CAPITOLO 61

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Jimin

Il suono dei baci aveva improvvisamente riempito quella stanza sempre fredda e malinconica. Le labbra di Yoongi erano morbide e scorticate dall'umidità, paradossalmente bollenti, come la sua pelle candida; erano fameliche, disperate, come se avessero atteso quel momento per chissà quanto tempo - e forse ne era passato fin troppo. Jimin non avrebbe dovuto attaccarsi così tanto a quella dolce sensazione di pienezza, tanto bella da sembrare intangibile, ma forse lo era davvero: era tutto tremendamente insano, ma inevitabile.

Era stato lui a dare inizio a tutto, malgrado Yoongi fosse stato il primo a chiudere gli occhi.

Jimin sciolse le loro labbra soltanto per dare al ragazzo accesso al suo collo, che lui accolse subito, iniziando a tracciare una scia di baci profondi e melliflui; egli si ritrovò a sorridere inconsciamente, portando le mani fra i capelli dell'altro, attorcigliando le sue ciocche alle dita, baciandogli a sua volta il capo, sentendo il suo respiro addosso.

Il suo hyung gli stringeva possessivamente la vita, quasi ad aver paura che egli scappasse o che fosse un sogno effimero di cui presto avrebbe perso il ricordo. Chi sapeva a cosa si stesse realmente aggrappando, se al sogno o alla realtà.

Quel bacio era totalmente diverso da quello che Jimin gli aveva rubato quella notte: era un bacio rivelato, un bacio ricambiato, attivo, coinvolgente, bisognoso, appagante, quasi spaventoso.

Lo scambio di anime che tanto temeva.

L'anima di Yoongi era così bella, spaventosamente oscura, quasi quanto la sua. Chi sapeva se il pianista stesse pensando lo stesso della sua...

Quella stanza gelida e vacua si era improvvisamente tramutata in un piccolo rifugio caldo e accogliente, colmato da carezze e da schiocchi rumorosi: Jimin e Yoongi continuarono a baciarsi per un tempo indefinito, e nessuno dei due aveva intenzione di smettere, tanto ne avevano bisogno.

Jimin si sentiva bene: una sensazione che non provava più da tempo.

Fu proprio quella voce rauca e interrotta dall'intercedere dei respiri a riportarlo sulla terraferma, così simile all'amara sensazione che provava quando Yoongi smetteva di suonare: «Jimin?».

Era così bello sentirgli dire il suo nome, quasi come una carezza, una ninna nanna cantata solo per lui.

«Mmh?», mugolò Jimin in risposta, ma non gli diede alcuna possibilità di parlare, continuando a baciarlo, ancora e ancora, con la chiara intenzione di consumarlo e di non porre fine a quella melodia che era appena diventata la sua preferita.

«Ehi?».

Un altro bacio.

«Jimin?».

Un altro ancora, più profondo.

Poi Yoongi gli prese il volto tra le mani, cercando un contatto visivo. «Possiamo parlare adesso?».

Jimin riacquistò lucidità immergendosi in quello sguardo provato e sbuffò in forte dissenso, ma almeno smise di baciarlo.

Lo fissò intensamente, finché non gli fece abbassare lo sguardo, nel tentativo di celare le guance arrossate, quell'aria tanto innocente e timida...

Jimin stava per impazzire.

«Devo scendere dalle tue gambe?», gli domandò, prendendo a giocare col colletto della sua camicia.

«C-come preferisci», gli rispose il ragazzo mordendosi il labbro inferiore, e a Jimin venne l'insana voglia di tartassarglielo con i suoi di denti.

Ma egli scosse semplicemente la testa, scacciando via quei pensieri, e tornò a sedersi accanto a lui.

Lo guardò, in attesa che dicesse qualcosa, che gli parlasse dei suoi dubbi o di ciò che desiderava, ma tutto ciò che calò nella sala fu solo un assordante silenzio.

Moon's Serendipity ~ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora