbero mai lasciato, perché io per loro ero come un figlio.

Quando Gabriele fu dimesso sentivo come un senso di nostalgia, mi ero molto affezionato a quel ragazzino.
Mi ricordava Mirko quando aveva la sua età, così piccolo e fragile ma con tanta forza dentro di sé.

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