14) Caccia alla Bandiera

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Oggi è il dopodomani di due giorni fa... Cioè il giorno di caccia alla bandiera.
Io e i miei fratelli abbiamo passato la maggior parte del tempo ad allenarci (che cosa insolita...).

Quando, finalmente, dopo cena portarono via i vassoi la conchiglia suonò e noi ci alzammo in piedi davanti ai tavoli.
Tra urla e applausi, entrò Percy con uno stendardo di seta.
Era blu mare, con dipinto sopra un tridente, ed era lungo all'incirca tre metri.

Dalla parte opposta del padiglione, anche loro fra grida e applausi generali, entrarono Annabeth e due suoi fratelli, portando uno stendardo molto simile a quello di Percy, se non per il fatto che fosse grigio e luccicante, con sopra il dipinto di una civetta appollaiata sopra un ulivo.

Mi rivolsi a Nico quasi urlando, per fai sentire in mezzo a quel caos
"Da che parte stiamo?!"
"Siamo alleati con Atena" mi rispose.
Pian piano si fece silenzio e l'entusiasmo per l'entrata dei rappresentanti si affievolì.
"Percy non ti ha proposto un'alleanza?" gli chiesi incuriosita. In quanto capo-cabina spettava a lui scegliere anche per tutti i fratelli.
"Si, certo" mi riferì divertito "e avrei pure accettato se non avesse proposto un baratto con la pulizia dei bagni, che grazie a te non dobbiamo fare" disse ridacchiando e facendomi l'occhiolino

Chirone batté lo zoccolo sul marmo.
"Eroi!" gridò.
"Conoscete le regole. Il ruscello è la linea di
confine. L'intera foresta è campo libero.
Tutti gli oggetti magici sono concessi.
Lo stendardo deve essere collocato in bella vista e non può avere più di due guardie.
I prigionieri si possono disarmare, ma non si possono legare né imbavagliare.
Vietato uccidere o ferire gli avversari.
Io fungerò da arbitro e da medico di campo. Alle armi!"

Quando finì di parlare tutti si diressero a prendere il proprio equipaggiamento.

Io presi uno scudo.
Per Ade, era enorme, grande quanto un tabellone da basket.
Il peso era affievolito, data la licantropia.
Mi pareva leggermente esagerato. Voglio dire: come caspita avrei fatto a correre con uno scudo del genere senza intrabucarmi o cascare a terra?
Mi sa che dovrò farci l'abitudine.

" Squadra rossa, avanti!" Gridò Annabeth. Noi esultammo.
La squadra blu, quella di Percy fece lo stesso, prima di dirigersi verso sud.
Il figlio del dio del mare era riuscito a procurarsi una gran bella squadra: i figli di Ermes, scaltri e veloci, i figli di Dionisio, grandi atleti, il figlio di Zeus, capace di scatenare tempeste in terra, i figli di Afrodite, che pur non avendo molte abilità sportive, contribuivano a fare massa, i figli di Demetra, anch'essi non molto atletici, ed in più i figli di divinità minori come Ecate, Nike, Ipno ed Ebe.

Mi affrettai a raggiungere la bionda figlia di Atena.
Curiosa, le chiesi che ruolo avrei avuto.
"Sarai di guardia alla bandiera" mi riferì Annabeth, la mia caposquadra.
"Wow, forte! Sembra importante..." Esclamai.
Poi confusa le chiesi
" Quindi precisamente dove dovrei stare? Verso est, verso ovest, nord, sud...?"
"Ummm... Non lo so. L'importante è che trovi un luogo in cui non ti si possa notare. Ricorda: l'effetto sorpresa è sempre utile!".
E con una pacca sulla schiena mi lasciò lì a pensare.

Posizionata la bandiera trovai il luogo ideale: decisi di arrampicarmi su un albero. Di sicuro non sarei stata notata; a meno che qualche idiota non camminasse guardando in alto al posto che dove mette i piedi.

Già, un problema era stato fatto fuori... Ma come diavolo avrei fatto a portare su lo scudo grande quasi quanto me?!!
Se avessi avuto una corda avrei potuto legarlo (miracolosamente) e portarmi un'estremità dello spago fino a dove sarei arrivata, poi avrei potuto tirarlo su.
Purtroppo di una corda neanche l'ombra...
Mi sarei dovuta arrangiare!

Spiccai il primo salto, che mi fece arrampicare sull'ramo più basso di un pino vicino alla bandiera.
Con una mano mi arrampicavo, mente con l'altra mi portavo lo scudo.
Di ramo in ramo mi ritrovai all'altezza di quattro metri.
Mi sedetti con le gambe a penzoloni su una fronda dell'albero, che sembrava abbastanza robusta per sostenermi.

In lontananza si levò il richiamo di una conchiglia. Poi i rumori dei duelli, dello scontro delle lame, delle grida di battaglia.

Io rimasi vigile, a guardarmi intorno per prevedere una qualsiasi mossa della squadra avversaria. A starmene li, con un elmo dal pennacchio rosso mi sentivo proprio un'idiota.

Ad un tratto sentii un rumore.
Tirai fuori il mio anello, che, una volta premuto un brillantino, si trasformò in Notte, la mia spada.

Ero pronta a calarmi giù dall'albero, non appena scoperto chi fosse l'artefice del rumore.

Da un cespuglio spuntò fuori un ragazzo che si guardò in giro furtivamente.
Aveva l'elmo dal pennacchio rosso pure lui.
Non sapevo che fare: poteva essere sia un amico che un nemico.
Avrebbe potuto essere un membro della squadra avversaria. In fondo rubare un elmo non va contro alcuna regola.

Per sicurezza decisi ricontrollare.
Mi buttai giù dal mio ramo, atterrando saldamente sulle gambe e puntando la mia spada alla sua gola.

" Chi sei?"

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