La mia nuova famiglia (prima parte)

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Spesso in giovane età, ci chiediamo come sarebbe il nostro futuro, accanto alla persona che amiamo.
Ma quando ce lo chiediamo in terza età, è diverso, è come vivere una seconda vita e si ha la ingenua convinzione che tutto si può programmare. La mia vita con Stella e con il piccolo Angelo Junior, era davvero la mia seconda vita, volevo viverla fino in fondo. Ero ritornato ad essere l'ingenuo ragazzo di un tempo, ma più maturo e con la testa sulle spalle.

Speravo che anche mio figlio Mirko sarebbe maturato, avendo anche lui una figlia. Quell'azione che fece con Stella la trovai piuttosto immatura, capivo che essendo suo padre forse si sentiva trascurato.
Molto probabilmente anche perché la mia compagna, aveva solo due anni più di lui. Morgan invece andava molto d'accordo con Stella, erano diventate come sorelle e questo mi riempiva di gioia.

Angelo Junior migliorava giorno per giorno, il suo peso cominciava ad essere normale e anche la sua respirazione. Ma la sorpresa più bella, fu la sua prima poppata direttamente dal seno della sua mamma, era una sensazione meravigliosa per la mia piccola donna. Più guardavo che allattava nostro figlio e più mi rendevo conto che l'amavo sempre più, i suoi occhi erano più verdi del solito, e brillavano come due diamanti.

Così finalmente dopo due mesi arrivò il giorno tanto atteso, la dimissione del nostro piccolo guerriero, eravamo felicissimi dopo tutto quello che avevamo passato, era tutto finito.
Potevamo vivere felici a casa nostra, con il nostro figlioletto adorato, e nessuno più avrebbe ostacolato il nostro amore.

Quel giorno Angelo Junior era più luminoso e radioso, aveva una tutina a strisce azzurra e con cappellino abbinato, dormiva come un angioletto, dentro il suo ovetto.
Tutto il personale del reparto di terapia intensiva neonatale, ci salutarono con entusiasmo ed erano tutti contenti per noi. La dottoressa Giordano, aveva le lacrime agli occhi e inaspettatamente ci fece un regalo per il nostro piccolino. Gli regalò una medaglietta d'oro, che raffigurava un angioletto che proteggeva un bimbo che dormiva dentro la culla.

"Questo è per voi cari signori Cox, è un dono da parte di tutto il personale del reparto, perché vostro figlio è stato davvero protetto dagli angeli" ci manifestò emozionata.

"I veri angeli siete stati voi, grazie di tutto dottoressa Giordano, per tutto quello che avete fatto per il nostro bambino" la ringraziò Stella.

Mi pentii di averla chiamata tricheco quel giorno, ma non mi rendevo conto di quello che dicevo, per me erano giorni devastanti.

Arrivati finalmente a casa nostra, mi sembrava di vivere un'atmosfera magica, ancora non riuscivo a crederci che avevo un figlio con la donna della mia vita.
Cercavo sempre di fare del mio meglio, per lei e per lui, ogni notte ero sempre io a dargli il biberon, volevo che Stella si riposasse, visto che durante il giorno lo allattava al seno.

Ogni giorno avevamo delle visite, da parte di parenti e amici, il nostro piccolino era immerso di giocattoli e vestitini. Ma quello che mi fece più commuovere, fu il gesto della mia ex moglie, ci portò dei vestitini che furono usati da mio figlio Mirko, quando anche lui era un neonato, mi emozionò tantissimo.
Elsa sembrava cambiata, non era più scontrosa nei riguardi di Stella, con lei si comportava come una seconda mamma.

Quando nacque anche nostra nipote, la situazione era abbastanza complicata, ma era una sensazione bellissima. Angelo Junior era diventato di già zio, e aveva praticamente sei nonni, era proprio un bambino fortunato.

La mia nipotina Angela era stupenda e anche lei era una bimba fortunata, poteva crescere e giocare con suo zio e sarebbero stati come fratellino e sorellina.

I giorni passavano in fretta e così dovetti ritornare a lavorare in ortopedia, ripresi a lavorare anche in sala operatoria, con me cerano sempre il dottor Ferra e Angelica, ma senza la mia amata infermeria mi sentivo solo, volevo che ritornavamo ad essere di nuovo una squadra.

Tra il dottor Ferra e Angelica le cose stavano proseguendo bene, da come potevo notare si erano messi insieme, andavano in giro per l'ospedale mano nella mano, dandosi ogni tanto qualche bacio sulla bocca, come facevamo io e Stella all'inizio.

Guardandoli insieme, pensavo a quando lo facevamo anche noi, le nostre scappatelle di nascosto durante le pause, i nostri baci così affiatati e con la voglia sfrenata di fare l'amore.

In ospedale funzionava così, nascevano sempre nuovi amori, e non solo tra colleghi, ma anche tra pazienti e personale sanitario.

Durante un turno di mattina, mi chiamò il dottor Casey dal pronto soccorso, mi disse che era stato ricoverato Gabriele, il ragazzino che operai alla caviglia. Era stato ricoverato in ospedale a seguito di un'intossicazione, aveva accusato i sintomi dopo aver fumato uno spinello a base di hashish nelle ore di intervallo a scuola.

Purtroppo il piccolo Gabriele stava soffrendo ancora per suo padre, che si suicidò dopo aver tentato di uccidere Stella, per lui fu un forte shock. Dopo la lontananza da noi e dal suo amico John, che si era trasferito a Bologna con i suoi genitori, stava frequentando brutte compagnie, aveva soltanto quindici anni e dovevo aiutarlo.

Lui giocava a Basket, il suo sogno era quello di diventare un giocatore professionista, ed ero sicuro che ci sarebbe riuscito.

Così appena si riprese gli parlai, era molto contento di rivedermi.

"Gabriele, tesoro mio come stai?" Gli chiesi per prima cosa, volevo che si sentisse sicuro.

"Salve dottor Cox, ora sto bene grazie!" Mi rispose con calma.

"Io volevo sapere come ti senti nel profondo del tuo cuore, perché hai fumato quello spinello? Cosa ti è saltato in mente?!"

"Non volevo fumare, non lo farò mai più. È stato un ragazzo dell'ultimo anno a farmi fumare quel maledetto spinello. Non so cosa c'era dentro, ma volevo provare per sentirmi meglio... ma alla fine mi ha fatto stare ancora più male. Poi i miei compagni mi hanno preso in giro, dicendomi che ero una femminuccia!" Mi confessò il ragazzo.

Mi fece un gran tenerezza, era cresciuto, non era più un ragazzino ma quasi un uomo.

"Gabriele ascoltami, non devi stare male per poter smettere di soffrire. Hai una vita davanti, e vivila, vivila inseguendo i tuoi sogni. Non stare a piangerti addosso, perché i tuoi compagni ti hanno preso in giro. Fregatene, e guarda avanti, saranno loro a pagare le conseguenze non tu!"

Speravo che quelle parole gli sarebbero state d'aiuto, volevo essere come un padre per lui.
Alla fine mi ringraziò abbracciandomi, proprio in quel momento venne sua madre e fu felicissima di rivedermi.
Rimproverò suo figlio, ma alla fine lo abbracciò piangendo, mi fecero pena entrambi e avevano bisogno di aiuto.

La signora Carla, da quando aveva perso il marito era in pessime condizioni economiche, con la pensione non riusciva ad arrivare a fine mese, non aveva più un lavoro e per racimolare qualche soldo trascurava suo figlio.
Così anche con l'approvazione di Stella, le chiesi se voleva fare da baby sitter ad Angelo Junior, occupandosi anche della casa. Accettò con entusiasmo, era anche un modo per restare accanto a Gabriele.

Ero sicuro che Stella avrebbe preferito di più la signora Carla che si occupasse di nostro figlio, piuttosto che la mia ex moglie.

I giorni si trasformano in settimane e le settimane in mesi, così arrivò finalmente il giorno del nostro matrimonio. Visto e considerato che ero divorziato, avevamo organizzato un matrimonio civile.

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