Abbiamo sentito i proverbi, abbiamo sentito i filosofi, abbiamo sentito i nostri nonni che ci ammonivano sullo spreco del tempo, abbiamo sentito i poeti maledetti che ci spingevano a prendere al volo il momento. Però qualche volta dobbiamo cavarcela da soli. Dobbiamo compiere i nostri errori. Dobbiamo imparare sulla nostra pelle. Dobbiamo spazzare le possibilità dell'oggi sotto il tappeto del domani.
All'ospedale San Marco di Milano, le cose andavano abbastanza bene. Anche se sentivo ogni maledetto giorno, la mancanza di Stella.
Mi mancava moltissimo anche il Sacro Cuore, quel piccolo grande ospedale bianco e verde, con raffigurato quel grandissimo cuore rosso. Mi mancava la mia sala operatoria, mi mancavano i disastri di Mark e Stella quando si avventuravano insieme nelle stanze dei pazienti, per andare a fare la terapia.
Mi mancava perfino il dottor Ferra e i suoi disastri da ottimo chirurgo, perfino Ada, fino ad arrivare al caposala.
Ma presto sarei ritornato di nuovo da loro, più infallibile che mai.Anche a Milano tutti erano a conoscenza del dottor Angelo Cox, volevano tutti essere visitati da me, gli altri medici erano invidiosi e volevano mandarmi via, ma io non aspettavo altro.
Una volta finito tutto me ne sarei andato via per sempre, lì ero solo di passaggio, cosa che alcuni pazienti non sapevano.Mi capitò una piccola paziente di quindici anni, che da l'aspetto mi sembrava che ne avesse almeno dodici.
Ne aveva passate di tutti i colori quella povera ragazzina, a causa di un errore facendo ginnastica artistica, si è trovata con una mano paralizzata.
Dalla sua anamnesi erano due mesi che si trovava in quelle condizioni, era stata portata appena subito dopo l'incidente a l'ospedale di Melzo, in provincia di Milano.Dopo la radiografia, decisero di metterle una stecca alla mano.
Ma fu solo al secondo controllo, che le diagnosticarono una frattura del capitello radiale destro, in pratica al gomito. Altro che stecca!
In sala operatoria qualcuno sbagliò, e quando tornò nel suo lettino, si accorse di non poter più alzare il polso e di non saper stendere le dita e il pollice. Sembrava quasi che la sua mano cadesse, non riusciva più ad afferrare nulla, il dottore disse a i suoi genitori che era una cosa normale dopo l'intervento, ma era tutto normale un tubo!Grazie ad un’elettromiografia che le feci fare, scoprii la diagnosi: "Paralisi del nervo radiale" ovvero il polso e le dita cadenti, senza la possibilità di raddrizzarle se non con l’aiuto dell’altra mano.
Il polso rimaneva pendulo, praticamente quegli asini di quell'ospedale, avevano danneggiato il nervo radiale di una ragazzina di quindici anni.Il nervo radiale percorre la parte posteriore del braccio e controlla il movimento del muscolo tricipite che estende il gomito. E’ responsabile dell’estensione del polso e delle dita, e controlla anche la sensazione in una parte della mano.
Portata in sala operatoria, per un intervento di esplorazione del nervo radiale, si confermó una lesione molto grave, la rottura misurava oltre cinque centimetri, era necessario ricostruire il nervo.
Quella povera ragazza si ritrovò ancora una volta sotto i ferri, per un intervento di trasferimento tendineo multiplo.Ma era capitata finalmente in mani esperte come le mie, lei e i suoi genitori si fidarono ciecamente di me.
Durante l'intervento erano presenti anche i tirocinanti di infermieristica e gli specializzandi in chirurgia, come mi sarebbe piaciuto che in quel momento ci fosse stata Stella accanto a me, ma lei purtroppo non c'era, e così fui costretto ad eseguire l'intervento e la spiegazione senza di lei. Accanto a me c'era la dottoressa Maria Martini, ed ero piuttosto nervoso, ma dovevo fare del mio meglio per quella ragazzina e per gli studenti che erano lì per imparare.Così cominciai a spiegare qualcosa: "L'intervento che andremo a fare oggi consiste in una riparazione della paralisi del nervo radiale. Questo nervo fornisce il movimento di estensione del polso e delle dita, pertanto una sua paralisi impedisce al polso di estendersi e alle dita di aprirsi, causando estrema difficoltà nell’afferrare gli oggetti. In questi casi, l’obiettivo della chirurgia è quello di guadagnare un’accettabile estensione del polso e un’adeguata apertura delle dita così da consentire la presa di oggetti, ripristinando una funzione della mano quanto più normale possibile. Tutto questo è possibile ottenerlo mediante il sacrificio di alcuni tendini innervati da altri nervi che sono rimasti illesi, e che hanno la funzione opposta a quella del nervo radiale, ovvero flettere il polso e le dita. Il trasferimento di alcuni di questi tendini, va a ricostruire il movimento che si desidera ottenere".
L’intervento riuscì perfettamente, e durò quasi due ore.
La ragazza che si chiamava Emma, tornò finalmente a muovere la mano con disinvoltura, riuscendo a fare quasi tutto.
Mi ringraziò dicendomi che ero il suo Super Chirurgo, il suo Supereroe che le aveva salvato la vita, i suoi genitori non facevano altro che ringraziarmi.
Emma mi regalò un suo disegno, dove erano raffigurati i Supereroi della Marvel e della Justice League insieme a me, rappresentandomi come uno di loro.E fu la prima volta che mi sentivo davvero felice, da quando ero arrivato al San Marco di Milano.
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Amore in Corsia 2
RomanceAngelo Cox è un uomo di sessantacinque anni, ed è un bravissimo chirurgico ortopedico dal cuore d'oro. È un uomo difficile e si sente infallibile, ma in fondo è molto sensibile e insicuro. È divorziato con due figli grandi, ed è il primario del rep...